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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Marina Ad<strong>di</strong>s Sabaper il lavoro che facevo. Ero molto spericolata nel lavoro».Spesso le staffette non hanno detto neanche in famiglia cosa facevano:«Dicevo <strong>di</strong> lavorare a Torino, ogni tanto andavo a trovare mia madre aChieri, mia madre era un po’ alla buona, non sapeva niente <strong>di</strong> ciò che facevo»,racconta Cecilia, ma quando la arrestano si accorge che la madre satutto e tutto nega. Spesso tra la generazione delle madri e quella delle figliescoppiavano contrasti e liti, ma la ragazze non si davano per vinte. Talvoltainvece le mamme sono fiere: «Avevo tre figlie, ma una era piccola, quella<strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci anni e quella <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci erano staffette, una nella Val Sangonee l’altra invece nella Brigata in Val <strong>di</strong> Manzo», racconta una testimonianza;in un treno pieno <strong>di</strong> tedeschi una staffetta ha la pancia gonfia <strong>di</strong> manifestie finge <strong>di</strong> essere incinta e <strong>di</strong> avere le nausee da gravidanza, un’altra aMilano incontra Curiel, che ricorda con affetto, poi ha fame e si siede inuna trattoria con alloggio: entra, mostra le tessere annonarie e una donnale in<strong>di</strong>ca una scala: «Quando avevo fatto due scalini vi<strong>di</strong> una camera con laporta aperta e un uomo che aspettava».Attraverso i racconti delle partigiane si capisce che si è riaperto quel<strong>di</strong>alogo tra generazioni che il regime aveva impe<strong>di</strong>to, poiché molti padrie madri non fascisti non parlavano con i figli ragazzi per non farne deglispostati nel regime (i miei cugini maggiori, maschi e femmine, figli dei fratellimaggiori <strong>di</strong> mio padre e antifascisti come lui non si aprivano con i figli,che erano tutti giovani fascisti e ho constatato che ciò è avvenuto quasisempre nella generazione che ho chiamato del Littorio) (Gioventù italianadel Littorio, Feltrinelli, Milano 1973).Ancora un’altra ipotesi è confermata da molte testimonianze: le partigianeavevano il favore delle popolazioni, soprattutto delle donne, che davanoloro asilo, cibo, tazze <strong>di</strong> bevande calde. Le anziane combattevano inquesto modo restando nelle loro case, le giovani andavano per le strade inun mondo popolato da maschi nemici, perché gli altri, se non erano vecchie bambini, erano nascosti. Bene lo <strong>di</strong>ce Elsa de Giorgi che parla <strong>di</strong> unmondo tutto popolato <strong>di</strong> donne, mentre gli uomini erano in un mondosotterraneo; la tesi defeliciana <strong>della</strong> «zona grigia», se ci si riferisce alle donne,mi pare non regga, anche se in molte vinse la paura o l’egoismo o la tra<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> riservatezza. Troppo grave era l’oltraggio che le popolazioni subivanoper restare in<strong>di</strong>fferenti.Ma il silenzio imposto o scelto dalle donne pesa ancora sulla storia femminile,le cose più intime e, per esempio, le violenze sessuali subite, le don-238

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