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DI MAGAZINE cover MENA MARANO _ ARAV FASHION GROUP

Molti sono convinti che l'imprenditorialità sia scritta nel codice genetico. Diverse ricerche dimostrano però il contrario: imprenditori si diventa, soprattutto con una adeguata formazione (oltre che, ovviamente, con l'esperienza). Non si può negare, tuttavia, che alcuni abbiano come dotazione naturale una «marcia in più» per svolgere questo particolare tipo di attività: la capacità di leadership, di ragionare con la propria testa, di saper attendere i risultati dei propri sforzi; ma anche la creatività, l'elasticità mentale, la facilità di stabilire buone relazioni umane e una equilibrata propensione al rischio. Purtroppo, solo pochi hanno tutte queste doti insieme: ecco perché è con grande orgoglio che vi presento una donna che rappresenta l’emblema di tutte queste attitudini. Lei è Mena Marano, una giovane imprenditrice che è riuscita, in pochi anni, a conquistare la pole position del fashion system internazionale. Amministratrice delegata di ARAV srl: due decenni di storia che cercheremo di raccontare per rendere omaggio agli ambiziosi traguardi raggiunti. [...]

Molti sono convinti che l'imprenditorialità sia scritta nel codice genetico. Diverse ricerche dimostrano però il contrario: imprenditori si diventa, soprattutto con una adeguata formazione (oltre che, ovviamente, con l'esperienza). Non si può negare, tuttavia, che alcuni abbiano come dotazione naturale una «marcia in più» per svolgere questo particolare tipo di attività: la capacità di leadership, di ragionare con la propria testa, di saper attendere i risultati dei propri sforzi; ma anche la creatività, l'elasticità mentale, la facilità di stabilire buone relazioni umane e una equilibrata propensione al rischio. Purtroppo, solo pochi hanno tutte queste doti insieme: ecco perché è con grande orgoglio che vi presento una donna che rappresenta l’emblema di tutte queste attitudini. Lei è Mena Marano, una giovane imprenditrice che è riuscita, in pochi anni, a conquistare la pole position del fashion system internazionale. Amministratrice delegata di ARAV srl: due decenni di storia che cercheremo di raccontare per rendere omaggio agli ambiziosi traguardi raggiunti. [...]

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APPENA È STATO ANNUNCIATO

IL PRIMO LOCKDOWN, L'8

MARZO 2020, DIVENTATA

COLLETTORE DI ISTANZE,

SFOGHI E LEGITTIME

PREOCCUPAZIONI DEGLI

IMPRENDITORI PENSAI CI

FOSSE UN GRAVE

SCOLLAMENTO TRA GOVERNO

NAZIONALE E REGIONALE E

PROFESSIONISTI, DATORI DI

LAVORO E LAVORATORI.

Di sicuro, una delle cause era la comunicazione

istituzionale che si è dimostrata troppo “edulcorata”

rispetto la realtà. L'ira e la frustrazione del mondo

economico, messo in ginocchio dall'emergenza

sanitaria, nel corso dei mesi aumentano con il

susseguirsi dei decreti nazionali e delle ordinanze

regionali che con risposte inadeguate e troppo

autoreferenziali si dimostrarono sorde al grido delle

più colpite vittime economiche del virus. La forbice tra

politica italiana definita “casta” e i provvedimenti

tempestivi e più incoraggianti a favore di settori

economici e lavoratori colpiti promossi in Paesi come

la Germania, la Francia e La Gran Bretagna hanno

segnato il colpo di grazia e confermato come siano

lontani dalla realtà certi politici e tecnici per anni

beneficiari di privilegi e tutele ancora più

incomprensibili in piena crisi. Parte così l'idea di un

format televisivo “La Parola alle imprese” che mira a

concedere, all'interno di uno spazio di 8/10 minuti, la

parola agli imprenditori di diversi settori per

denunciare la loro situazione ai governanti in piena

crisi economica. Oltre 25 puntate registrate e andate

in onda da fine marzo a luglio 2020 su una tv locale

con copertura regionale. Un format di

approfondimento trasmesso all'interno dei TG di

informazione e attualmente visibili su You Tube, vari

canali social e siti istituzionali di diversi enti e

associazioni. Al suo interno, il racconto del lavoratore

positivo trovato in azienda e da isolare per non

bloccare la catena produttiva di Premiati Oleifici

Barbera. Ci racconta Manfredi Barbera che non ha

potuto fermarsi perché serviva la Grande

Distribuzione, non poteva restare in attesa di regole e

protocolli di sicurezza varati solo dopo mesi dalla

circolazione del virus. Le regole sono nate in azienda

e hanno preso forza dalla tenacia e disperazione di

proseguire innovando. Ma i racconti sono tanti e non

tutti positivi e si raccolgono le testimonianze di altri

imprenditori costretti a fermarsi prima eachiudere

poi definitivamente a causa della crisi. Tra queste

ultime, indimenticabile è stata l' intervista registrata

negli abbandonati Acacia Palace Hotel di

Campofelice di Roccella, alle porte di Cefalù e di

Marina di Ragusa: due resort di lusso tra i più richiesti

di turisti facoltosi stranieri. In essa, le denunce delle

crescenti difficoltà economiche per via delle

numerose disdette delle prenotazioni, l'applicazione

di nuove clausole internazionali per la salvaguardia

dai possibili fallimenti dei più grandi tour operator

europei, le insufficienti risorse economiche concesse

come ristoro dai governanti e le angosce legate ai

rischi di responsabilità civili e penali verso i lavoratori

a rischio di contagio. Queste ultime risuonavano

incomprensibili e inaccettabili per i datori di lavoro,

come l'Ing, Cesare Madia, che avevano attuato tutte

le forme di prevenzione e sicurezza sanitaria

all'interno dei propri resort. Un'Associazione Datoriale

del Sud guidata dall'unica donna Presidente diventa

così in piena crisi best practices in termini di

innovatività nel dare voce ai propri associati per i

presidenti uomini delle altre Confederazioni Territoriali

più anziane e tradizionali. Ma il periodo è durissimo

sotto molti altri aspetti e non c'è tempo di

festeggiamenti che bisogna subito far fronte ad altre

emergenze. I casi di violenze fisiche e psicologiche,

offese, ricatti e molestie contro le donne aumentano

anche nell'Isola e si vestono di nuove forme.

Diventano digitalizzate ancor prima degli strumenti di

tutela, prevenzione e protezione a disposizione. Così

chi lavora sempre più connesso: in smart working,

attraverso teleconferenze, gruppi di messagistica

istantanea o chi cerca di rafforzare la comunicazione

aziendale attraverso i nuovi canali social deve iniziare

a fare i conti con l'altra faccia della “libertà” concessa

dalle relazioni online molto più aperte e disinibite. Le

imprese devono essere sensibilizzate ai nuovi rischi e

alle vittime deve essere fornito uno strumento digitale

di facile e immediato accesso. Inoltre, alle istituzioni,

parti sociali e governanti devono essere forniti nuovi

dati per comprendere il fenomeno e proporre

correttivi. Le donne molestate in luoghi di lavoro

virtuali, già penalizzate dalla crisi economica, non

devono rimanere in silenzio e prive di strumenti per

evitare che crollino e rinuncino al lavoro. Nasce così

l' Osservatore Digitale contro le molestie e violenze

nei luoghi di lavoro, 6Come6.org, quale strumento

attuativo dell'Accordo siglato tra Confapi Sicilia e

CGIL, CISL e Uil per contrastare tali fenomeni nei

luoghi di lavoro. 6come6.org nasce come un punto

neutrale di osservazione e di denuncia digitale facile,

veloce e sicuro nel contrasto alle molestie e violenze

nei luoghi di lavoro. Ho pensato di identificarlo con il

nome “6come6” per rievocare le tutele e le protezioni

introdotte dalla storica normativa in materia di

sicurezza sul posto di lavoro, Legge 626 dell'anno

1994 e successive modifiche e integrazioni, in

un'ottica di mainstreaming. L'auspicio è che la

prevenzione e il contrasto a condotte discriminatorie

e lesive dell'integrità psico-fisica dei lavoratori vittime

di violenze e molestie diventino pratiche condivise e

6come6

CONFAPI

sicilia

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