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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Filippo Colombarazonieri. Non vi è originalità nei canti partigiani, quasi tutti i testi impieganomelo<strong>di</strong>e conosciute e qualche salto nel gusto estetico andrebbe compiuto100 ; tuttavia, proprio in questi atteggiamenti, l’aver scelto arie note a voltebanali ma facilmente ricantabili, si rinviene la loro specificità. <strong>Del</strong> resto:«Come avrebbe potuto propagarsi in quelle con<strong>di</strong>zioni un canto affidato auna melo<strong>di</strong>a del tutto nuova, quin<strong>di</strong> sconosciuta ai partigiani? Guerrigliae corsi d’insegnamento musicale sono cose incompatibili» 101 . Inoltre, altracaratteristica dei canti è la loro creazione anonima. I testi <strong>di</strong> numerose canzoni,dai moduli musicali eterogenei (militari, popolari, politici, <strong>di</strong> musicaleggera, ecc.), non nascono dalla penna <strong>di</strong> letterati, ma dagli uomini delleformazioni. Singolarità per la quale «il canto spontaneo si definisce comemezzo d’indagine <strong>di</strong> un’epoca e <strong>di</strong> una situazione, più preciso e spietato,forse, <strong>di</strong> altri strumenti storiografici» 102 . In effetti, in quel momentomaturano repertori co<strong>di</strong>ficabili come modelli espressivi <strong>di</strong> una nuova comunicazioneorale, ma, <strong>di</strong>versamente dal passato risorgimentale, estraneaalla tra<strong>di</strong>zione letteraria nazionale. Non <strong>di</strong>fferenze dovute a proce<strong>di</strong>mentistilistici ma vere e proprie modalità alternative <strong>di</strong> creazione del canto. Anchela stampa partigiana comunista, infarcita dalla retorica del tempo, delineaquesti tratti:Son nati i primi canti partigiani fra quelle montagne, quei canti che fanno fremere,quei canti che ricordano un passato, che ricordano il secondo Risorgimento italiano.«Urla in vento, fischia la bufera»; è il Partigiano che la canta, è colui che ha resistito allatormenta pensando al domani dell’Italia nostra.«Che importa se ci chiamano ban<strong>di</strong>ti» 103 . Sono i veri Italiani che lo gridano da quellemontagne a tutti. Loro sapevano che il popolo italiano conosceva i suoi figli, loro sapevanoche a casa la vecchia mamma pregava per loro e <strong>di</strong>ceva con orgoglio: «Mio figliocombatte per la Patria, è lassù sui monti, ma un giorno verrà ad abbracciarmi» 104 .I canti hanno poi la particolarità <strong>di</strong> smuovere gli animi, <strong>di</strong> far sgorgareforti emozioni nelle occasioni più tragiche, che certo non mancano, comele esecuzioni per rappresaglia. Un episo<strong>di</strong>o fra i tanti: il primo novembre1944, al porto <strong>di</strong> Castelletto Ticino vengono condotti sei partigiani prigionieriper essere fucilati come atto <strong>di</strong> rappresaglia per l’uccisione <strong>di</strong> un ufficiale<strong>della</strong> Decima Mas. Sul piazzale del porto vengono tradotti anche se<strong>di</strong>ciostaggi e tutta la gente del posto trovata. I condannati giungono conun barcone e alla vista <strong>della</strong> popolazione, ricorda l’unico scampato: «Cimettiamo a cantare un inno partigiano più con la forza dell’istinto che con176

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