aggiornamento - OMCEO VR
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studiava il comportamento animale in<br />
laboratorio, formatosi alla Scuola Funzionalista<br />
di Chicago.<br />
Egli affermava nell’articolo suddetto<br />
che “la psicologia dal punto di vista di<br />
un comportamentista veniva definita<br />
come un settore sperimentale delle<br />
scienze naturali il cui scopo è la previsione<br />
ed il controllo del comportamento”.<br />
L’oggetto di studio del comportamentismo<br />
era il comportamento osservabile<br />
intersoggettivamente.<br />
Il metodo di studio rimaneva rigorosamente<br />
quello sperimentale, con le<br />
stimolazioni ambientali come variabili<br />
indipendenti ed il comportamento, la<br />
risposta dell’organismo come variabile<br />
dipendente.<br />
Secondo Watson, e i comportamentisti<br />
in genere, se la Psicologia voleva essere<br />
una scienza, doveva scegliere<br />
come oggetto di studio qualcosa che<br />
fosse suscettibile di essere osservato<br />
naturalisticamente.<br />
Per Watson dovevano essere rifiutati<br />
come oggetto di studio i contenuti della<br />
coscienza, che sono esperienze<br />
private e non osservabili intersoggettivamente.<br />
Doveva essere inoltre respinto come<br />
metodo di ricerca quello che non si<br />
mostrava suscettibile degli stessi<br />
controlli che sono utilizzati in tutte le<br />
scienze naturali.<br />
Il Comportamentismo non si sarebbe<br />
però sviluppato se non avesse poggiato<br />
le sue basi nelle ricerche e nelle<br />
scoperte realizzate in precedenza, nel<br />
1904, da un grande fisiologo russo:<br />
Pavlov e da un grande psicologo<br />
sperimentale americano: Thorndike nel<br />
1911.<br />
Pavlov, fra le altre cose, fu colui che<br />
scoperse e formalizzò il “CONDIZIO-<br />
NAMENTO CLASSICO” pilastro fondamentale<br />
di tutto il comportamentismo,<br />
anche ai giorni nostri.<br />
Pavlov studiò l’animale, non l’uomo, e<br />
scoperse che ogni soggetto possedeva<br />
un corredo di atti riflessi, che<br />
venivano evocati automaticamente alla<br />
presentazione di stimoli adeguati.<br />
Chiamò stimolo incondizionato lo<br />
stimolo che scatenava in queste situazioni<br />
il riflesso, e riflesso incondizionato<br />
(noi diremmo risposta incondizionata)<br />
l’atto, la risposta evocata.<br />
Se uno stimolo indifferente (noi chiameremmo<br />
stimolo neutro), cioè incapace<br />
di per sé di evocare il riflesso<br />
incondizionato, veniva presentato ripetutamente<br />
in contiguità temporale con<br />
VERONA MEDICA<br />
AGGIORNAMENTO<br />
lo stimolo incondizionato, esso veniva<br />
associato a questo ed era in grado di<br />
provocare il riflesso (il ben noto suono<br />
del campanello, che produceva la<br />
secrezione salivare e gastrica del cane<br />
anche senza la presentazione del<br />
cibo).<br />
A questo punto il nuovo stimolo fu definito<br />
stimolo condizionato, e il conseguente<br />
riflesso fu definito risposta condizionata.<br />
Thorndike sistematizzò nel suo libro<br />
del 1911: “Animal intelligence” quanto<br />
aveva scoperto a proposito dell’apprendimento<br />
animale:<br />
1) l’apprendimento si sviluppa in modo<br />
casuale in seguito a tentativi ed errori;<br />
2) le risposte corrette tendono ad<br />
essere ripetute, mentre quelle erronee<br />
tendono ad essere abbandonate, per<br />
cui l’animale riduce progressivamente<br />
il numero di risposte erronee e aumenta<br />
il numero di risposte corrette,<br />
riducendo così gradualmente i tempi<br />
di soluzione del problema (adesso noi<br />
diremmo che questo è il principio del<br />
condizionamento operante); 3) i comportamenti<br />
più spesso esercitati sono<br />
appresi più saldamente, ed è più facile<br />
che siano di nuovo emessi in situazioni<br />
analoghe a quelle in cui sono stati<br />
appresi (questo oggi verrebbe definito:<br />
processo di generalizzazione).<br />
La Psicologia Comportamentista iniziò<br />
quindi a studiare le associazioni stimolo-risposta<br />
(S-R), ossia come dipende<br />
il variare delle risposte (variabile<br />
detta perciò dipendente) al variare<br />
degli stimoli (variabile detta perciò indipendente).<br />
Watson era convinto della vastissima<br />
applicabilità pratica della psicologia<br />
così definita, in ciò dimostrandosi figlio<br />
del suo tempo e della sua Nazione,<br />
quell’America che aveva ormai sposato<br />
decisamente il Funzionalismo ed<br />
il Pragmatismo.<br />
(Da ricordare con curiosità, a proposito<br />
di questa vasta applicabilità, che<br />
Watson fu licenziato per ragioni molto<br />
personali dalla sua Università e fece<br />
fortuna, come uomo d’affari, applicando<br />
le sue conoscenze alla pubblicità)<br />
Egli impiegò però 6 anni per applicare<br />
le sue scoperte in ambito umano, psicopatologico,<br />
ed indurre, con tecniche<br />
di condizionamento classico, una<br />
nevrosi fobica in un bambino, il famoso<br />
“little Albert”.<br />
Era il 1919.<br />
Si apriva così la strada alla Terapia<br />
Comportamentale, che, come si può<br />
evincere da quanto illustrato, non è<br />
affatto nata in contrapposizione alla<br />
Psicoanalisi, come purtroppo ancora<br />
molti autorevoli comportamentisti pensano<br />
(Meazzini 2004), ma ha seguito<br />
una sua evoluzione spontanea e naturale<br />
nell’ambito della nascita e dello<br />
sviluppo della Psicologia Moderna.<br />
Sottolineo ciò perché, in tanti anni di<br />
ricerca e di esperienza personali, ho<br />
potuto rilevare quanto tempo sia stato<br />
perso, e quante energie intellettuali<br />
siano state sprecate, e quanti danni<br />
siano stati arrecati da questa sterile<br />
contrapposizione.<br />
I Comportamentisti di maggior spicco<br />
della prima generazione, a cavallo del<br />
periodo precedente la seconda Guerra<br />
Mondiale e immediatamente successivo<br />
(dagli anni 30 agli anni 50 circa<br />
del secolo scorso) furono Eysenk,<br />
Wolpe e Skinner.<br />
Skinner ebbe, ed ha, particolare rilevanza<br />
perché fu lui ad individuare ed<br />
a sistematizzare, oltre al condizionamento<br />
classico, un’altra forma di apprendimento,<br />
che si rivelerà molto importante<br />
per gli esseri umani: il CON-<br />
DIZIONAMENTO OPERANTE: i comportamenti<br />
(detti operanti) emessi<br />
spontaneamente dal soggetto<br />
aumentano o diminuiscono la loro<br />
probabilità di essere emessi a seconda<br />
del RINFORZO (premio o punizione)<br />
che l’organismo riceve in corrispondenza<br />
della loro emissione.<br />
Tutti i terapeuti del comportamento,<br />
fino a quel momento, proprio per le<br />
premesse teoriche da cui partivano<br />
(necessità di applicare il metodo<br />
scientifico anche alla clinica) dedicarono<br />
la loro ricerca ed il loro intervento<br />
clinico ai singoli comportamenti, sia<br />
che questi rientrassero nell’ambito della<br />
cosiddetta norma, sia della cosiddetta<br />
anormalità.<br />
I primi Comportamentisti faticavano a<br />
concepire un comportamento non rientrante<br />
nella norma come un qualcosa<br />
di rilievo e di significato psicopatologico,<br />
e cioè un “sintomo”.<br />
Molti allora ritenevano, infatti, che un<br />
comportamento “abnorme” fosse solo<br />
il prodotto di una “stimolazione ambientale<br />
abnorme”.<br />
Doveva essere presa in considerazione<br />
ed affrontata la singola fobia, il<br />
singolo “comportamento” disturbante<br />
o disabilitante.<br />
Più comportamenti a valenza psicopatologica<br />
dovevano essere quindi<br />
affrontati in successione.<br />
Eysenk propose una visione sintetica<br />
delle problematiche psicopatologiche<br />
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