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Il Giornale dei Biologi - N. 2

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INNOVAZIONE<br />

© Sergey Nivens/www.shutterstock.com<br />

Rebus per la vita dell’uomo nello spazio<br />

Un progetto che unisce ricerca e industria per le missioni spaziali<br />

di Pasquale Santilio<br />

ReBus è un progetto coordinato e finanziato dall’Agenzia<br />

Spaziale Italiana (ASI), al quale partecipano Enea, Cnr,<br />

l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Thales Alenia Space,<br />

Kayser Italia, Telespazio e le Università degli studi di<br />

Tor Vergata, Pavia e Federico II di Napoli, quest’ultima nella<br />

veste di capofila con Stefania De Pascale responsabile scientifico.<br />

L’obiettivo del progetto è mettere a disposizione tecnologie<br />

e soluzioni innovative a sostegno della vita dell’uomo nello<br />

spazio durante le missioni di lunga durata sulla Luna e Marte.<br />

L’Agenzia Spaziale Italiana, nata nel 1988, in meno di due<br />

decenni si è affermata come uno <strong>dei</strong> più<br />

importanti attori mondiali sulla scena della<br />

scienza spaziale, delle tecnologie satellitari<br />

e dello sviluppo di mezzi per l’esplorazione<br />

del cosmo. Si è ritagliata un ruolo di primo<br />

piano sia a livello europeo, poiché l’Italia è<br />

il terzo paese che contribuisce in maggior<br />

misura all’Agenzia Spaziale Europea, che a<br />

livello mondiale. Infatti, ha un continuo e<br />

proficuo rapporto con la Nasa; a tal proposito, uno <strong>dei</strong> progetti<br />

più affascinanti è stata la costruzione e l’attività della Stazione<br />

Spaziale Internazionale.<br />

<strong>Il</strong> progetto triennale ReBus mira ad avviare una linea di<br />

ricerca nazionale finalizzata alla realizzazione di sistemi biorigenerativi<br />

di supporto alla vita degli astronauti, obiettivo<br />

fondamentale per l’esplorazione umana dello spazio prevista<br />

entro le prossime due decadi, così come indicato dall’agenda<br />

europea di Horizon 2020 e dalle roadmap dell’International<br />

Space Exploration Coordination Group e delle Agenzie spaziali<br />

italiana ed europea. <strong>Il</strong> sistema biogenerativo sarà basato<br />

Lo scopo è quello di mettere<br />

a disposizione tecnologie<br />

e soluzioni innovative per<br />

la vita dell’uomo nello spazio<br />

sull’integrazione di diversi organismi come piante, funghi, batteri<br />

e cianobatteri in modo da massimizzare l’uso delle risorse<br />

disponibili “in situ” e minimizzare, nel contempo, l’impiego di<br />

quelle esogene, riciclando la materia organica prodotta (residui<br />

alimentari, colturali e fisiologici). Nell’ambito del progetto,<br />

Enea svilupperà sistemi di decomposizione e compostaggio<br />

degli scarti organici, basati sull’utilizzo di consorzi batterici e<br />

insetti. Eugenio Benvenuto, responsabile del Laboratorio Biotecnologie<br />

dell’Enea ha evidenziato che “l’uomo può sopravvivere<br />

nello spazio, ma la sfida è garantire una permanenza<br />

“sostenibile” di lungo periodo. In questo contesto, i sistemi<br />

biogenerativi di controllo ambientale e supporto alla vita sono<br />

essenziali per rigenerare le risorse necessarie all’equipaggio,<br />

ridurre al minimo l’approvvigionamento<br />

dalla Terra trasferendo al settore spaziale<br />

conoscenze e tecnologie innovative da<br />

settori tradizionali quali l’agricoltura, l’ingegneria,<br />

con impatti in termini di sostenibilità<br />

ambientale, efficienza energetica ed<br />

economia circolare”.<br />

<strong>Il</strong> progetto ReBus, nel suo insieme, si<br />

propone di affrontare i principali aspetti<br />

critici legati a questa sfida tecnologica, prevedendo anche altre<br />

linee di ricerca che riguardano lo studio di sistemi innovativi<br />

per la coltivazione di piante e micro-ortaggi in avamposti<br />

planetari; l’impiego di “simulanti” di suoli lunari e marziani<br />

integrati con bioprodotti ottenuti dalla degradazione delle<br />

biomasse di scarto; la valutazione degli aspetti di qualità<br />

e sicurezza alimentare allo scopo di contribuire al benessere<br />

psicofisico dell’equipaggio e lo studio di molecole e prebiotici<br />

antistress recuperati dagli scarti; la definizione del contesto<br />

e degli scenari anche in vista del supporto tecnologico industriale<br />

ad attività di ricerca e realizzazione di prototipi.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Febbraio 2020<br />

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