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La Freccia Settembre 2019

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TRAVEL<br />

ma incontrarono sempre problemi»,<br />

spiega il 26enne che scopre l’insolita<br />

eredità familiare nel dicembre 2016.<br />

Mauro torna per le vacanze di Natale<br />

da Bruxelles dove, dopo la laurea<br />

alla Ca’ Foscari di Venezia in Economia<br />

e gestione delle attività culturali,<br />

sta lavorando per il Mima Museum:<br />

«Sentivo di poter realizzare qualcosa<br />

nella torre e nelle stanze adiacenti. In<br />

più Matera stava vivendo un fermento<br />

culturale inedito. Con il mio percorso<br />

personale e di studi, sarebbe<br />

stato folle non sfruttare il momento».<br />

Nell’estate del 2017 il ragazzo decide<br />

di rimpatriare e trasformare quegli<br />

spazi in un museo d’arte contemporanea.<br />

Un’impresa dal sapore donchisciottesco<br />

in una struttura derelitta, in<br />

«una terra in cui nessuno va al museo,<br />

nemmeno i turisti, visto che le bellezze<br />

sono a cielo aperto». Tuttavia Mauro<br />

non si fa scoraggiare e, nell’agosto<br />

2018, crea, insieme a sua zia e ad altre<br />

due ragazze, una startup innovativa a<br />

vocazione sociale. «Non riuscivamo<br />

nemmeno a sbloccare il lucchetto del<br />

cancello, al di là del quale si apriva<br />

una foresta impenetrabile. Abbiamo<br />

riempito 12 camion con radici, edera<br />

e legna». Mentre continuano i lavori<br />

di ristrutturazione, si prepara l’inaugurazione<br />

(prevista per il 2020), con<br />

una mostra che include il trio milanese<br />

di street artist Canemorto, l’artista<br />

americano Momo e l’agenzia creativa<br />

materana Studio Antani. «Con le loro<br />

opere, che vanno dagli affreschi alle<br />

installazioni, vogliamo provocare e<br />

creare nuovi significati». <strong>La</strong> missione,<br />

infatti, è raccontare la città in modo<br />

diverso: «Sono nato nel 1992, non ho<br />

mai vissuto la realtà rurale delle case<br />

grotta e della miseria. <strong>La</strong> mia generazione<br />

non può permettersi la persistenza<br />

di una narrazione che non<br />

la rappresenta, deve produrre nuovi<br />

contenuti». Seguendo la sua funzione<br />

originaria, la torre può costituire<br />

un punto di vista privilegiato per cambiare<br />

prospettiva: «Ci piacerebbe che<br />

fosse un luogo per tutti: i Sassi devono<br />

essere vissuti dai turisti e dai materani.<br />

Vorremmo un’arte contemporanea<br />

diversa da quella elitaria e autoreferenziale<br />

che a volte fa sentire stupidi.<br />

Organizzeremo anche eventi e attività<br />

per bambini». L’esordio punta all’effetto<br />

straniante, con la presa in giro della<br />

retorica della vergogna d'Italia, «ci<br />

sarà una stanza piena di colori occupata<br />

da una grande installazione per<br />

affermare che Matera è sì riconoscibile<br />

per il bianco dominante, ma non è<br />

sacrilego porporne un’altra immagine<br />

con sfumature diverse».<br />

Se la Capitale della Cultura è stata<br />

l’opportunità per Mauro di tornare<br />

dall’estero, per Andrea Santantonio<br />

è stata la molla per ampliare gli orizzonti<br />

senza spostarsi. Nel 2010, insieme<br />

ad altre due ragazze, fonda lo Iac<br />

(Centro arti integrate) che ha sede in<br />

un ex frantoio di via Casalnuovo e si<br />

occupa di produzione e promozione<br />

teatrale. «Abbiamo seguito il processo<br />

di Matera <strong>2019</strong> dall’inizio, collaborando<br />

con il comitato promotore e poi<br />

partecipando al processo di creazione<br />

dei macrotemi», racconta il trentottenne<br />

autore e regista. Dal 2016 lo<br />

Iac mette in piedi il festival Nessuno<br />

resti fuori, incentrato su performance,<br />

incontri e laboratori in quartieri perife-<br />

© Luca Centola<br />

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