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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Il <strong>di</strong>ario partigiano <strong>di</strong> Nino Chiovinivenatorie. Facili vittime <strong>della</strong> ferocia <strong>di</strong> Marco, erano i «scurbatt», ovverosiai corvi, primi esseri in camicia nera catturati ed uccisi, i quali servivanoottimamente a variare il monotono e poco sostanzioso rancio costituito dapolenta e salsa che Arca pomposamente chiamava spezzatini. Qualche voltaMarco acchiappava anche altri volatili quali le gazze che lui si ostinava achiamar ghiandaie, fregandosene del mio parere <strong>di</strong> vecchio cercatore <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>e <strong>di</strong> cacciatore con la fionda. Per amore <strong>di</strong> verità: Marco un giorno ucciseuna gazza (lui <strong>di</strong>ce ghiandaia) con un colpo <strong>di</strong> pistola alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong>circa <strong>di</strong>eci metri, ma la pistola non è il fucile da caccia.Intanto per Intra, oltre ai soliti carabinieri, bighellonavano i primi «Maimorti» e nello stesso tempo Arca e compagni iniziavano le prime scorribandenotturne in città. Fu appunto Arca che inculcò nei compagni la lodevoleabitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> togliere i pantaloni e le scarpe ai militi catturati e <strong>di</strong>lasciarli in tale stato. Il primo esempio lo <strong>di</strong>ede una sera in compagnia <strong>di</strong>Cucciolo. Rifacendo l’esperimento con Bandera nelle vicinanze dell’o<strong>di</strong>ernaCasa del Popolo, si accorse che i due piccioni «beccati», nella nuova edoriginale <strong>di</strong>visa non avevano proprio caldo. Sorsero allora in lui tutti i buonisentimenti <strong>di</strong> cui era capace e con fraterna sollecitu<strong>di</strong>ne, applicando unalegge fisica, si <strong>di</strong>ede a sfregare le parti del loro corpo che maggiormente risentivano<strong>della</strong> bassa temperatura non senza prima averli legati ad un paloelettrico; ma Arca non sempre era buono.Intanto il numero <strong>di</strong> armi cresceva.[3] Da noi le armi erano sempre quelle, ma in compenso era stata trovatauna fonte <strong>di</strong> viveri preziosissima: il Sanatorio <strong>di</strong> Miazzina. In poco tempola nostra mensa fu invi<strong>di</strong>ata quanto quella <strong>di</strong> Lucullo, ma tra gli sfaman<strong>di</strong>c’eravamo Tucci ed io che ci rivelammo subito formidabili consumatori<strong>di</strong> cibarie a danno dei compagni. Ugo fungeva da cuoco, ma valevaquanto me, ossia poco, e non sono modesto. Peccato che i fascisti mettesserospesso il naso negli affari del Sanatorio, per cui ogni tanto i viveri daquella parte non potevano arrivare, con le conseguenze presumibili.Venne il <strong>di</strong>cembre e con il <strong>di</strong>cembre il primo freddo e la prima neve checi trovò alla Piana, quattro baite scassate nella conca <strong>di</strong> Valganna che avevamoottenuto <strong>di</strong> abitare. Sicuro, ottenuto, perché quelli erano tempi incui si chiedeva la baita, la legna, e a Steppio anche l’acqua delle cisterne. Espesse volte queste cose ci erano negate poiché la gente <strong>di</strong> lassù non pote-18

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