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la libertà Di scelta Del paziente con Disturbi mentali gravi - Personal ...

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c r i t i c i t à i n P s i c h i a t r i a o c r i s i d e l l o P s i c h i a t r a ?<br />

Il risultato di questa evoluzione su più fronti ha<br />

prodotto in Italia una serie di eventi che hanno portato<br />

al<strong>la</strong> nascita del<strong>la</strong> psichiatria di comunità. La realtà del<strong>la</strong><br />

psichiatria italiana si caratterizza per <strong>la</strong> sua peculiare<br />

cornice normativa e legis<strong>la</strong>tiva che definisce <strong>con</strong>dizioni<br />

di trattamento e di rapporto <strong>con</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mentale<br />

profondamente vinco<strong>la</strong>nti rispetto a un’impostazione<br />

ineludibilmente comunitaria. Tale cornice costituisce<br />

a tutt’oggi uno tra i più importanti valori positivi ed è<br />

immutata dal<strong>la</strong> sua costituzione; attualmente, a nostro<br />

avviso, sono piuttosto le difficoltà a dare <strong>con</strong>tenuti a<br />

questa cornice, a rappresentare le criticità.<br />

le risorse<br />

Saraceno (2006) si interroga sul<strong>la</strong> necessità di nuovi<br />

paradigmi in risposta al<strong>la</strong> scarsità di risorse. Infatti<br />

l’autore cita esempi di esperienze efficaci ed efficienti,<br />

in servizi di Paesi non industrializzati, basate su risorse<br />

di organizzazione e personali degli operatori dove<br />

<strong>la</strong> mancanza di risorse materiali si fa stimolo anziché<br />

alibi. Come proprio Saraceno afferma, “<strong>la</strong> qualità di<br />

risorse disponibili non è proporzionale al<strong>la</strong> qualità del<br />

sistema”. Sembra quindi che <strong>la</strong> criticità delle risorse<br />

in psichiatria non risponda esclusivamente a un problema<br />

di natura materiale/e<strong>con</strong>omica, ma personale<br />

e culturale. L’attività che si svolge in psichiatria non<br />

è un qualsiasi servizio rivolto all’utenza; l’in<strong>con</strong>tro<br />

tra <strong>paziente</strong> e operatore mette in gioco le risorse di<br />

entrambi. La possibilità di mettere in gioco risorse<br />

proprie del singolo e coordinarle in maniera fruttuosa<br />

in un processo di cura si colloca su un livello differente<br />

e sembra decisiva per <strong>la</strong> qualità del risultato.<br />

<strong>Di</strong>mensione spazio/temporale<br />

Tempo e spazi fisici e metaforici si costituis<strong>con</strong>o<br />

come elementi da e<strong>la</strong>borare per lo svolgimento dell’attività<br />

di psichiatra. Non si tratta di una semplice<br />

inadeguatezza degli spazi fisici o di scarsità di tempo<br />

(pure reale), si tratta di vissuti critici sul<strong>la</strong> spazialità<br />

e sul tempo. Il <strong>con</strong>trasto che Quenard (1978) notava<br />

tra l’ideologia del<strong>la</strong> funzione terapeutica, che richiede<br />

tempi e spazi più sereni e più adattabili al <strong>paziente</strong>, e<br />

l’istituzione del reparto d’urgenza, che si riempie e si<br />

svuota per riempirsi ancora e dare <strong>la</strong> disponibilità a nuovi<br />

ingressi, si sposta oggi anche sul<strong>la</strong> realtà territoriale,<br />

dove le richieste dell’utenza rischiano di sottrarre tempo<br />

e spazio al<strong>la</strong> cura trasformando ogni studio medico<br />

dell’ambu<strong>la</strong>torio in un piccolo reparto d’urgenza che<br />

si riempie e si svuota al ritmo di un <strong>paziente</strong> per volta.<br />

95<br />

Allora il tempo e gli spazi si di<strong>la</strong>tano e si comprimono:<br />

non c’è spazio per <strong>la</strong>vorare, non c’è tempo per fare o<br />

per pensare, forse in maniera difensiva, come difensivo<br />

rischia di diventare il ricorso al tecnicismo.<br />

gli strumenti tecnici e le neuroscienze<br />

“La tecnologia disponibile non è proporzionale<br />

al<strong>la</strong> qualità del sistema”, eppure sempre più spesso<br />

il pensiero si rivolge al<strong>la</strong> tecnica come strumento di<br />

qualità dell’intervento. Tale atteggiamento sembra<br />

rispecchiare un’altra versione del<strong>la</strong> crisi delle risorse e<br />

si <strong>con</strong>figura come un processo di difesa dal<strong>la</strong> criticità<br />

dell’in<strong>con</strong>tro <strong>con</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e <strong>con</strong> il ma<strong>la</strong>to. La ricerca<br />

clinica ha portato a diagnosi sempre più complesse e<br />

artico<strong>la</strong>te che, per lo più, non sembrano aiutare l’in<strong>con</strong>tro<br />

<strong>con</strong> il <strong>paziente</strong>, né aprirci <strong>la</strong> sua dimensione<br />

psicopatologica, mentre diventano uno strumento di<br />

inquadramento a scopo farmaco-terapeutico o di uso<br />

medico-legale. Questo stato del<strong>la</strong> psicopatologia che<br />

perde il proprio significato originario per il prevalere di<br />

istanze categoriali asettiche non sostiene lo psichiatra<br />

nel <strong>con</strong>fronto <strong>con</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e lo <strong>la</strong>scia solo a <strong>con</strong>frontarsi<br />

<strong>con</strong> un territorio inesplorato ma nominalmente<br />

identificato, come gli ufficiali del<strong>la</strong> fortezza Bastiani<br />

di fronte al deserto di quei Tartari di cui poco o nul<strong>la</strong><br />

<strong>con</strong>oscevano. L’in<strong>con</strong>tro e <strong>la</strong> sua forza di costituzione<br />

intersoggettiva dell’esperienza; l’in<strong>con</strong>tro diviene<br />

spersonalizzato, non avviene più <strong>con</strong> il ma<strong>la</strong>to, ma<br />

<strong>con</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. In questo terreno il tecnicismo, che<br />

sia psicofarmacologico o psicoterapico, si <strong>con</strong>nota<br />

come una possibile fuga in avanti, che <strong>con</strong>tribuisce<br />

a <strong>con</strong>trarre ulteriormente il tempo, ormai sempre più<br />

scarso, dedicato al pensare. Tale fuga appare ancora<br />

più in<strong>con</strong>sistente nel <strong>con</strong>fronto <strong>con</strong> <strong>la</strong> realtà di una<br />

tecnica sempre più estesa, complessa, ramificata. Le<br />

psicoterapie mostrano i loro limiti e trovano indicazioni<br />

sempre più specifiche; le <strong>con</strong>oscenze neurobiologiche si<br />

arricchis<strong>con</strong>o di inter<strong>con</strong>nessioni che rendono sempre<br />

meno schematico e sempre più complesso l’uso degli<br />

psicofarmaci e <strong>la</strong> loro, spesso inevitabile, associazione.<br />

Le risorse personali dello psichiatra, già provate dal<strong>la</strong><br />

scarsità di risorse materiali e dal<strong>la</strong> pressione dell’attività<br />

clinica che richiede tempi e spazi spesso impossibili,<br />

si <strong>con</strong>frontano anche <strong>con</strong> una techné che un singolo<br />

specialista difficilmente può pensare di <strong>con</strong>trol<strong>la</strong>re e<br />

offrire in maniera adeguata e completa al <strong>paziente</strong>. La<br />

selezione si sposta anche sulle competenze personali<br />

e lo psichiatra, peraltro come ogni medico, oggi vive<br />

sentimenti di inadeguatezza difficili da e<strong>la</strong>borare.<br />

Psich Com v6n2 2007.indd 95 21-06-2007 12:07:27

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