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La morte<br />

di Cavour<br />

Camillo Benso conte di Cavour<br />

nacque il 10 agosto 1810, secondo<br />

figlio del marchese Michele Antonio<br />

Benso di Cavour e di Adelaide<br />

Susanne, detta Adèle, De Sellon<br />

d’Allaman, sposata nel 1805. Il padre<br />

morì a 69 anni nel 1850 e la madre a<br />

66 anni nel 1846, forse di tubercolosi.<br />

L’unico fratello, Gustavo, nato nel<br />

1806, morì nel 1864, a 58 anni. Venne<br />

descritto di carattere chiuso e con<br />

problemi di depressione. (1)<br />

Cavour fu un ragazzo robusto che<br />

non arrivava al metro e sessanta (per<br />

il tempo una statura media). Dai nove<br />

ai sedici anni frequentò l’Accademia<br />

Militare. Dice di lui lo storico Denis<br />

Mack Smith: “Era intraprendente e<br />

vivace ma anche testardo e chiassoso.<br />

Era indisciplinato e costantemente<br />

in cerca di divertimenti”.<br />

Dalle biografie si derivano tre caratteristiche<br />

importanti per una storia<br />

clinica. Era un ottimo mangiato e<br />

questo lo portò ad essere obeso nell’età<br />

matura e sofferente di gotta. Era<br />

probabilmente affetto da quella che<br />

oggi si definisce “sindrome metabolica”<br />

(obesità viscerale, iperlipemia,<br />

infiammazione vascolare e ipertensione<br />

arteriosa sistemica cronica). Era<br />

un uomo che “spesso appariva molto<br />

scoraggiato e stanco” diceva di lui il<br />

fratello marchese Gustavo. E di sé,<br />

scrivendo alla sua amante Bianca<br />

Ronzani (2) : “Sono un amico i cui capelli<br />

incanutiscono, che il lavoro rende<br />

spesso preoccupato e malinconico”<br />

e “la vecchiaia prematura è cagionata<br />

da dolori morali d’impareggiabile<br />

amarezza”. La fragilità nervosa era una<br />

delle caratteristiche di molti<br />

membri della famiglia Benso di Cavour<br />

e in Camillo si manifestava nei<br />

rapidi cambiamenti d’umore, nei frequenti<br />

accessi di collera, nelle crisi<br />

depressive di cui abbiamo notizie fin<br />

dalla giovinezza. Si dice che alla vigilia<br />

della 2° guerra d’Indipendenza<br />

avesse meditato il suicidio. Il terzo elemento<br />

pare il meno interpretabile.<br />

Particolarmente negli ultimi anni<br />

Cavour era colpito da brevi e ricor-<br />

STORIA DELLA MEDICINA<br />

renti indisposizioni caratterizzate da<br />

febbre ed diagnosticate dai medici<br />

consultati, come infiammazioni intestinali.<br />

In particolare, nel 1852, di<br />

seguito ad un attacco più importante<br />

dei precedenti, venne curato dal medico<br />

Tarello con abbondanti salassi.<br />

Cavour soffriva di due malattie ricorrenti:<br />

una forma di gotta o “gotta sciatica”<br />

che affliggeva anche il padre ed<br />

il fratello, che curava con alterna<br />

fortuna con applicazioni di olio di marroni<br />

(lo dice D.M. Smith). La seconda<br />

dovette essere la malaria. Può essere<br />

rilevante che la sua carnagione, normalmente<br />

rosea, avesse virato, nel<br />

corso degli anni verso un generale ingiallimento.<br />

Gli ultimi due episodi, di febbre e<br />

dolori addominali, riportati prima della<br />

malattia mortale, sono del novembre<br />

e del Natale 1860. Con tutta probabilità<br />

questi ultimi due fatti erano l’epifenomeno<br />

più evidente di una malaria<br />

cronica contratta nella tenuta di Leri,<br />

dove Cavour si recava periodicamente<br />

e dove la coltivazione più importante<br />

era a riso. Certamente il 18<br />

e 19 maggio 1861, Cavour fu a Leri.<br />

Era ilo periodo di inondazione delle<br />

risaie e, di conseguenza, di maggior<br />

proliferazione delle zanzare. Da buon<br />

cocciuto trascurò le raccomandazione<br />

dei suoi contadini di non uscire<br />

all’aperto dopo il calar del sole.<br />

Il 26 maggio lo statista Salmour gli<br />

fece visita a Torino e si allarmò vedendo<br />

che il bianco dell’occhio gli era<br />

diventato giallastro e la pelle aveva<br />

un pallore mortale. Cavour ammise di<br />

non sentirsi bene e attribuì il suo<br />

cattivo stato di salute ai dissensi con<br />

Rattazzi e allo scontro con Garibaldi<br />

alla Camera.<br />

Il 29 maggio il conte cenò col fratello<br />

Gustavo ed il nipote Ainardo. Ci guida<br />

il resoconto della nipote Giuseppina<br />

Alfieri che ci informa che Cavour<br />

“mangiò di buon appetito. Dopo cena<br />

andò a fumare un sigaro in terrazzo<br />

ma, preso da leggeri brividi, presto<br />

rientrò in salotto e si ritirò nel suo appartamento”.<br />

Ma pare che Cavour,<br />

quella sera, si sia recato a far visita a<br />

Bianca Ronzani. Si trattenne per<br />

pochi minuti. Era particolarmente<br />

accaldato. Si fece servire una bibita<br />

gelata e ritornò al suo palazzo. Quella<br />

notte il conte venne colto da un<br />

vomito violento seguito da intensi<br />

dolori addominali. Temendo un attacco<br />

apoplettico Cavour mandò<br />

immediatamente a chiamare il dottor<br />

Rossi allievo del già citato dottor<br />

Tarello che ordinò un primo salasso,<br />

che parve efficace sul vomito. Il mattino<br />

successivo ne venne effettuato<br />

un secondo e nel pomeriggio un<br />

terzo. (3) La febbre alta fino al 30, svanì<br />

durante la notte ed il mattino del 31<br />

Cavour, essendosi svegliato in ottima<br />

forma, convocò a casa i suoi ministri.<br />

Ma nella notte ritornarono prima i<br />

brividi e poi la febbre alta accompagnata,<br />

questa volta, dal delirio. La<br />

mattina del 1° giugno, il dottor Rossi,<br />

nel tentativo di contrastare la febbre,<br />

somministrò del chinino ma il farmaco<br />

indusse un vomito violento ed il giorno<br />

dopo il medico praticò ancora due<br />

salassi. Il mattino del 2 giugno, Giuseppina<br />

trovò lo zio “pallido, abbattuto,<br />

assorto, le mani fredde come<br />

il marmo”. Qualche ora dopo la febbre<br />

ritornò violentissima e con essa il<br />

delirio. Il dottor Rossi cercò l’aiuto del<br />

dottor Maffoni. I due medici concordarono<br />

la diagnosi: “congestione con<br />

minaccia di versamento al cervello”<br />

(crisi ipertensiva?). Terapia: salassi<br />

(manco a dirlo) e chinino per contrastare<br />

la febbre. Ma ancora una volta<br />

Cavour non riuscì ad assumere il<br />

chinino. Quella sera la febbre ritornò<br />

e apparvero nuovi segni e sintomi: un<br />

delirio intermittente, l’incapacità a<br />

leggere (lo disse lui stesso ai familiari),<br />

difetti di coagulazione (le aree<br />

delle flebotomie sanguinavano assai<br />

facilmente) e un’accentuazione del<br />

colorito giallastro della pelle (probabilmente<br />

ittero). Durante tutta la malattia<br />

il conte fu capace di alzarsi a<br />

sedere senza sintomi di prostrazione<br />

VERONA MEDICA 31

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