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e debolezza estrema. Di quei giorni<br />
scrisse l’amico Michelangelo Castelli:<br />
“Riconosceva le persone, rispondeva<br />
giusto, ma dopo poche parole divagava<br />
subito”.<br />
Come precedentemente disposto dal<br />
conte, la mattina del 4 giugno fu mandato<br />
a chiamare padre Giacomo da<br />
Poirino, della chiesa della Madonna<br />
degli Angeli. All’amico Carlo Farini<br />
disse: “Mi sono confessato ed ho ricevuto<br />
l’assoluzione”. (4) Disperata, Giuseppina<br />
convocò anche il medico di<br />
corte: dottor Riberi che confermò la<br />
diagnosi dei colleghi: “Infiammazione<br />
alla base del cervello prodotto da<br />
afflusso di sangue alla testa”.<br />
Cavour morì poco dopo le sette del<br />
mattino il sei giugno 1861 “avendo<br />
parlato fino ad un’ora prima.” “Due<br />
deboli rantoli subito repressi ci avvertirono<br />
che senza sofferenza, senza<br />
agonia, egli avevo reso l’anima a Dio”,<br />
scrisse la nipote.<br />
Riguardo alla malattia mortale del<br />
conte, ci sono i fatti certi: la sua acuzie;<br />
all’inizio febbre e dolori addominali;<br />
delirio “fluttuante”; problemi di<br />
coagulazione ed ittero.<br />
Tutti da interpretare sono i momenti di<br />
incapacità a leggere (alessia) forse<br />
anch’essi intermittenti. Ufficialmente<br />
si disse che “Cavour, già malarico<br />
cronico per un’infezione contratta<br />
nelle risaie di Leri, fu vittima di una<br />
forma “perniciosa comitata” delirante<br />
con febbre di tipo terzenario”. In effetti<br />
la malattia mortale di Cavour ha<br />
aspetti clinici che fanno pensare alla<br />
malaria maligna.<br />
Ma non sono pochi i dati che contraddicono<br />
questa ipotesi. Il malato<br />
soffriva di malaria cronica e quindi<br />
aveva certamente sviluppato un<br />
qualche grado di immunità.<br />
D’istinto ho pensato ad una atrofia<br />
giallo acuta del fegato. Il professor<br />
Venerino Poletti, dell’Ospedale Pierantoni<br />
di Forlì, ha ipotizzato una porpora<br />
trombotica trombocitopenica descritta<br />
da Moschovitz nel 1924.<br />
Quanto detto potrebbe essere sufficiente<br />
per raccontare la morte di Cavour:<br />
delle vicende che la precedettero,<br />
della diagnosi fumosa di morte<br />
(neanche il pur significativo contributo<br />
di Poletti, appare del tutto convincente).<br />
Ma ormai tutti apparteniamo<br />
al mondo di Wikileaks e qualcuno di<br />
noi ha letto “Il cimitero di Praga” di<br />
Eco. Dunque, a mio avviso, ci sta di<br />
fare menzione dell’ipotesi formulata<br />
poco dopo la morte del conte, di un<br />
STORIA DELLA MEDICINA<br />
veneficio commesso dai servizi segreti<br />
francesi.<br />
L’ipotesi si trova in un volumetto pubblicato<br />
dalla casa editrice “Bandiera<br />
dello studente” di Torino, nel 1870, dal<br />
titolo Cavour avvelenato da Napoleone<br />
III” col sottotitolo sibillino di<br />
Documenti storici di un ingrato. La tesi<br />
dell’avvelenamento è supportata da<br />
tre documenti. In cui si parla di “una<br />
giovane donna, d’un viso piacevole”<br />
che in cambio di 500.000 lire (caspita!)<br />
si sarebbe prestata allo “scellerato<br />
progetto”. Arrivata a Torino dalla<br />
Francia, divenne amica intima della<br />
Ronzani. Una sera intrise di veleno la<br />
tazza di porcellana filettata d’oro da<br />
cui il conte sorbiva il caffè. Ecco i<br />
documenti:<br />
1) Acquisto terreno. Non dispero più.<br />
Notificherete a lui una nuova strada<br />
apertami. (…) Alla sera va in<br />
via Nuova da una certa signora<br />
Bianca, prussiana della quale, se<br />
non è innamorato, è certo affezionatissimo.<br />
Ho preso in affitto un<br />
alloggio sullo stesso piano di lei.<br />
(…) Ella mi corrisponde il saluto.<br />
Presto vi darò altri ragguagli. M.S.<br />
2) Le cose sono a buon punto. Quasi<br />
giornalmente sono nella casa di<br />
lei. (…) Il ministro italiano continua<br />
a recarsi da lei tutte le sere. Vi<br />
resta per parecchie ore. (…)<br />
Seppi che prima di lasciare quella<br />
casa beve una tazza di caffè.<br />
Pare che il caso favorisca i miei<br />
disegni. Il conte ha un’apposita<br />
tazza di capacità maggiore a<br />
quelle comuni. A cosa fatta vi comunicherò<br />
il resto. Torino 22 maggio<br />
1861.<br />
3) Tra due ore avrò lasciato Torino. Il<br />
mio compito è finito. Tutto andò<br />
felicemente. Per la città si conosce<br />
l’indisposizione del conte<br />
Cavour. Nessuno dubita. La prudenza<br />
non mi ha abbandonato un<br />
solo istante. Fra quattro o cinque<br />
giorni sarà affare finito. (…) Torino<br />
2 giugno 1861. A supporto di<br />
quanto detto è riferita che Cavour<br />
disse, poco prima di morire:<br />
“Sento di essere avvelenato. Conosco<br />
donde mi viene il colpo.<br />
Probabilmente un estratto di cicuta<br />
polverizzato”.<br />
Forse non si è lontani dal vero nell’indicare<br />
nell’Artom, segretario del<br />
primo ministro, l’ingrato autore del<br />
libello. Era uno dei pochi a conoscere<br />
gli astuti ed intricati giochi<br />
diplomatici della cancelleria di Torino,<br />
dei legami fra il Cavour e la<br />
Ronzani. Aveva le giuste entrature<br />
nella polizia e nei servizi segreti<br />
per l’ottenimento di informazioni<br />
riservate.<br />
NOTE<br />
1) I rapporti fra i due fratelli erano<br />
sempre stati pessimi. Gustavo rimproverava<br />
sempre a Camillo di<br />
sperperare il patrimonio di famiglia<br />
e pare che si adoperasse per fare<br />
sentire Camillo come un estraneo<br />
nella casa paterna.<br />
2) Bianca Ronzani era una ballerina<br />
di origine magiara o forse prussiana<br />
e dal 1856 intrattenne una<br />
relazione con Cavour. Della relazione<br />
si san ben poco. Cavour<br />
aveva fatto del tutto sua la massima<br />
di Byron: “Occulta, se sei saggio,<br />
financo la tenerezza”. Una parte<br />
importante del carteggio fra i due<br />
amanti è andata perduta. Nel 1894<br />
Costantino Nigra acquistò a Vienna,<br />
presso l’antiquario Alessandro<br />
Posonji 24 lettere indirizzate da<br />
Cavour alla Ronzani e le distrusse<br />
con l’assenso degli eredi e del re<br />
Umberto I°.<br />
3) La pratica del salasso era comune<br />
a tutta la medicina del tempo. La<br />
scuola medica torinese aveva fatto<br />
del salasso il suo credo, sino al<br />
punto da considerarlo una sorta di<br />
rimedio universale. Madame d’Agoult<br />
scrisse sul medico di corte<br />
Alessandro Riberi che “Salassava<br />
magistralmente. Salassava ancora<br />
e sempre”.<br />
4) La morte da “buon cristiano” di Cavour<br />
irritò papa Pio IX che convocò<br />
a Roma padre Giacomo e lo sospese<br />
“a divinis” per avere assolto<br />
senza ritrattazione lo statista che<br />
era stato colpito dalla scomunica<br />
del 26 marzo 1860 lanciata contro<br />
gli usurpatori dello Stato Pontificio.<br />
CARLO MARCHI<br />
32 VERONA MEDICA