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Il Giornale dei Biologi - N. 2

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INNOVAZIONE<br />

© encierro/www.shutterstock.com<br />

I neuroni Gps che conoscono il futuro<br />

Nell’ippocampo il meccanismo che ci aiuta a orientarci nello spazio<br />

Quale direzione prendere e soprattutto doverlo fare nel<br />

più veloce tempo possibile. Per un animale in fuga dal<br />

suo cacciatore, fare questo tipo di ragionamento è fondamentale<br />

per la propria sopravvivenza. La salvezza è<br />

legata anche alla capacità di poter immaginare scenari futuri, tra<br />

loro alternativi, e valutare quale di essi sia in grado di garantire le<br />

migliori chance di sopravvivenza.<br />

Alla base di questo complesso processo mentale ci sono i cosiddetti<br />

neuroni GPS, il sistema di navigazione del nostro cervello<br />

che permettono sia a noi, che ad altri animali, di orientarci nello<br />

spazio. Essi non solo tengono traccia della posizione passata e<br />

presente del soggetto, ma immaginano anche la sua posizione<br />

futura. Questa scoperta è stata fatta dal professor Loren Frank,<br />

insieme ai suoi colleghi dell’Università della<br />

California a San Francisco, autori di un articolo<br />

apparso sulla famosissima rivista “Cell”.<br />

Tutto è partito registrando l’attivazione<br />

neuronale e studiando il comportamento di<br />

alcuni topi collocati all’interno di un labirinto.<br />

In una versione un po’ più moderna di<br />

questo classico test da laboratorio, gli autori<br />

hanno registrato nei roditori l’attivazione<br />

delle cellule di posizione dell’ippocampo, così chiamate perché<br />

tengono traccia della posizione del soggetto durante il movimento<br />

nello spazio, funzionando come una sorta di navigatore neuronale<br />

sempre attivo. I dati di maggior interesse emersi da questo<br />

tipo di esperimento, si sono registrati quando i topi dovevano<br />

affrontare una biforcazione all’interno del labirinto, un bivio sostanzialmente.<br />

Si è potuto constatare infatti che in quella particolare<br />

situazione si attivavano in sequenza, oscillando di circa otto<br />

volte al secondo, le cellule GPS che rappresentavano la posizione<br />

del topo davanti al bivio, e le due possibili alternative dell’eventuale<br />

percorso futuro. Secondo lo studio <strong>dei</strong> ricercatori, questa è<br />

La scoperta è stata fatta da<br />

Loren Frank e dai colleghi<br />

dell’Università della<br />

California a San Francisco<br />

la traccia neurale del fatto che l’animale si stava rappresentando<br />

mentalmente le diverse possibilità o vie di fuga. Un particolare<br />

importante da evidenziare è che i segnali oscillatori delle cellule<br />

di posizione diventavano sempre più intensi man mano che l’animale<br />

si avvicinava in prossimità del punto decisivo.<br />

L’ipotesi più probabile è che l’ippocampo abbia la funzione di<br />

poter generare una sorta di menù degli eventuali scenari possibili,<br />

in base al quale altre parti del cervello possono poi decidere<br />

quale opzione poter scegliere, tenendo però sempre conto di numerosi<br />

altri fattori che possono condizionare la scelta, come ad<br />

esempio la situazione di pericolo imminente, gli eventuali bisogni<br />

dell’organismo, come gli stati di fame e di sete, o lo stato emotivo<br />

del soggetto, come può essere lo stato di paura dettata dalla<br />

particolare situazione. Un’altra importante<br />

scoperta rilevata da questo studio è che<br />

i neuroni GPS tengono anche traccia della<br />

direzione in cui il soggetto si sposta. Quando<br />

infatti il topo si muoveva lungo un tratto<br />

del labirinto, si attivavano, alternativamente,<br />

sia le cellule di posizione per la direzione intrapresa<br />

sia quelle per la direzione opposta,<br />

con un’oscillazione ad alta frequenza anche<br />

in questo caso.<br />

In sostanza è come se il topo durante il tragitto facesse questo<br />

tipo di ragionamento: «Sto andando da questa parte, ma potrei<br />

anche girarmi e andare nella direzione opposta. Riteniamo<br />

che tutto questo dimostri che l’ippocampo non è solo responsabile<br />

della registrazione degli eventi del passato e dell’elaborazione<br />

del presente, ma anche dell’immaginazione del futuro», ha commentato<br />

il professor Loren Frank. «La nostra ricerca è solo un<br />

primo passo, ma ci apre nuove strade per studiare in che modo<br />

gli scenari immaginati vengono generati e valutati nel cervello<br />

mentre gli animali prendono le decisioni». (M. M.).<br />

62 <strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Febbraio 2020

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