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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Franco Giannantonischiena che ancora oggi lo affligge e le cui tracce sulle carni mostrerà sul finiredegli anni novanta all’esterrefatto console generale <strong>di</strong> Spagna a Milanoche pretendeva da lui un segno <strong>di</strong> partecipazione concreta a quella guerracivile per potergli attribuire la citta<strong>di</strong>nanza onoraria. Dopo il ricovero negliospedaletti da campo <strong>di</strong> Lerida e <strong>di</strong> Benicassim, il rientro in trincea. Ancorabattaglie, compagni caduti, prigionieri, scomparsi. Lunghi mesi mentrele sorti <strong>della</strong> guerra volgevano al peggio. L’interminabile sanguinosa campagnadell’Ebro dal luglio al settembre del 1938 fu l’anticamera <strong>della</strong> finee per Pesce l’appuntamento con la terza ferita. «Quando abbiamo attraversatol’Ebro - racconta - le colline non erano brune <strong>di</strong> erba forte, i mandorlinon recavano i frutti duri da raccogliere, gli ulivi non erano gran<strong>di</strong>: si combattevada più <strong>di</strong> quaranta giorni e la guerra aveva cambiato tutto, i proiettilidei cannoni e le bombe degli aerei avevano sconvolto le colline, mozzatigli alberi, bruciato i prati. Solo il fiume restava immutato, l’acqua scorrevaancora lenta verso il sud». L’uscita <strong>di</strong> scena delle brigate internazionali perdecisione del governo repubblicano e la retirada verso l’esilio francese dopola orgogliosa sfilata repubblicana del 28 ottobre 1938 lungo la Diagonal <strong>di</strong>Barcellona dei combattenti e <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> civili, costituirono l’ultimo atto.Fu, malgrado il peso <strong>della</strong> ferita morale, un commiato festoso, la follagettò fiori sulla sfilata <strong>di</strong> quegli uomini laceri ma orgogliosi. Parlarono LuigiLongo, il segretario del partito comunista spagnolo Josè Diaz, la Ibarruri.Le parole <strong>della</strong> donna-simbolo <strong>della</strong> guerra civile restano incancellabili:«Ragioni politiche, ragioni <strong>di</strong> Stato, l’interesse <strong>di</strong> quella stessa causa per laquale avete generosamente offerto il vostro sangue, vi costringono a tornare,alcuni in patria, altri in un esilio forzato. Potete partire a testa alta. Voisiete la storia, la leggenda, siete l’esempio eroico <strong>della</strong> solidarietà e dell’universalità<strong>della</strong> democrazia».Barcellona, terminate le celebrazioni, fu bombardata giorno e notte dall’aviazionenazifascista. Cadde il 26 gennaio 1939. Giovanni Pesce, rientratoalla Grand’Combe, evitando i campi <strong>di</strong> concentramento del Vernetin virtù <strong>della</strong> citta<strong>di</strong>nanza francese, riprese il suo lavoro <strong>di</strong> minatore. Il 10marzo 1940, con la Francia occupata dai tedeschi, memore <strong>di</strong> un vecchiosuggerimento <strong>di</strong> Edoardo D’Onofrio, <strong>di</strong>rigente dell’Ufficio quadri <strong>della</strong>delegazione delle brigate internazionali, partì per l’Italia che non aveva maivisto se non con gli occhi <strong>di</strong> un bimbo se<strong>di</strong>ci anni prima. Avrebbe potutofare opera <strong>di</strong> proselitismo, <strong>di</strong>ffondere il verbo comunista fra i giovani commilitoni<strong>di</strong> leva. Fu invece arrestato, condannato, spe<strong>di</strong>to a Ventotene dove300

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