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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Riti e simboli <strong>della</strong> guerra partigiana nel Piemonte nord-orientalescondere, organizzare qualche cosa per ricordare il Primo Maggio, il miopapà cercava <strong>di</strong> mettere degli stracci rossi dove capitava e i fascisti <strong>di</strong>ventavanomatti... Un anno sono apparsi lungo la Nigoglia e subito sono arrivatii fascisti a toglierli» 54 . Negli anni successivi, in pieno regime, non mancòun atto simbolico <strong>di</strong> grande effetto: rivedere la ban<strong>di</strong>era rossa sulla piùalta ciminiera dell’acciaieria Cobianchi, come nel 1920, ai tempi dell’occupazionedelle fabbriche. Gli omegnesi furono accontentati: «So che unavolta al Primo Maggio han truà la ban<strong>di</strong>era rossa sül camìn e non sapevanochi era stato [risata]» 55 .La lotta simbolica delle ban<strong>di</strong>ere, tuttavia, nel corso del tempo subì deicambiamenti. Durante la prima metà degli anni venti, preoccupazione degliantifascisti fu l’occultamento dei vessilli proletari, per impe<strong>di</strong>re la lorotrasformazione in trofei <strong>di</strong> guerra in mano agli avversari. Trofei che proprio<strong>di</strong> fronte alla popolazione avrebbero sconfessato il mito dell’inafferrabiledrappo rosso, <strong>di</strong>ventando la prova tangibile <strong>della</strong> sconfitta proletaria.«’N gleu nut. Lè nut qui / Ma ’nca veigla i v’la daria nut» 56 , recita la vecchiaCichina, bracciante a giornata del basso Novarese, quando una squadraccia<strong>di</strong> malsignà, <strong>di</strong> «malsegnati», le mette a soqquadro la casa alla ricerca <strong>della</strong>ban<strong>di</strong>era <strong>della</strong> lega conta<strong>di</strong>na. E a caccia <strong>di</strong> vessilli proletari i fascisti si mobilitaronoper parecchio tempo, consci del valore simbolico <strong>di</strong> quella cattura.Ciononostante, dalla seconda metà degli anni venti e per un decenniole ban<strong>di</strong>ere rosse si fecero beffa dei fascisti, apparendo indomite il giorno<strong>della</strong> festa dei lavoratori sulle alture che circondano i paesi, su qualche ciminiera,sui fili <strong>della</strong> luce o del tram. In seguito, questa prassi <strong>di</strong> lotta simbolicavenne meno e fu sostituita dalle scritte murali. La mutazione <strong>di</strong> strategia<strong>della</strong> lotta simbolica non intaccò, però, un’altra consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>ffusa:l’impiego del rosso nei capi d’abbigliamento. Fu uno sta<strong>di</strong>o conflittualedel tutto particolare, che i citta<strong>di</strong>ni adottarono per esplicitare il proprio<strong>di</strong>ssenso politico, per protestare contro i <strong>di</strong>vieti e l’oppressione del potere.La vita privata <strong>di</strong>venne scenario e al tempo stesso soggetto protagonista <strong>di</strong>questi atteggiamenti. Ogni attimo <strong>della</strong> quoti<strong>di</strong>anità si poteva trasformarein evento eccezionale.A rischio <strong>di</strong> botte, olio <strong>di</strong> ricino e <strong>di</strong>scriminazioni, un numero imprecisato<strong>di</strong> donne e uomini <strong>di</strong>chiarò la propria alterità politica al fascismo indossandoqualcosa <strong>di</strong> rosso. L’atto provocatorio fu la piccola battaglia checombatterono le persone <strong>di</strong> animo antifascista e che <strong>di</strong>stingueranno i numerosianeddoti tramandati dalle memorie familiari.163

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