la libertà Di scelta Del paziente con Disturbi mentali gravi - Personal ...
la libertà Di scelta Del paziente con Disturbi mentali gravi - Personal ...
la libertà Di scelta Del paziente con Disturbi mentali gravi - Personal ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
È P o s s i B i l e d i s t i n g u e r e i d e F i c i t c o g n i t i v i d e l l a s c h i z o F r e n i a ?<br />
solo in alcuni parenti di primo grado (Lyons et al., 1995).<br />
Per questo motivo molti autori ritengono che dovrebbe<br />
essere possibile rintracciare una distribuzione bimodale<br />
delle performance cognitive osservate nei familiari<br />
(Laurent et al., 1999). Ma i dati che caratterizzano i<br />
risultati delle ricerche che hanno indagato il fenomeno<br />
non sono in genere di questo tipo. Probabilmente non<br />
è possibile distinguere in senso categoriale i parenti che<br />
presentano o meno una familiarità per <strong>la</strong> schizofrenia,<br />
poiché <strong>la</strong> distribuzione dei vari geni che influenzano<br />
<strong>la</strong> costituzione dei fattori di vulnerabilità può risultare<br />
estremamente eterogenea, determinando fenotipi altrettanto<br />
variegati. Perciò le prestazioni cognitive dei<br />
<strong>con</strong>sanguinei di primo grado dovrebbero essere disposte<br />
lungo un <strong>con</strong>tinuum, in cui performance man mano più<br />
basse individuano un progressivo coinvolgimento dei<br />
geni “patologici” e un aumento del grado di vulnerabilità<br />
personale. Infine le performance dei familiari<br />
dovrebbero mostrare, rispetto a quelle del gruppo di<br />
<strong>con</strong>trollo, una varianza maggiore e un numero superiore<br />
di soggetti che fornis<strong>con</strong>o risposte devianti (Dollfus et<br />
al., 2002). La possibilità di rintracciare i deficit cognitivi<br />
nei parenti di primo grado è molto ridotta. Questo<br />
perché non tutti i familiari sono portatori del genotipo<br />
schizofrenico, quindi le prestazioni scadenti degli individui<br />
vulnerabili tendono a essere compensate da quelle<br />
dei soggetti che non presentano una predisposizione<br />
al<strong>la</strong> patologia. Inoltre le alterazioni cognitive osservate<br />
nel gruppo dei familiari sono lievi rispetto a quelle<br />
che caratterizzano i pazienti, tanto che nel<strong>la</strong> maggior<br />
parte dei casi non è assolutamente corretto par<strong>la</strong>re di<br />
deficit. Come accennato, sarebbe auspicabile utilizzare<br />
il termine “tratto cognitivo anomalo” per identificare le<br />
performance di un sottogruppo di soggetti che presentano<br />
una familiarità per <strong>la</strong> schizofrenia.<br />
In virtù di queste difficoltà, diversi studi non hanno<br />
evidenziato alterazioni cognitive significative nei <strong>con</strong>sanguinei<br />
di primo grado (Cornb<strong>la</strong>tt & Obuchowski,<br />
1997). Generalmente questi deficit possono essere rilevati<br />
solo <strong>con</strong> l’ausilio di test appositamente modificati in<br />
modo da comportare un maggior carico di processamento<br />
cognitivo (Cornb<strong>la</strong>tt & Erlenmeyer-Kimling, 1985).<br />
Per ogni test utilizzato nelle ricerche sui familiari sono<br />
disponibili diverse varianti, messe a punto per riuscire a<br />
discriminare il gruppo sperimentale da quello di <strong>con</strong>trollo.<br />
Tuttavia <strong>la</strong> maggiore complessità di questi strumenti<br />
richiede l’impiego di svariate abilità cognitive (Egan et<br />
al., 2000), limitando <strong>la</strong> possibilità di interpretare in maniera<br />
univoca i risultati ottenuti: se nello svolgimento di<br />
115<br />
una determinata prova sono implicate diverse funzioni<br />
cognitive, quale di questi processi <strong>mentali</strong> bisogna <strong>con</strong>siderare<br />
alterato nei soggetti che ottengono performance<br />
scadenti? In genere queste domande non sono presenti<br />
nei <strong>la</strong>vori scientifici che si occupano dell’argomento,<br />
pur avendo un’importanza primaria per l’identificazione<br />
delle facoltà cognitive coinvolte nel<strong>la</strong> strutturazione dei<br />
fattori di vulnerabilità. Presumibilmente non è possibile<br />
distinguere <strong>con</strong> precisione le abilità che risultano<br />
alterate nei familiari, poiché molte di queste funzioni<br />
sono tra loro sovrapposte e operano all’unisono nell’esecuzione<br />
del compito. Proprio per questo, alcuni autori<br />
<strong>con</strong>sigliano di utilizzare più test per <strong>la</strong> misurazione di<br />
processi <strong>mentali</strong> comuni a diverse facoltà cognitive<br />
(Addington & Addington, 1997). La maggior parte<br />
delle ricerche <strong>con</strong>dotte sui familiari di primo grado ha<br />
esaminato un numero esiguo di soggetti, senza utilizzare<br />
partico<strong>la</strong>ri tecniche di campionamento. Il gruppo<br />
dei parenti potrebbe essere selezionato sul<strong>la</strong> base delle<br />
performance più o meno deficitarie ottenute dai soggetti<br />
schizofrenici: le alterazioni cognitive dovrebbero essere<br />
più evidenti nei <strong>con</strong>sanguinei di pazienti che a loro<br />
volta mostrano prestazioni scadenti (Egan et al., 2000).<br />
Inoltre è possibile che alcuni deficit cognitivi siano<br />
maggiormente ris<strong>con</strong>trabili nei membri sani di famiglie<br />
in cui sono presenti più individui affetti. Le evidenze<br />
oggi disponibili indicano che i familiari di primo grado<br />
sono caratterizzati da deficit cognitivi di varia natura.<br />
Generalmente questi soggetti mostrano performance<br />
scadenti in test che indagano diverse abilità cognitive.<br />
Anche se non è stato ancora possibile delineare chiari<br />
pattern di disfunzione cognitiva, sembra che i deficit<br />
presenti in maggior misura coinvolgano le capacità di<br />
astrazione, l’attenzione sostenuta e <strong>la</strong> velocità percettivo-motoria.<br />
<strong>con</strong>clusioni<br />
Lo studio del<strong>la</strong> vulnerabilità cognitiva deve focalizzarsi<br />
su quei fenomeni che possono essere <strong>con</strong>siderati<br />
specifici fattori di predisposizione al<strong>la</strong> schizofrenia. Per<br />
questo è auspicabile distinguere i vari deficit cognitivi<br />
osservabili nel<strong>la</strong> patologia e studiare più a fondo le<br />
performance cognitive dei familiari dei pazienti schizofrenici.<br />
Tuttavia occorre sottolineare che <strong>la</strong> vulnerabilità<br />
cognitiva non basta da so<strong>la</strong> a spiegare lo sviluppo del<strong>la</strong><br />
patologia. È necessario <strong>con</strong>siderare fenomeni appartenenti<br />
ad altri ambiti di studio per scomporre quel groviglio<br />
di elementi predisponenti che può preannunciare<br />
<strong>la</strong> comparsa del<strong>la</strong> schizofrenia.<br />
Psich Com v6n2 2007.indd 115 21-06-2007 12:07:52