la libertà Di scelta Del paziente con Disturbi mentali gravi - Personal ...
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È P o s s i B i l e d i s t i n g u e r e i d e F i c i t c o g n i t i v i d e l l a s c h i z o F r e n i a ?<br />
■ figura 1. costituzione del<strong>la</strong> vulnerabilità personale<br />
Fattori<br />
genetici<br />
Fattori<br />
prenatali<br />
Fattori<br />
perinatali<br />
vulnerabilità personale<br />
traumi<br />
infantili<br />
una spiegazione altrettanto complessa, frutto di una rete<br />
teorica costituita da ipotesi sviluppate in diversi settori<br />
del<strong>la</strong> ricerca (Jablensky, 2005).<br />
La vulnerabilità personale<br />
La <strong>con</strong>tinua proliferazione di dati riguardanti <strong>la</strong><br />
ricerca sul<strong>la</strong> schizofrenia ha reso paradossalmente<br />
più difficile l’inquadramento del<strong>la</strong> patologia in senso<br />
unitario e globale. Manca una visione integrata delle<br />
<strong>con</strong>oscenze acquisite che possa suggerire un indirizzo<br />
comune di approccio clinico e di ricerca. Tuttavia negli<br />
ultimi anni si è cercato di dare maggiore coerenza ai<br />
dati scientifici disponibili, integrandoli in un modello<br />
di comune accettazione: il <strong>con</strong>cetto di vulnerabilità ha<br />
giocato un ruolo fondamentale, permettendo di combinare<br />
in maniera coerente teorie sviluppate in ambiti<br />
di studio diversi. Gli autori che aderis<strong>con</strong>o all’ipotesi<br />
del<strong>la</strong> vulnerabilità hanno e<strong>la</strong>borato modelli capaci di<br />
spiegare in senso multifattoriale <strong>la</strong> genesi e lo sviluppo<br />
psicopatologico che <strong>con</strong>duce al<strong>la</strong> schizofrenia. Se<strong>con</strong>do<br />
queste ipotesi alcuni individui sono predisposti più di<br />
altri a uno scompenso di tipo psicotico. Certi soggetti<br />
presentano una marcata suscettibilità nei <strong>con</strong>fronti di<br />
partico<strong>la</strong>ri stimoli (Nuechterlein, 1987), una bassa soglia<br />
di tolleranza verso determinate variabili stressanti<br />
(Zubin et al., 1983) e un alto livello di risonanza affettiva<br />
ed emotiva nei riguardi di situazioni <strong>con</strong>flittuali<br />
(Ciompi, 1984). Queste caratteristiche sono il frutto<br />
di alterazioni che investono l’ambito affettivo, cognitivo,<br />
comportamentale e neurologico (Parnas, 1999),<br />
favorendo lo sviluppo di una vulnerabilità personale<br />
al<strong>la</strong> schizofrenia. Se<strong>con</strong>do il modello del<strong>la</strong> schizotassia<br />
di Meehl (1990), <strong>la</strong> predisposizione al<strong>la</strong> patologia trae<br />
origine da un deficit integrativo cerebrale esteso a tutti<br />
i neuroni del SNC e geneticamente determinato. In<br />
effetti, i dati disponibili <strong>con</strong>vergono nell’indicare <strong>la</strong><br />
presenza nei pazienti schizofrenici di un’alterazione<br />
neuronale diffusa di origine prenatale. Generalmente<br />
si ritiene che questi deficit cerebrali siano causati dal-<br />
109<br />
l’azione <strong>con</strong>comitante di geni differenti (Appels et al.,<br />
2003), ma vari studi hanno evidenziato che diversi fattori<br />
prenatali e perinatali possono assumere un peso notevole<br />
nel<strong>la</strong> strutturazione di un assetto cerebrale vulnerabile:<br />
una delle ipotesi più accreditate par<strong>la</strong> di un arresto nel<br />
processo di migrazione neuronale al se<strong>con</strong>do trimestre<br />
di <strong>gravi</strong>danza (Hirsch & Weinberger, 1995). Inoltre i<br />
fattori che predispongono allo scompenso psicotico<br />
possono essere forgiati in epoca infantile, in seguito<br />
all’interazione tra un cervello alterato e un ambiente<br />
traumatizzante (Fig. 1). In questo modo, le intuizioni<br />
del<strong>la</strong> psicoanalisi riguardo all’importanza delle prime<br />
re<strong>la</strong>zioni <strong>con</strong> le figure genitoriali nel<strong>la</strong> costituzione di un<br />
determinato assetto psicologico e di personalità sono in<br />
linea <strong>con</strong> le ipotesi delineate nei vari modelli del<strong>la</strong> vulnerabilità.<br />
La vulnerabilità è una caratteristica presente<br />
sin dai primi anni di vita, una peculiarità costante che<br />
accompagna l’individuo per tutto l’arco del<strong>la</strong> sua esistenza,<br />
assumendo dei <strong>con</strong>notati differenti da soggetto a<br />
soggetto. Infatti, si par<strong>la</strong> di vulnerabilità personale proprio<br />
perché ogni individuo è <strong>con</strong>traddistinto da determinate<br />
caratteristiche di vulnerabilità, che lo predispongono<br />
allo sviluppo di certe forme di schizofrenia. In questo<br />
senso può essere spiegata l’estrema varietà dei quadri<br />
clinici che assume <strong>la</strong> sindrome (Heinrichs, 2004). La<br />
vulnerabilità non è un’etichetta pre<strong>con</strong>fezionata da<br />
applicare ad alcune categorie di soggetti, bensì un <strong>con</strong>tinuum<br />
di svariate forme di alterazioni che parte dal<strong>la</strong><br />
normalità e si avvicina sempre di più al<strong>la</strong> patologia.<br />
Pertanto ci saranno individui poco vulnerabili, che<br />
presentano solo lievi manifestazioni psicopatologiche<br />
di natura subclinica, e altri <strong>con</strong> una dose maggiore di<br />
vulnerabilità, che possono mostrare disturbi più evidenti<br />
e arrivare più probabilmente a uno scompenso psicotico.<br />
La predisposizione al<strong>la</strong> schizofrenia è <strong>con</strong>traddistinta da<br />
vari tipi di manifestazioni anomale, distribuite in ambiti<br />
differenti (Tsuang et al., 2000). Le ricerche sui soggetti<br />
a rischio (Hans et al., 1999; Erlenmeyer-Kimling et al.,<br />
2000; Asarnow et al., 2002; Cosway et al., 2002) hanno<br />
evidenziato diverse caratteristiche potenzialmente<br />
<strong>con</strong>nesse al<strong>la</strong> vulnerabilità personale. Questi elementi<br />
possono essere raggruppati in cinque domini distinti:<br />
1) <strong>Di</strong>sfunzioni cerebrali. Includono alterazioni strutturali,<br />
come <strong>la</strong> di<strong>la</strong>tazione ventrico<strong>la</strong>re e solcale, e deficit<br />
funzionali, come quelli <strong>con</strong>nessi all’attività dopaminergica.<br />
2) Alterazioni psicofisiologiche. Includono alterazioni<br />
dei potenziali evocati, dell’attività di <strong>con</strong>duttanza<br />
cutanea e dei movimenti ocu<strong>la</strong>ri d’inseguimento.<br />
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