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MEDIALOGANDO<br />
Ma bisogna farsi rispettare…<br />
Questo scarso rispetto è una componente<br />
di una più generalizzata<br />
avversione alle élite considerate<br />
detentrici di ingiusti privilegi. E i<br />
giornalisti ne farebbero parte…<br />
Ma le élite sono necessarie, non<br />
esiste governo delle cose umane e,<br />
naturalmente, neanche delle aziende,<br />
senza élite. L’élite è connaturata<br />
all’esistenza dell’uomo, quindi in realtà<br />
quello a cui stiamo assistendo<br />
oggi prefigura ed è la lotta di una<br />
élite che tenta di farsi e sostituirsi a<br />
un’altra. Un puro paradosso.<br />
E il giornalista in tutto questo cosa<br />
può e deve fare?<br />
Continuare a fare il giornalista e tenere<br />
la schiena dritta. C’è chi pensa<br />
che la schiena dritta si abbia solo<br />
se si parteggia per una parte o per<br />
l’altra. Non si parteggia per nessuna<br />
delle due, si possono avere naturalmente<br />
le proprie idee, ma si deve<br />
essere plurali. Nelle redazioni mainstream,<br />
invece, si confonde spesso<br />
la propria idea, la propria parte e il<br />
proprio desiderio con il fatto.<br />
E forse è anche questo che in molti<br />
contestano ai giornali, quello di<br />
essere schierati e funzionali a una<br />
fazione politica, o agli interessi di<br />
lobby potenti.<br />
È innegabile che i quotidiani abbiano<br />
oggi bisogno di una forte identità.<br />
È chiaro che abbiano un punto di<br />
vista molto tagliato. Che Repubblica<br />
come <strong>La</strong> Verità o il Corriere portino<br />
avanti le loro sacrosante battaglie e<br />
idee. Ne hanno diritto, è necessario<br />
e, aggiungo, è un bene che abbiano<br />
una loro marcata identità. Noi<br />
facciamo un altro mestiere e siamo<br />
al loro servizio. L’identità delle<br />
agenzie, lo ripeto, è quella di essere<br />
aperte, di dare i giusti spazi a tutte<br />
le posizioni possibili.<br />
Avere per editore un’azienda come<br />
l’Eni non vi pone limiti in questo?<br />
Tutt’altro, essendo un’azienda con<br />
una grandissima cultura, una multinazionale,<br />
è un vantaggio. Perché<br />
capiscono la dimensione particolare<br />
dei problemi del giornalismo.<br />
Torniamo a parlare dell’agenzia:<br />
come siete strutturati sul territorio?<br />
Abbiamo sedi in tutte le regioni italiane,<br />
una a Bruxelles e una a Houston.<br />
Abbiamo 72 giornalisti più tutti<br />
i collaboratori, insomma una macchina<br />
importante con una redazione<br />
fantastica, ci tengo davvero a dirlo,<br />
perché ho trovato giornalisti davvero<br />
bravi, entusiasti del loro lavoro che<br />
mi hanno riservato una grande accoglienza<br />
e offerto da subito la massima<br />
collaborazione.<br />
Ottime premesse per realizzare i<br />
tuoi progetti, buon giornalismo e<br />
più ricavi…<br />
Certo. Già in queste prime settimane<br />
abbiamo lavorato molto al notiziario<br />
e interverremo presto anche sul sito.<br />
L’impronta nuova è la velocità e lo<br />
scoop. Velocità che non può essere<br />
a discapito dell’accuratezza. Anche<br />
la scomposizione della notizia è importante,<br />
come la scelta dei tempi e<br />
il modo di lanciarla, con flash soltanto<br />
su news importanti. Questo aiuta<br />
lettori e abbonati a capire quello che<br />
più conta. Curiamo molto anche i titoli<br />
della giornata che proponiamo<br />
in più edizioni, una ogni due ore. Sto<br />
lavorando al sito, che sarà un sito di<br />
agenzia e non un giornale. Procediamo<br />
spediti sulla via della digitalizzazione.<br />
Perché il fatto che io esalti la<br />
tradizione non significa che non voglia<br />
digitalizzare, tutt’altro. Quando<br />
io mi occupavo di modem e digitale<br />
eravamo in pochi a farlo. Ho avuto la<br />
fortuna di lavorare nel Gruppo Unione<br />
Sarda, che è stato pioniere dell’era<br />
di Internet.<br />
A tal proposito, la rivoluzione digitale<br />
come ha modificato il lavoro giornalistico<br />
nelle agenzie di stampa?<br />
Lo ha trasformato profondamente.<br />
Basti pensare che un tempo si facevano<br />
i cable con le telescriventi,<br />
mentre oggi l’intensità e la velocità<br />
delle trasmissioni sono incrementate<br />
enormemente. Come un forte<br />
impulso si è avuto anche sul fronte<br />
dello spezzettamento delle notizie,<br />
che sono più numerose. Oggi sono<br />
oltre mille i lanci giornalieri di Agi e<br />
cresceranno ancora, però…<br />
Però?<br />
Non deve mai venire meno l’attenzione<br />
al prodotto. Non mi piacciono<br />
gli errori, le sbavature. Occorre essere<br />
tempestivi, precisi, equilibrati.<br />
Per questo punto a controllare tutto.<br />
Un bell’impegno…<br />
Fare il direttore di un’agenzia non è<br />
un mestiere consigliabile a chi non<br />
ha tempra. Bisogna alzarsi molto<br />
presto, andare avanti 12, 14 ore<br />
al giorno. Però tutto dipende da<br />
come interpreti questo ruolo. Se ti<br />
dedichi soprattutto alle relazioni<br />
puoi fare una vita anche molto più<br />
tranquilla, non dico serena soltanto<br />
perché l’aggettivo non porta molto<br />
bene. Ma io non sono così. Devo<br />
e sento il bisogno di fare il giornalista.<br />
È l’unico modo per poter<br />
lasciare un buon ricordo professionale<br />
quando, arrivato a un certo<br />
punto, smetterò, perché non ho<br />
certo l’ambizione di essere eterno.<br />
E dopo?<br />
Tornerò in Sardegna a scrivere, libri,<br />
cose mie, che è quello che mi<br />
interessa e appassiona di più.<br />
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