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La Freccia Settembre 2019

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MEDIALOGANDO<br />

Ma bisogna farsi rispettare…<br />

Questo scarso rispetto è una componente<br />

di una più generalizzata<br />

avversione alle élite considerate<br />

detentrici di ingiusti privilegi. E i<br />

giornalisti ne farebbero parte…<br />

Ma le élite sono necessarie, non<br />

esiste governo delle cose umane e,<br />

naturalmente, neanche delle aziende,<br />

senza élite. L’élite è connaturata<br />

all’esistenza dell’uomo, quindi in realtà<br />

quello a cui stiamo assistendo<br />

oggi prefigura ed è la lotta di una<br />

élite che tenta di farsi e sostituirsi a<br />

un’altra. Un puro paradosso.<br />

E il giornalista in tutto questo cosa<br />

può e deve fare?<br />

Continuare a fare il giornalista e tenere<br />

la schiena dritta. C’è chi pensa<br />

che la schiena dritta si abbia solo<br />

se si parteggia per una parte o per<br />

l’altra. Non si parteggia per nessuna<br />

delle due, si possono avere naturalmente<br />

le proprie idee, ma si deve<br />

essere plurali. Nelle redazioni mainstream,<br />

invece, si confonde spesso<br />

la propria idea, la propria parte e il<br />

proprio desiderio con il fatto.<br />

E forse è anche questo che in molti<br />

contestano ai giornali, quello di<br />

essere schierati e funzionali a una<br />

fazione politica, o agli interessi di<br />

lobby potenti.<br />

È innegabile che i quotidiani abbiano<br />

oggi bisogno di una forte identità.<br />

È chiaro che abbiano un punto di<br />

vista molto tagliato. Che Repubblica<br />

come <strong>La</strong> Verità o il Corriere portino<br />

avanti le loro sacrosante battaglie e<br />

idee. Ne hanno diritto, è necessario<br />

e, aggiungo, è un bene che abbiano<br />

una loro marcata identità. Noi<br />

facciamo un altro mestiere e siamo<br />

al loro servizio. L’identità delle<br />

agenzie, lo ripeto, è quella di essere<br />

aperte, di dare i giusti spazi a tutte<br />

le posizioni possibili.<br />

Avere per editore un’azienda come<br />

l’Eni non vi pone limiti in questo?<br />

Tutt’altro, essendo un’azienda con<br />

una grandissima cultura, una multinazionale,<br />

è un vantaggio. Perché<br />

capiscono la dimensione particolare<br />

dei problemi del giornalismo.<br />

Torniamo a parlare dell’agenzia:<br />

come siete strutturati sul territorio?<br />

Abbiamo sedi in tutte le regioni italiane,<br />

una a Bruxelles e una a Houston.<br />

Abbiamo 72 giornalisti più tutti<br />

i collaboratori, insomma una macchina<br />

importante con una redazione<br />

fantastica, ci tengo davvero a dirlo,<br />

perché ho trovato giornalisti davvero<br />

bravi, entusiasti del loro lavoro che<br />

mi hanno riservato una grande accoglienza<br />

e offerto da subito la massima<br />

collaborazione.<br />

Ottime premesse per realizzare i<br />

tuoi progetti, buon giornalismo e<br />

più ricavi…<br />

Certo. Già in queste prime settimane<br />

abbiamo lavorato molto al notiziario<br />

e interverremo presto anche sul sito.<br />

L’impronta nuova è la velocità e lo<br />

scoop. Velocità che non può essere<br />

a discapito dell’accuratezza. Anche<br />

la scomposizione della notizia è importante,<br />

come la scelta dei tempi e<br />

il modo di lanciarla, con flash soltanto<br />

su news importanti. Questo aiuta<br />

lettori e abbonati a capire quello che<br />

più conta. Curiamo molto anche i titoli<br />

della giornata che proponiamo<br />

in più edizioni, una ogni due ore. Sto<br />

lavorando al sito, che sarà un sito di<br />

agenzia e non un giornale. Procediamo<br />

spediti sulla via della digitalizzazione.<br />

Perché il fatto che io esalti la<br />

tradizione non significa che non voglia<br />

digitalizzare, tutt’altro. Quando<br />

io mi occupavo di modem e digitale<br />

eravamo in pochi a farlo. Ho avuto la<br />

fortuna di lavorare nel Gruppo Unione<br />

Sarda, che è stato pioniere dell’era<br />

di Internet.<br />

A tal proposito, la rivoluzione digitale<br />

come ha modificato il lavoro giornalistico<br />

nelle agenzie di stampa?<br />

Lo ha trasformato profondamente.<br />

Basti pensare che un tempo si facevano<br />

i cable con le telescriventi,<br />

mentre oggi l’intensità e la velocità<br />

delle trasmissioni sono incrementate<br />

enormemente. Come un forte<br />

impulso si è avuto anche sul fronte<br />

dello spezzettamento delle notizie,<br />

che sono più numerose. Oggi sono<br />

oltre mille i lanci giornalieri di Agi e<br />

cresceranno ancora, però…<br />

Però?<br />

Non deve mai venire meno l’attenzione<br />

al prodotto. Non mi piacciono<br />

gli errori, le sbavature. Occorre essere<br />

tempestivi, precisi, equilibrati.<br />

Per questo punto a controllare tutto.<br />

Un bell’impegno…<br />

Fare il direttore di un’agenzia non è<br />

un mestiere consigliabile a chi non<br />

ha tempra. Bisogna alzarsi molto<br />

presto, andare avanti 12, 14 ore<br />

al giorno. Però tutto dipende da<br />

come interpreti questo ruolo. Se ti<br />

dedichi soprattutto alle relazioni<br />

puoi fare una vita anche molto più<br />

tranquilla, non dico serena soltanto<br />

perché l’aggettivo non porta molto<br />

bene. Ma io non sono così. Devo<br />

e sento il bisogno di fare il giornalista.<br />

È l’unico modo per poter<br />

lasciare un buon ricordo professionale<br />

quando, arrivato a un certo<br />

punto, smetterò, perché non ho<br />

certo l’ambizione di essere eterno.<br />

E dopo?<br />

Tornerò in Sardegna a scrivere, libri,<br />

cose mie, che è quello che mi<br />

interessa e appassiona di più.<br />

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