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La Freccia Settembre 2019

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LA MIA MUSICA<br />

DELL’ANIMA<br />

A TU PER TU CON IL MAESTRO ANTONIO PAPPANO,<br />

CHE HA RICEVUTO IL PREMIO FRECCIAROSSA 1000<br />

PER LA SUA CAPACITÀ DI EMOZIONARE IL PUBBLICO<br />

di Bruno Ployer<br />

Il concerto è un momento speciale:<br />

il pubblico e i musicisti si ritrovano<br />

ad avere molto in comune. Il<br />

dialogo si crea con la musica, talvolta<br />

anche con le parole, come quando<br />

Antonio Pappano, prima di dare l’attacco<br />

all’orchestra dell’Accademia<br />

nazionale di Santa Cecilia, si volta verso<br />

la platea e parla ai presenti. Ogni<br />

volta che questo succede, per introdurre<br />

un’esecuzione o per annunciare<br />

un’iniziativa, due parole cominciano il<br />

discorso: «Caro pubblico...». Maestro<br />

Pappano, perché il pubblico le è caro?<br />

«Con l’orchestra realizziamo tante<br />

tournée all’estero e tanti dischi, ma il<br />

momento del concerto per me è una<br />

cosa sacra. Il rapporto con lo spettatore<br />

è la cosa più importante, davvero<br />

fondamentale. Prendo molto sul serio<br />

l’idea di sviluppare questo legame, tenere<br />

informato il pubblico, avere una<br />

programmazione che lo stimoli. E, naturalmente,<br />

voglio che rimanga (sorride<br />

sornione, ndr). Un concerto è una<br />

condivisione di emozioni, è una cosa<br />

bellissima sotto tanti punti di vista.<br />

Io per quella serata voglio che ci sia<br />

una piccola comunità che condivide<br />

qualcosa, un’energia che ricarica e fa<br />

riflettere. “Caro pubblico” significa che<br />

io sono contento che loro vengano al<br />

concerto. Noi sul palco completiamo<br />

questo patto fondamentale tra esecutore<br />

e ascoltatore».<br />

<strong>La</strong> capacità di emozionare il pubblico<br />

è una delle motivazioni del Premio<br />

<strong>Freccia</strong>rossa 1000, ispirato al treno<br />

di punta della flotta alta velocità di<br />

Trenitalia. Ferrovie dello Stato, socio<br />

fondatore dell’Accademia, lo ha consegnato<br />

recentemente al Maestro ribadendo<br />

l’impegno di FS Italiane per<br />

la valorizzazione del patrimonio culturale<br />

nazionale.<br />

Antonio Pappano, nato a Londra da<br />

genitori italiani, è un direttore d’orchestra<br />

molto richiesto a livello internazionale,<br />

Ha ricevuto premi importanti<br />

e ha due impegni stabili di grande<br />

prestigio: in campo lirico dal 2002 è<br />

direttore musicale della Royal Opera<br />

House di Covent Garden, a Londra, in<br />

quello sinfonico è direttore musicale<br />

dell’Orchestra dell’Accademia nazionale<br />

di Santa Cecilia dal 2005.<br />

Maestro, che bilancio può fare del<br />

lavoro svolto finora con l’istituzione<br />

romana?<br />

Credo che insieme siamo cresciuti, ci<br />

siamo sviluppati, abbiamo rinforzato<br />

il rapporto con il pubblico, siamo ancora<br />

di più cercati all’estero. Ne sono<br />

più che felice. Naturalmente non ci si<br />

può fermare così! <strong>La</strong> tecnica, il suono,<br />

l’ascolto, la collaborazione, il lavoro di<br />

squadra e le opportunità per fare programmi<br />

interessanti sono in continuo<br />

sviluppo.<br />

Che cos’hanno di particolare i musicisti<br />

latini?<br />

Prima di tutto un senso della bellezza<br />

del suono, un senso tutto naturale<br />

del fraseggio. È una combinazione di<br />

poesia, direzione della frase e teatralità.<br />

Ho visto in questi anni un grande<br />

impegno e un gran lavoro di squadra<br />

dell’orchestra e di tutto l’ente. Non<br />

è ciò per cui l’Italia è conosciuta nel<br />

mondo, ma io vivo una situazione ottimale<br />

in questo senso.<br />

Oltre a fare concerti, con l’Orchestra<br />

dell’Accademia di Santa Cecilia ha<br />

registrato molti album. Che importanza<br />

hanno oggi i dischi nella reputazione<br />

e nel successo dei musicisti<br />

classici?<br />

Il disco è come una fotografia del<br />

momento. Per esempio, abbiamo registrato<br />

recentemente Otello di Giuseppe<br />

Verdi. Con certi titoli si entra in<br />

un pantheon di dischi abbastanza rari.<br />

Il disco è la documentazione del momento<br />

della storia di un ente artistico.<br />

Naturalmente, c’è anche l’aspetto<br />

commerciale. Le case discografiche<br />

tendono a guadagnarci qualcosa, ma<br />

è abbastanza difficile con la musica<br />

classica. A me interessa avere un ricordo<br />

storico.<br />

Si fanno tanti sforzi per allargare il<br />

pubblico della classica, che però rimane<br />

una minoranza. Perché secondo<br />

lei non è per le masse?<br />

Io non sono d’accordo. Direi che la<br />

definizione di musica classica è complessa.<br />

C’è quella più leggera, più soft,<br />

più hard, a seconda delle epoche. <strong>La</strong><br />

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