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LA MIA MUSICA<br />
DELL’ANIMA<br />
A TU PER TU CON IL MAESTRO ANTONIO PAPPANO,<br />
CHE HA RICEVUTO IL PREMIO FRECCIAROSSA 1000<br />
PER LA SUA CAPACITÀ DI EMOZIONARE IL PUBBLICO<br />
di Bruno Ployer<br />
Il concerto è un momento speciale:<br />
il pubblico e i musicisti si ritrovano<br />
ad avere molto in comune. Il<br />
dialogo si crea con la musica, talvolta<br />
anche con le parole, come quando<br />
Antonio Pappano, prima di dare l’attacco<br />
all’orchestra dell’Accademia<br />
nazionale di Santa Cecilia, si volta verso<br />
la platea e parla ai presenti. Ogni<br />
volta che questo succede, per introdurre<br />
un’esecuzione o per annunciare<br />
un’iniziativa, due parole cominciano il<br />
discorso: «Caro pubblico...». Maestro<br />
Pappano, perché il pubblico le è caro?<br />
«Con l’orchestra realizziamo tante<br />
tournée all’estero e tanti dischi, ma il<br />
momento del concerto per me è una<br />
cosa sacra. Il rapporto con lo spettatore<br />
è la cosa più importante, davvero<br />
fondamentale. Prendo molto sul serio<br />
l’idea di sviluppare questo legame, tenere<br />
informato il pubblico, avere una<br />
programmazione che lo stimoli. E, naturalmente,<br />
voglio che rimanga (sorride<br />
sornione, ndr). Un concerto è una<br />
condivisione di emozioni, è una cosa<br />
bellissima sotto tanti punti di vista.<br />
Io per quella serata voglio che ci sia<br />
una piccola comunità che condivide<br />
qualcosa, un’energia che ricarica e fa<br />
riflettere. “Caro pubblico” significa che<br />
io sono contento che loro vengano al<br />
concerto. Noi sul palco completiamo<br />
questo patto fondamentale tra esecutore<br />
e ascoltatore».<br />
<strong>La</strong> capacità di emozionare il pubblico<br />
è una delle motivazioni del Premio<br />
<strong>Freccia</strong>rossa 1000, ispirato al treno<br />
di punta della flotta alta velocità di<br />
Trenitalia. Ferrovie dello Stato, socio<br />
fondatore dell’Accademia, lo ha consegnato<br />
recentemente al Maestro ribadendo<br />
l’impegno di FS Italiane per<br />
la valorizzazione del patrimonio culturale<br />
nazionale.<br />
Antonio Pappano, nato a Londra da<br />
genitori italiani, è un direttore d’orchestra<br />
molto richiesto a livello internazionale,<br />
Ha ricevuto premi importanti<br />
e ha due impegni stabili di grande<br />
prestigio: in campo lirico dal 2002 è<br />
direttore musicale della Royal Opera<br />
House di Covent Garden, a Londra, in<br />
quello sinfonico è direttore musicale<br />
dell’Orchestra dell’Accademia nazionale<br />
di Santa Cecilia dal 2005.<br />
Maestro, che bilancio può fare del<br />
lavoro svolto finora con l’istituzione<br />
romana?<br />
Credo che insieme siamo cresciuti, ci<br />
siamo sviluppati, abbiamo rinforzato<br />
il rapporto con il pubblico, siamo ancora<br />
di più cercati all’estero. Ne sono<br />
più che felice. Naturalmente non ci si<br />
può fermare così! <strong>La</strong> tecnica, il suono,<br />
l’ascolto, la collaborazione, il lavoro di<br />
squadra e le opportunità per fare programmi<br />
interessanti sono in continuo<br />
sviluppo.<br />
Che cos’hanno di particolare i musicisti<br />
latini?<br />
Prima di tutto un senso della bellezza<br />
del suono, un senso tutto naturale<br />
del fraseggio. È una combinazione di<br />
poesia, direzione della frase e teatralità.<br />
Ho visto in questi anni un grande<br />
impegno e un gran lavoro di squadra<br />
dell’orchestra e di tutto l’ente. Non<br />
è ciò per cui l’Italia è conosciuta nel<br />
mondo, ma io vivo una situazione ottimale<br />
in questo senso.<br />
Oltre a fare concerti, con l’Orchestra<br />
dell’Accademia di Santa Cecilia ha<br />
registrato molti album. Che importanza<br />
hanno oggi i dischi nella reputazione<br />
e nel successo dei musicisti<br />
classici?<br />
Il disco è come una fotografia del<br />
momento. Per esempio, abbiamo registrato<br />
recentemente Otello di Giuseppe<br />
Verdi. Con certi titoli si entra in<br />
un pantheon di dischi abbastanza rari.<br />
Il disco è la documentazione del momento<br />
della storia di un ente artistico.<br />
Naturalmente, c’è anche l’aspetto<br />
commerciale. Le case discografiche<br />
tendono a guadagnarci qualcosa, ma<br />
è abbastanza difficile con la musica<br />
classica. A me interessa avere un ricordo<br />
storico.<br />
Si fanno tanti sforzi per allargare il<br />
pubblico della classica, che però rimane<br />
una minoranza. Perché secondo<br />
lei non è per le masse?<br />
Io non sono d’accordo. Direi che la<br />
definizione di musica classica è complessa.<br />
C’è quella più leggera, più soft,<br />
più hard, a seconda delle epoche. <strong>La</strong><br />
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