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DI MAGAZINE cover MENA MARANO _ ARAV FASHION GROUP

Molti sono convinti che l'imprenditorialità sia scritta nel codice genetico. Diverse ricerche dimostrano però il contrario: imprenditori si diventa, soprattutto con una adeguata formazione (oltre che, ovviamente, con l'esperienza). Non si può negare, tuttavia, che alcuni abbiano come dotazione naturale una «marcia in più» per svolgere questo particolare tipo di attività: la capacità di leadership, di ragionare con la propria testa, di saper attendere i risultati dei propri sforzi; ma anche la creatività, l'elasticità mentale, la facilità di stabilire buone relazioni umane e una equilibrata propensione al rischio. Purtroppo, solo pochi hanno tutte queste doti insieme: ecco perché è con grande orgoglio che vi presento una donna che rappresenta l’emblema di tutte queste attitudini. Lei è Mena Marano, una giovane imprenditrice che è riuscita, in pochi anni, a conquistare la pole position del fashion system internazionale. Amministratrice delegata di ARAV srl: due decenni di storia che cercheremo di raccontare per rendere omaggio agli ambiziosi traguardi raggiunti. [...]

Molti sono convinti che l'imprenditorialità sia scritta nel codice genetico. Diverse ricerche dimostrano però il contrario: imprenditori si diventa, soprattutto con una adeguata formazione (oltre che, ovviamente, con l'esperienza). Non si può negare, tuttavia, che alcuni abbiano come dotazione naturale una «marcia in più» per svolgere questo particolare tipo di attività: la capacità di leadership, di ragionare con la propria testa, di saper attendere i risultati dei propri sforzi; ma anche la creatività, l'elasticità mentale, la facilità di stabilire buone relazioni umane e una equilibrata propensione al rischio. Purtroppo, solo pochi hanno tutte queste doti insieme: ecco perché è con grande orgoglio che vi presento una donna che rappresenta l’emblema di tutte queste attitudini. Lei è Mena Marano, una giovane imprenditrice che è riuscita, in pochi anni, a conquistare la pole position del fashion system internazionale. Amministratrice delegata di ARAV srl: due decenni di storia che cercheremo di raccontare per rendere omaggio agli ambiziosi traguardi raggiunti. [...]

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CaptainJACK

REMEMBER

the music is in my head

Nella foto lo staff di RMI 91.300

on RADIO MONTOTTONE INTERNATIONAL since 1979

(...) perché quella a cui tenevi davvero, beh' era

sempre lei a lasciare te! Anni spensierati che

nonostante potessero essere a volte offuscati dai

problemi tipici che ogni adolescente affronta in

questa fase della sua vita, di solito rimane un

ricordo piacevole che ci si porta dietro per sempre.

Proprio come capita a me oggi. E chi se li

dimentica i pomeriggi estivi a giocare a pallone in

qualche campetto di periferia o le mattine a

inseguire quello stesso pallone lungo le distese di

sabbia? Perché facevamo forse altro in quei giorni

d'estate di fine anni '60 che pensare al pallone?

Badate bene che era prima che perdessimo la

nostra guerra contro le ragazze, quando ancora

facevamo fatica ad ammettere che ci piacessero,

quando nascondevamo l'idea di stringerle

teneramente per mano e accettare la resa. Al mare

in autobus, con le scarpe eicalzini,agiocarea

biliardino (….male e con frullata annessa) a sentire

terribile musica dance italiana e aspettare il

Festivalbar la sera, quando una sorella o un fratello

più grande ti spiegavano quale fosse la differenza

fra esibirsi dal vivo e cantare in playback. Quaranta

minuti il viaggio d'andata, quaranta quello di

ritorno, due ore di partita, sudati da far schifo e un

ombrellone neanche a pagarlo. Era interdetto ai

minori di 18 anni portarsi l'ombrellone al mare….

quello di casa non te lo avrebbero mai lasciato i

tuoi genitori, che sapevano quanto eri coglione e

quanto avresti pensato di trasformare anche quello

in un palo e magari dimenticarlo lì. Grupponi di soli

ragazzi, manco belli da vedere, con l'adolescenza

esplosa addossa sotto forma di peli e odori poco

rassicuranti. Certo…. niente perizomi e brasiliane

in giro, ma anche se fosse, quello è un pallone,

vuoi mettere? La domenica aveva una sua

sacralità; guai a rinunciare alle feste private.

Ricordo che eravamo inseparabili amici io, Leo,

Lallo, Savino, Eros, Ivano, Daniele e Massimo e di

domenica pomeriggio, in una sorta di tour

itinerante nelle case dei nostri genitori allestivamo,

con una modesta consolle e due o tre faretti

colorati per dare una parvenza da sala da ballo,

quel luogo “sacro” dove potersi ritrovare e

corteggiare le ragazze del paese evitando occhi

indiscreti. Per noi era già gran cosa. Sgombrati da

tavolo divani e quant'altro, i soggiorni di case

rispettabilissime si trasformavano dunque in

pseudo-Studio54 o la discoteca di quei tempi. La

porta chiusa, si fumava di nascosto per sembrare

più grandi, più machi, rinunciando a far penetrare

una fresca ventata d'aria salubre nella stanzetta

satura ormai di un intossicante fumo (erano gli

esordi inconsapevoli di futuri convertiti al

tabagismo). Gli anni della prima Disco Music… in

tanti si esibivano alla maniera dei big. Sempre il

solito particolare personaggio di turno che

prediligeva dedicarsi alle luci ed imperterrito

pigiava a tempo di musica gli interruttori del

lampadario al fine di ricreare un improbabile effetto

psichedelico, ma non appena la puntina del

giradischi leggeva le prime note di un lento,

Pensiero D'amore di Mal dei Primitives, Fortuna dei

Procol Harum e l'inossidabile Sampa PaTi di

Carlos Santana, la luce veniva regolarmente

spenta quasi del tutto e appassionate coppie si

congiungevano al centro della stanza incuranti che

da un momento all'altro potessero sopraggiungere

i genitori. Ma la vera occasione che ci permise di

dare libero sfogo ai nostri impetuosi desideri

giovanili ce la offrirono mamma e papà nel

concedendomi l'intero garage della nostra casa di

campagna… divenne subito il luogo deputato a

memorabili feste di compleanno. Con molto

impegno, materiali di fortuna e con le strane scritte

pacifiste sui muri del tipo “mettete i fiori nei vostri

cannoni … oppure ama il tuo cane come te stesso”

e cosi via, avevamo finalmente il nostro club

privato. Il garage trasformato fu pari ad una

velocissima meteora e costituì una fase importante

nelle nostre vite: un passaggio tanto fulmineo

quanto indimenticabile. Collegammo un solo piatto,

il LENCO, ad un poco più che essenziale mixer a

tre canali…. al centro una luce stroboscopica che

creava affascinanti illusioni ottiche, tutte intorno le

sedie che ogni sabato pomeriggio prelevavamo

dallacucinadicasamiacheeraliapochipassi.

Ovviamente eravamo dotati dalle autorizzazioni dei

miei genitori e perciò il club visse sotto un profilo

molto underground. Più tardi arrivarono le

discoteche e questi luoghi di ritrovo finirono per

svanire. A non svanire però sono le sensazioni che

restano tatuate nella mia mente e nel mio cuore.

LA MUSICA COMUNQUE SIA È UN TERRENO

RICCO DI STORIE DA RACCONTARE E DA

SCOPRIRE, LA COLONNA SONORA DELLA

NOSTRA VITA, DELLE NOSTRE PASSIONI E

DELLE NOSTRE AVVENTURE.

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