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la libertà Di scelta Del paziente con Disturbi mentali gravi - Personal ...

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l a P s i c h i a t r i a d i c o m u n i t à t r a r a z i o n a l i t à e P a s s i o n e<br />

alle quali corrispondono poi purtroppo soggetti reali e<br />

operatori destinati a occuparsene.<br />

La democraticità era, per Rapaport (1960), uno<br />

degli strumenti distintivi del<strong>la</strong> comunità terapeutica<br />

rispetto al<strong>la</strong> psichiatria tradizionale; <strong>la</strong> democrazia dei<br />

trattamenti e <strong>la</strong> possibilità di realizzarli rispettando <strong>la</strong><br />

volontà del<strong>la</strong> persona e intervenendo in modo rispettoso<br />

del suo ambiente naturale di vita sono ancora per <strong>la</strong><br />

PdC uno strumento clinico centrale, più ancora che un<br />

aspetto, pur doveroso, di carattere etico (Farkas, 2006;<br />

Warner, 2006). Per questo <strong>la</strong> PdC ha bisogno di guardare<br />

al <strong>paziente</strong> <strong>con</strong> sguardo generoso, di valorizzare<br />

le potenzialità di autoaiuto dei singoli e dei gruppi, di<br />

esserci e di sapersi fare da parte al momento opportuno<br />

(Peloso, 2006). Incessantemente, e senza scheletri nel<br />

proprio armadio: e quindi anche <strong>con</strong> un’attenzione<br />

per i diritti del<strong>la</strong> persona in crisi, un impegno volto<br />

a non abbandonare il <strong>paziente</strong> e per il <strong>con</strong>tenimento<br />

del ricorso al TSO, per rendere <strong>la</strong> <strong>con</strong>tenzione fisica<br />

costante oggetto di problematizzazione e <strong>con</strong>tenerne al<br />

massimo frequenza e durata fino ad abolir<strong>la</strong> (Catanesi<br />

et al., 2006). Le esperienze di autoaiuto, o quelle che si<br />

collocano sulle frontiere del<strong>la</strong> riabilitazione (pensiamo<br />

al viaggio in barca a ve<strong>la</strong>), il coinvolgimento dei pazienti<br />

nel<strong>la</strong> valutazione di processi ed esiti dei servizi sono<br />

strumenti ai quali, ancora, è riservata un’attenzione<br />

troppo di nicchia, in grado, se più diffusi e approfonditi,<br />

di rianimare (nel duplice significato di riportare<br />

in vita e restituire l’anima) pratiche talora comatose, e<br />

dimostrarsi utili, forse, a formare e appassionare buoni<br />

operatori, oltre che a <strong>con</strong>tribuire al<strong>la</strong> guarigione dei<br />

pazienti.<br />

In se<strong>con</strong>do luogo, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mentale, e in partico<strong>la</strong>re<br />

<strong>la</strong> psicosi, rappresenta, per le modalità in cui si declina<br />

in rapporto <strong>con</strong> le caratteristiche del<strong>la</strong> persona e del<strong>la</strong><br />

reazione <strong>con</strong> l’ambiente, un fenomeno complesso, che<br />

necessita di un approccio non riduzionistico (Angelozzi<br />

et al., 2005): <strong>la</strong> psichiatria antiistituzionale preoccupata<br />

di divenire istituzione, sguardo oggettivante sul corpo<br />

del <strong>paziente</strong>, quale <strong>la</strong> cogliamo in due scritti centrali di<br />

Basaglia (1965, 1968), <strong>la</strong> psichiatria del<strong>la</strong> persona e dei<br />

piccoli gruppi sociali, che tanto ha ricevuto in questi<br />

anni dal patrimonio di riflessione fenomenologica e<br />

psicodinamica dei nostri servizi, nel<strong>la</strong> sua modestia e<br />

sobrietà perciò non offre certezze assolute, e rimane<br />

istanza critica che rende insoddisfacente, provvisoria<br />

ogni soluzione al problema del modello, come al problema<br />

del<strong>la</strong> risposta da dare, qui e ora, al soggetto.<br />

Ma proprio per <strong>la</strong> sua complessità, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mentale<br />

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deve anche essere affrontata, nel quadro di una presa<br />

in carico improntata al<strong>la</strong> <strong>con</strong>tinuità terapeutica e al<br />

funzionamento dell’équipe, come momento unificante<br />

di culture, professionalità e soggetti, <strong>con</strong> trattamenti<br />

(Ciancaglini et al., 2000) mirati e puntiformi, decisamente<br />

sostenuti nel<strong>la</strong> letteratura internazionale, volti<br />

ad aggredir<strong>la</strong> iso<strong>la</strong>ndone gli elementi <strong>con</strong> una tattica a<br />

“foglie di carciofo”. Interventi strutturati psicoeducazionali<br />

e cognitivo-comporta<strong>mentali</strong>, ad esempio, che<br />

costituis<strong>con</strong>o una scommessa sul fatto che ciascuno,<br />

se informato e sostenuto, può metterci del suo per<br />

farce<strong>la</strong> e insieme uno sforzo generoso di essere vicini<br />

e presenti al <strong>paziente</strong> e pensarlo – come fa, in riferimento<br />

al corpo, il fisioterapista – nel<strong>la</strong> realtà dei suoi<br />

problemi uno per uno: rego<strong>la</strong>zione delle emozioni,<br />

disturbi cognitivi, disabilità re<strong>la</strong>zionali, cura del corpo,<br />

dell’abitare, del<strong>la</strong> gestione dei farmaci ecc. (Lamonaca<br />

et al., 2003, 2006).<br />

In terzo luogo spesso, in partico<strong>la</strong>re ma non solo<br />

nelle psicosi, i bisogni primari sono legati al corpo e al<strong>la</strong><br />

soddisfazione di esigenze materiali: corpo certo vissuto,<br />

ma per essere autenticamente e non astrattamente tale,<br />

anche – e prima – corpo medico da preservare dalle<br />

ma<strong>la</strong>ttie e corpo sociale da mantenere pulito, accudire,<br />

aiutare a muoversi, abitare, da alloggiare, nutrire, coinvolgere<br />

nei momenti del<strong>la</strong> socialità, dello sport, del<strong>la</strong><br />

cultura e del <strong>la</strong>voro. Interventi che implicano una presa<br />

in carico complessiva del<strong>la</strong> persona certo non solo, ma<br />

anche, quando occorre, nel<strong>la</strong> <strong>con</strong>cretezza dei bisogni<br />

– simile a quel<strong>la</strong> che altri servizi, per esempio geriatrici,<br />

garantis<strong>con</strong>o – attraverso processi di sostegno o, dove<br />

non basta, di assistenza <strong>con</strong>creta cui un approccio solo<br />

attento al verbale, al simbolico, non risponde; vale in<br />

questi casi per <strong>la</strong> psichiatria, come per altre aree del<strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione di aiuto, l’obiettivo di <strong>con</strong>iugare protezione<br />

e promozione ed essere “un mestiere in cui prevale <strong>la</strong><br />

dimensione squisitamente pratica” in cui l’operatore<br />

sarà, caso per caso, “quello che fa fare”, “quello che<br />

aiuta a”, “quello che si prende cura di”, “quello che<br />

fa” (Brandani & Zuffinetti, 2004).<br />

Infine, re<strong>la</strong>tivamente al decorso, se un maggior impegno<br />

dei servizi sul versante del trattamento precoce<br />

è oggi doveroso e potrà evitare probabilmente in futuro<br />

molte situazioni che oggi vediamo evolvere negativamente,<br />

ciò non offre però ragioni etiche o prognostiche<br />

per un disinvestimento da quelle situazioni in cui un<br />

trattamento precoce non è più possibile; scrive Ballerini<br />

(1987) che: “Il gruppo operativo si misura sul<strong>la</strong><br />

quantità e sul tipo di progetti, fantasie e realizzazioni<br />

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