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TRAVEL<br />
ma incontrarono sempre problemi»,<br />
spiega il 26enne che scopre l’insolita<br />
eredità familiare nel dicembre 2016.<br />
Mauro torna per le vacanze di Natale<br />
da Bruxelles dove, dopo la laurea<br />
alla Ca’ Foscari di Venezia in Economia<br />
e gestione delle attività culturali,<br />
sta lavorando per il Mima Museum:<br />
«Sentivo di poter realizzare qualcosa<br />
nella torre e nelle stanze adiacenti. In<br />
più Matera stava vivendo un fermento<br />
culturale inedito. Con il mio percorso<br />
personale e di studi, sarebbe<br />
stato folle non sfruttare il momento».<br />
Nell’estate del 2017 il ragazzo decide<br />
di rimpatriare e trasformare quegli<br />
spazi in un museo d’arte contemporanea.<br />
Un’impresa dal sapore donchisciottesco<br />
in una struttura derelitta, in<br />
«una terra in cui nessuno va al museo,<br />
nemmeno i turisti, visto che le bellezze<br />
sono a cielo aperto». Tuttavia Mauro<br />
non si fa scoraggiare e, nell’agosto<br />
2018, crea, insieme a sua zia e ad altre<br />
due ragazze, una startup innovativa a<br />
vocazione sociale. «Non riuscivamo<br />
nemmeno a sbloccare il lucchetto del<br />
cancello, al di là del quale si apriva<br />
una foresta impenetrabile. Abbiamo<br />
riempito 12 camion con radici, edera<br />
e legna». Mentre continuano i lavori<br />
di ristrutturazione, si prepara l’inaugurazione<br />
(prevista per il 2020), con<br />
una mostra che include il trio milanese<br />
di street artist Canemorto, l’artista<br />
americano Momo e l’agenzia creativa<br />
materana Studio Antani. «Con le loro<br />
opere, che vanno dagli affreschi alle<br />
installazioni, vogliamo provocare e<br />
creare nuovi significati». <strong>La</strong> missione,<br />
infatti, è raccontare la città in modo<br />
diverso: «Sono nato nel 1992, non ho<br />
mai vissuto la realtà rurale delle case<br />
grotta e della miseria. <strong>La</strong> mia generazione<br />
non può permettersi la persistenza<br />
di una narrazione che non<br />
la rappresenta, deve produrre nuovi<br />
contenuti». Seguendo la sua funzione<br />
originaria, la torre può costituire<br />
un punto di vista privilegiato per cambiare<br />
prospettiva: «Ci piacerebbe che<br />
fosse un luogo per tutti: i Sassi devono<br />
essere vissuti dai turisti e dai materani.<br />
Vorremmo un’arte contemporanea<br />
diversa da quella elitaria e autoreferenziale<br />
che a volte fa sentire stupidi.<br />
Organizzeremo anche eventi e attività<br />
per bambini». L’esordio punta all’effetto<br />
straniante, con la presa in giro della<br />
retorica della vergogna d'Italia, «ci<br />
sarà una stanza piena di colori occupata<br />
da una grande installazione per<br />
affermare che Matera è sì riconoscibile<br />
per il bianco dominante, ma non è<br />
sacrilego porporne un’altra immagine<br />
con sfumature diverse».<br />
Se la Capitale della Cultura è stata<br />
l’opportunità per Mauro di tornare<br />
dall’estero, per Andrea Santantonio<br />
è stata la molla per ampliare gli orizzonti<br />
senza spostarsi. Nel 2010, insieme<br />
ad altre due ragazze, fonda lo Iac<br />
(Centro arti integrate) che ha sede in<br />
un ex frantoio di via Casalnuovo e si<br />
occupa di produzione e promozione<br />
teatrale. «Abbiamo seguito il processo<br />
di Matera <strong>2019</strong> dall’inizio, collaborando<br />
con il comitato promotore e poi<br />
partecipando al processo di creazione<br />
dei macrotemi», racconta il trentottenne<br />
autore e regista. Dal 2016 lo<br />
Iac mette in piedi il festival Nessuno<br />
resti fuori, incentrato su performance,<br />
incontri e laboratori in quartieri perife-<br />
© Luca Centola<br />
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