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INTERVISTE<br />
IL BIOLOGO CHE<br />
RINGIOVANISCE LE CELLULE<br />
Vittorio Sebastiano:<br />
«La riprogrammazione cellulare può<br />
riparare i danni causati dall’età»<br />
rativa, nel contrasto cioè alle malattie degenerative:<br />
se un tessuto smette di funzionare<br />
come prima, noi potremmo far tornare quel<br />
tessuto a uno stato funzionale».<br />
Questo significa anche allontanare<br />
la vecchiaia. La domanda, allora, è<br />
d’obbligo. Crede che la mortalità possa<br />
essere sconfitta un giorno?<br />
«Faccio una premessa. <strong>Il</strong> nostro obiettivo<br />
non è allungare la vita, ma curare quelle<br />
patologie il cui principale fattore di rischio<br />
è l’età, come artrite, malattie cardiovascolari<br />
e respiratorie, diabete, asma, cancro,<br />
Alzheimer. Se dimostriamo che queste cellule<br />
riprogrammate, una volta trapiantate,<br />
si comportano effettivamente come cellule<br />
giovani, allora riusciremo a contrastare anche<br />
quelle degenerazioni di tessuti e organi<br />
che sono all’origine di molte malattie causate<br />
dall’invecchiamento. Detto questo, le<br />
dico anche che io sono un biologo. E come<br />
tale sono fermamente convinto che non<br />
esistono dogmi. Tutti quelli che nel corso<br />
della storia della biologia sono stati postulati<br />
come tali, alla fine grazie alla ricerca sono<br />
stati superati. La mia opinione è che un giorno,<br />
combinando più tecnologie, in un certo<br />
qual modo si potrebbe quasi sconfiggere la<br />
morte biologica. D’altronde da un punto di<br />
vista cellulare già esiste l’immortalità: come<br />
leggere, altrimenti, il fatto che cellule germinali<br />
danno origine alle generazioni successive<br />
per ogni individuo? Di fatto già c’è un<br />
© Giovanni Cancemi/www.shutterstock.com<br />
continuum biologico».<br />
Lei è la dimostrazione che ci sono<br />
eccellenze italiane in giro per l’Italia.<br />
Ha avuto modo di vivere realtà differenti<br />
nel campo della ricerca. Cosa crede<br />
manca ancora al nostro Paese per<br />
essere competitivo in quest’ambito?<br />
«<strong>Il</strong> primo gap è senza ombra di dubbio<br />
quello economico: i finanziamenti per la ricerca<br />
in alcuni Paesi sono decisamente più<br />
abbondanti rispetto a quelli italiani, anche<br />
grazie all’impegno di finanziatori privati accanto<br />
a quelli pubblici. C’è, poi, sicuramente<br />
una questione di meritocrazia che spesso<br />
manca all’Italia. Detto questo, però, sono<br />
estremamente riconoscente al mio Paese,<br />
specie per quanto riguarda la formazione e<br />
l’istruzione».<br />
Una sorta di gap al contrario?<br />
«Esattamente. L’insegnamento italiano<br />
è unico nel suo genere. E le dico di più: la<br />
visione in un certo senso olistica dell’università<br />
italiana influisce e non poco sui miei studi<br />
e sulla mia ricerca, mi ha profondamente<br />
influenzato. Non dimenticherò mai gli studi<br />
di storia della biologia in cui mi sono immerso<br />
e da cui, in un certo senso, non sono mai<br />
riemerso: giganti come Spallanzani mi hanno<br />
profondamente influenzato. D’altronde<br />
le domande che si rivolgevano questi grandi<br />
geni della biologia, sono le stesse che continuiamo<br />
a porci. Cambiano le tecnologie,<br />
certo. Ma le domande restano le stesse».<br />
Chi è<br />
Dopo la laurea e il dottorato in biomedicina<br />
applicata all’Università di<br />
Pavia, il professor Vittorio Sebastiano<br />
ha vinto una borsa di post-dottorato<br />
al Max Planck Institute di Münster, in<br />
Germania in biomedicina molecolare.<br />
Nel 2009 si trasferisce al California<br />
Institute for Regenerative Medicine<br />
di Stanford. Oggi è professore alla<br />
Stanford University e ricercatore nel<br />
campo della biologia della riproduzione,<br />
ed è co-direttore del programma<br />
di dottorato in biologia delle cellule<br />
staminali e medicina rigenerativa, e<br />
direttore <strong>dei</strong> programmi “Transgenic<br />
Knockout e Tumor Model Service” e<br />
“Human Pluripotent Stem Cells Core<br />
Facility”. Ha vinto diversi riconoscimenti<br />
internazionali, tra cui il “Woods<br />
Family Faculty Scholar in Pediatric<br />
Translational Medicine” nel 2019 e<br />
l’AFAR (American Federation for<br />
Aging Research) Junior Investigator<br />
Awardee nel 2014.<br />
Vittorio Sebastiano.<br />
<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Febbraio 2020<br />
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