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Posso tenderti una mano

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L’uomo può obbedire alle suggestioni dello spirito o alle incitazioni del corpo: a seconda che<br />

preferisca le une o le altre, l’anima si condensa o si disgrega. Avviene che, dopo la morte fisica, la<br />

maggior parte degli uomini deve subire anche la morte dell’anima che consiste nello sbarazzarsi<br />

degli elementi impuri del corpo astrale. (Schurè)<br />

Lo Spirito viene definito anche Corpo Divino, pura coscienza, pura consapevolezza, Corpo<br />

Causale.<br />

Durante la vita attraverso il corpo in cui si è incarnato, lo Spirito cerca di completare la propria<br />

esperienza, onde acquistare meriti e dignità, così da potere ritornare al cospetto di Dio.<br />

Se l’uomo ascolta i dettami interiori, la voce della coscienza, i suggerimenti dello Spirito Guida<br />

(Angelo Custode), si rigenera e completa il suo “corpo spirituale” in cui si fondono anima e<br />

spirito, divenendo la prima “veste di luce” dell’altro. Se questo non avviene, lo Spirito immortale<br />

non può morire, ma, fallendo lo scopo della sua incarnazione o, avendolo completato solo in<br />

parte, è costretto a reiterare il suo ritorno in un corpo mortale, tante e tante volte, fino a<br />

completare la propria evoluzione.(Schurè).<br />

6. LA LEGGE DELLE DUE LEVE<br />

Tutte le attività umane sono regolate dalla “legge delle due leve” che consiste “nella ricerca del<br />

piacere” e nel “timore della sofferenza”.<br />

Questa regola è valida per tutti gli esseri viventi, ma può essere applicata in modo molto differente<br />

dagli individui, secondo il proprio sviluppo interiore.<br />

Per esempio: il nostro corpo deve essere nutrito; l’alimentazione è indispensabile, però vogliamo<br />

trovare in essa il massimo piacere. Così corriamo il rischio di esagerare nella quantità e nella<br />

qualità, con il risultato di provocare alterazioni funzionali, malattie croniche, quindi “sofferenza”.<br />

Molte persone, tuttavia, riescono a limitare la quantità di alimenti, a selezionarli e associarli<br />

correttamente. Esercitano, in sostanza, un controllo del “centro intellettivo” su quello “motore” e<br />

su quello “emotivo”.<br />

Tutti nel nostro tendere alla gioia e al piacere, operiamo per tenere lontani dolore e sofferenza.<br />

Sovente, però, il cosiddetto “piacere” di oggi (temporaneo e lusinghiero) causa la “sofferenza” e il<br />

“dolore” di domani che sarà permanente e magari letale.<br />

Facciamo il contrario: imponiamoci oggi delle “sofferenze” (limitazioni, controlli e variazioni dei<br />

nostri desideri) così da produrre, in futuro, “gioia” e “piacere” autentici e duraturi.<br />

In altri termini, dobbiamo ammettere <strong>una</strong> condizione di estrema relatività nel concetto di “piacere”<br />

e di “sofferenza”, secondo che il giudizio provenga dal “centro motore”, o dal “centro emotivo”, o<br />

dal “centro intellettivo”.<br />

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