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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Franco Giannantoniha un ricordo incancellabile <strong>di</strong> quella prima parentesi <strong>di</strong> guerra, è la «cifra»in<strong>di</strong>cativa <strong>di</strong> quell’esperienza, uno dei più barbari massacri <strong>della</strong> storiamoderna e, nello stesso tempo, anche qualcosa <strong>di</strong> mitico fissato nella memoriadei democratici <strong>di</strong> tutto il mondo, «l’illusione lirica» per Malraux,«la guerra dei prati» per Bertoldt Brecht, «la romantica morte» nei versi <strong>di</strong>Wystan Hugh Auden. È la trage<strong>di</strong>a che scuote il giovane Pesce, quella vissutada Pietro Jacchia, 52 anni, cattedra universitaria a Trieste, fondatoredel partito fascista <strong>della</strong> sua città, sansepolcrista che, deluso dalla politicadel duce, va in Spagna, fa parte <strong>della</strong> Colonna italiana, entra nel battaglioneGaribal<strong>di</strong>, corre in prima linea, combatte e cade a Majadahonda. Unameteora, un esempio illuminante <strong>della</strong> metamorfosi <strong>di</strong> un intellettuale attraversoil regime sino al sacrificio finale.Sono trascorsi quattro mesi da quando Ra<strong>di</strong>o Ceuta l’emittente dei nazionalistiha lanciato il messaggio fatale «Cielo sereno su tutta la Spagna»che Giovanni Pesce debutta in battaglia, vestito come era il giorno <strong>della</strong>partenza dalla Francia senza neppure il fucile, in attesa <strong>di</strong> poterlo ottenereda un compagno che fosse caduto. Avvenne così a Boa<strong>di</strong>lla del Monte il 17<strong>di</strong>cembre. Uno scontro imponente per contenere l’accerchiamento <strong>di</strong> Madridda parte delle truppe <strong>di</strong> Franco che aveva preferito evitare lo scontrofrontale. Così per Pesce giorno dopo giorno, a Casa del Campo, alla CiudadUniversitaria, a Cerro de los Angeles, a Mirabueno, a Pozuelo de Alarcon.Battaglie dopo battaglie al grido <strong>di</strong> «no pasaran», i corpi dei compagnisul terreno abbandonati, molti morenti ma anche la scoperta <strong>di</strong> un concettoancora sfumato, quello <strong>di</strong> «patria». «Seppi nel modo più vero che ero unitaliano - racconta Pesce - perché se in Spagna si combatteva per la libertà<strong>di</strong> quel Paese questo valeva anche per l’Italia. Oggi in Spagna, domani inItalia, era stato l’appello <strong>di</strong> Carlo Rosselli».L’11 febbraio il fronte cambiò. L’attacco a Madrid avrebbe potuto veniredalle dolci insenature del fiume Jarama per potere serrare la città inuna morsa a tenaglia. Pesce è alla mitraglia come è ritratto in una rarissimafoto, l’ultimo a destra <strong>di</strong> una fila <strong>di</strong> cinque. Ha accanto Domenico Tomat,un friulano, capo partigiano, qualche anno dopo, <strong>della</strong> Resistenza italianacome sarà per molti che hanno combattuto in Spagna. Pesce e Tomat spazzanocon il loro fuoco dal centro <strong>della</strong> strada i mori del Tiercio, le truppescelte d’Oltremare <strong>di</strong> Francisco Franco. Il racconto ha cadenze romanzesche:«Il nemico martella le nostre posizioni, ci mitraglia, ci bombarda dall’alto.Tutta attorno la terra trema sotto l’urto delle esplosioni, la cavalle-298

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