la libertà Di scelta Del paziente con Disturbi mentali gravi - Personal ...
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È P o s s i B i l e d i s t i n g u e r e i d e F i c i t c o g n i t i v i d e l l a s c h i z o F r e n i a ?<br />
momento in cui disturbi diversi sono trattati in senso<br />
unitario e definiti come deficit cognitivi, senza indicare<br />
le dovute differenze. Bisogna cercare di discernere le<br />
alterazioni visibili prima dell’insorgenza del<strong>la</strong> patologia<br />
da quelle che si presentano nel<strong>la</strong> fase acuta e nei periodi<br />
di remissione (Liu et al., 2002). In tal senso potrebbero<br />
essere distinti, in via del tutto ipotetica, quattro tipi<br />
diversi di deficit cognitivi (Fig. 2):<br />
1) Deficit cognitivi primari. Includono alterazioni più<br />
o meno focali di natura subclinica, che riguardano<br />
generalmente funzioni <strong>con</strong>nesse alle attività cognitive<br />
di base. Presumibilmente questi deficit sono<br />
determinati da fattori genetici e rappresentano una<br />
delle possibili manifestazioni endofenotipiche che<br />
caratterizzano <strong>la</strong> schizofrenia; <strong>la</strong> loro espressione<br />
può essere modu<strong>la</strong>ta da variabili di tipo prenatale<br />
e perinatale, o da eventi traumatizzanti vissuti nei<br />
primi mesi di vita capaci di agire sullo sviluppo del<br />
SNC; possono essere rintracciati prima, durante<br />
e dopo una manifestazione di tipo psicotico; sono<br />
rilevabili nei parenti di primo grado dei pazienti<br />
affetti e nei soggetti <strong>con</strong> un disturbo schizotipico di<br />
personalità; possono variare d’intensità, in virtù dei<br />
geni coinvolti nel<strong>la</strong> determinazione del deficit e dei<br />
meccanismi biologici e psicologici di compensazione<br />
attuati; sono implicati nell’eziologia di alcune forme<br />
del<strong>la</strong> sindrome; rappresentano uno dei fattori di<br />
vulnerabilità che predispongono allo sviluppo di un<br />
disturbo dello spettro schizofrenico. Generalmente<br />
i deficit cognitivi primari sono poco evidenti, difficilmente<br />
rintracciabili nei soggetti vulnerabili che<br />
non manifestano <strong>la</strong> patologia. Per questo, più che<br />
di deficit si dovrebbe par<strong>la</strong>re di “tratto cognitivo<br />
anomalo”, ovvero di una peculiarità intrinseca che<br />
<strong>con</strong>traddistingue le performance di un sottogruppo<br />
di soggetti e che non identifica chiaramente nessuna<br />
forma di disturbo legato all’attività cognitiva.<br />
■ figura 2. <strong>Di</strong>stinzione dei deficit cognitivi<br />
del<strong>la</strong> schizofrenia<br />
intensità<br />
Prepsicotico intrapsicotico Postpsicotico<br />
deficit primari deficit se<strong>con</strong>dari deficit residui deficit fittizi<br />
113<br />
2) Deficit cognitivi se<strong>con</strong>dari. Includono alterazioni<br />
dell’attività cognitiva più evidenti, che riguardano<br />
generalmente abilità molto complesse. Un esempio<br />
di queste funzioni è rappresentato da ciò che Premack<br />
e Woodruff (1978) hanno definito “Teoria del<strong>la</strong><br />
Mente”, ovvero <strong>la</strong> capacità di predire, spiegare o<br />
interpretare le azioni delle altre persone attribuendo<br />
loro determinate credenze, intenzioni e desideri. I<br />
deficit cognitivi se<strong>con</strong>dari compaiono nelle fasi immediatamente<br />
precedenti lo scompenso psicotico e<br />
persistono finché <strong>la</strong> sintomatologia acuta non viene<br />
meno; <strong>la</strong> loro espressione può essere modu<strong>la</strong>ta da<br />
variabili biologiche, ma probabilmente sono il frutto<br />
di un’interazione complessa tra partico<strong>la</strong>ri fattori di<br />
vulnerabilità, agenti stressanti e strategie di compensazione;<br />
sono implicati in maniera diretta nel<strong>la</strong><br />
costituzione dei sintomi che caratterizzano il periodo<br />
florido del<strong>la</strong> schizofrenia.<br />
3) Deficit cognitivi residui. Includono alterazioni diffuse,<br />
segno di una disfunzione cognitiva generalizzata.<br />
Questi deficit insorgono dopo <strong>la</strong> fase acuta e sono<br />
una <strong>con</strong>seguenza di svariati fattori, quali l’effetto col<strong>la</strong>terale<br />
dei farmaci, l’ospedalizzazione, l’iso<strong>la</strong>mento<br />
sociale, lo s<strong>con</strong>volgimento biologico e psicologico<br />
provocato dal<strong>la</strong> sintomatologia produttiva e l’insorgenza<br />
dei sintomi negativi. In genere i deficit cognitivi<br />
residui sono più evidenti nei pazienti cronicizzati<br />
e possono assumere un ruolo molto importante per<br />
<strong>la</strong> riabilitazione.<br />
4) Deficit cognitivi fittizi. Includono tutte quelle alterazioni,<br />
ris<strong>con</strong>trate soprattutto in fase acuta, indotte<br />
dallo stato psicopatologico in cui versa il <strong>paziente</strong>,<br />
dalle spiccate manifestazioni ansiose che caratterizzano<br />
gli stadi floridi del<strong>la</strong> patologia e da una scarsa<br />
motivazione nello svolgimento delle prove (Spring,<br />
1992). Tali deficit in realtà non esistono, sono un<br />
evidente artefatto dovuto all’uso di strumenti per<br />
niente idonei al<strong>la</strong> valutazione dell’attività cognitiva<br />
in <strong>con</strong>dizioni di evidente disagio psichico. Chiaramente<br />
non sono questi i deficit centrali per lo studio<br />
delle funzioni cognitive nel<strong>la</strong> schizofrenia.<br />
Questa distinzione permette di puntare <strong>la</strong> lente<br />
d’ingrandimento su quelle alterazioni cognitive che<br />
riflettono gli interessi del ricercatore, evitando di incorrere<br />
in errori dovuti al<strong>la</strong> <strong>con</strong>siderazione di fenomeni<br />
poco rilevanti ai fini dello studio. In questo modo, le<br />
deficienze utili per l’analisi delle caratteristiche di vulnerabilità<br />
sono rappresentate esclusivamente dai deficit<br />
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