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la libertà Di scelta Del paziente con Disturbi mentali gravi - Personal ...

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È P o s s i B i l e d i s t i n g u e r e i d e F i c i t c o g n i t i v i d e l l a s c h i z o F r e n i a ?<br />

qualsiasi significato. In effetti, sembra che il delirio sia<br />

accettato <strong>con</strong> sollievo rispetto al<strong>la</strong> precedente tensione<br />

intollerabile dell’atmosfera delirante.<br />

Limiti e <strong>con</strong>fini del<strong>la</strong> vulnerabilità<br />

Lo studio delle varie caratteristiche di vulnerabilità<br />

mostra problematiche notevoli. Innanzitutto non è<br />

semplice iso<strong>la</strong>re gli elementi che predispongono allo<br />

sviluppo del<strong>la</strong> schizofrenia. Per essere definito tale, un<br />

fattore di vulnerabilità deve soddisfare alcuni requisiti<br />

importanti:<br />

1) Antecedenza. Deve essere presente prima che <strong>la</strong><br />

schizofrenia si manifesti (Asarnow et al., 2001). Le<br />

alterazioni rilevate in fase acuta potrebbero essere<br />

una <strong>con</strong>seguenza di variabili <strong>con</strong>nesse allo stato in<br />

cui versa il <strong>paziente</strong>. Lo stesso discorso vale per i<br />

deficit osservati nel periodo di remissione, caratterizzato<br />

spesso da sintomi negativi. In questi casi<br />

non si può essere certi di aver individuato un fattore<br />

realmente legato al<strong>la</strong> vulnerabilità personale.<br />

2) Stabilità. Deve rappresentare una caratteristica permanente<br />

(Rosenfarb et al., 2000), ris<strong>con</strong>trabile anche<br />

dopo l’evenienza di un episodio psicotico. Un fattore<br />

di vulnerabilità non dovrebbe essere influenzato dal<strong>la</strong><br />

<strong>con</strong>dizione clinica che sta attraversando il <strong>paziente</strong>,<br />

poiché costituisce un tratto invariabile, che <strong>con</strong>traddistingue<br />

un soggetto per l’intero arco del<strong>la</strong> vita.<br />

3) Specificità. Deve risultare piuttosto specifico del<strong>la</strong><br />

schizofrenia (Altshuler et al., 2004) o caratterizzare<br />

i disturbi compresi nel cosiddetto spettro schizofrenico<br />

(Gilvarry et al., 2001). Le alterazioni osservabili<br />

anche in altre patologie <strong>mentali</strong> non sono <strong>con</strong>nesse<br />

in maniera esclusiva alle complesse dinamiche che<br />

possono <strong>con</strong>durre al<strong>la</strong> sintomatologia psicotica (Kéri<br />

et al., 2001). Tutt’al più in questi casi si può par<strong>la</strong>re<br />

di un fattore generico di vulnerabilità.<br />

4) Ricettività. Deve rendere l’individuo suscettibile in<br />

maniera specifica a una determinata serie di agenti<br />

esogeni o endogeni (Katschnig, 1987); un fattore<br />

di predisposizione ha bisogno di partico<strong>la</strong>ri eventi<br />

scatenanti per manifestarsi e questi necessitano di<br />

specifiche vulnerabilità sulle quali agire. Variabili<br />

semplicemente corre<strong>la</strong>te a un incremento del rischio<br />

di sviluppare <strong>la</strong> schizofrenia non possono definirsi<br />

fattori di vulnerabilità.<br />

5) Familiarità. Deve essere presente in forma attenuata<br />

nei parenti sani di primo grado dei pazienti schizofrenici<br />

(Sitskoorn et al., 2004).<br />

A oggi sono poche le variabili che ries<strong>con</strong>o a sod-<br />

111<br />

disfare questi criteri. In realtà vi sono diversi fattori<br />

che aspirano al ruolo di marker di vulnerabilità, ma<br />

nessuno presenta le caratteristiche necessarie per essere<br />

definito tale. La ricerca ha preso in <strong>con</strong>siderazione soprattutto<br />

variabili di tipo neurobiologico, <strong>con</strong>nesse più<br />

intimamente ai meccanismi di trasmissione ereditaria.<br />

A questo proposito è stato introdotto il <strong>con</strong>cetto di<br />

endofenotipo (Gottesman & Gould, 2003) per indicare<br />

disfunzioni geneticamente determinate che occupano<br />

una posizione intermedia tra il genotipo e il fenotipo che<br />

caratterizza il quadro clinico (Rybakowski & Borkowska,<br />

2002). Tra i probabili marker endofenotipici vi sono tre<br />

candidati eccellenti: alterazione dei movimenti ocu<strong>la</strong>ri<br />

d’inseguimento, alterazione dei potenziali evocati uditivi<br />

e deficit dell’attenzione sostenuta visiva (Faraone et al.,<br />

2000). Uno dei problemi irrisolti riguarda <strong>la</strong> possibilità<br />

di rintracciare dei marker di vulnerabilità più specifici<br />

del<strong>la</strong> schizofrenia. Inoltre si è dato poco peso allo studio<br />

dei fattori scatenanti e alle interazioni che coinvolgono<br />

in maniera specifica queste variabili stressanti e determinate<br />

caratteristiche predisponenti.<br />

Un altro aspetto da <strong>con</strong>siderare riguarda le strategie<br />

utilizzate per tentare di iso<strong>la</strong>re i fattori di vulnerabilità.<br />

A questo scopo possono essere studiati essenzialmente<br />

cinque tipi di popo<strong>la</strong>zioni:<br />

1) Figli di pazienti schizofrenici (Cosway et al., 2002).<br />

Sono esaminati nel corso dell’adolescenza attraverso<br />

ricerche longitudinali. Questi soggetti presentano<br />

un alto rischio di sviluppare <strong>la</strong> schizofrenia, quindi<br />

ci saranno maggiori probabilità di ris<strong>con</strong>trare fattori<br />

potenzialmente <strong>con</strong>nessi al<strong>la</strong> vulnerabilità personale.<br />

Tale metodo permette di analizzare i vari marker di<br />

predisposizione prima che <strong>la</strong> patologia si manifesti,<br />

verificandone <strong>la</strong> stabilità nel corso del tempo. Inoltre<br />

è possibile osservare l’azione di eventuali agenti<br />

stressanti e i meccanismi di compensazione utilizzati.<br />

Lo studio longitudinale dei soggetti a rischio negli<br />

anni in cui generalmente si manifesta il disturbo<br />

offre il vantaggio di esaminare le diverse variabili<br />

implicate nello sviluppo psicopatologico.<br />

2) Parenti di primo grado di pazienti schizofrenici (Callicott<br />

et al., 2003). In questo caso i soggetti hanno un’età<br />

media più alta, il rischio di incorrere nel disturbo<br />

è minore, ma le caratteristiche di vulnerabilità<br />

potranno comunque essere rilevate. In ogni modo,<br />

sarà meno probabile il ris<strong>con</strong>tro delle dinamiche che<br />

precedono lo scompenso psicotico.<br />

3) Soggetti <strong>con</strong> disturbi dello spettro schizofrenico (Lenzenweger,<br />

2001; Bertolino et al., 2003). Gli individui<br />

Psich Com v6n2 2007.indd 111 21-06-2007 12:07:46

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