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la libertà Di scelta Del paziente con Disturbi mentali gravi - Personal ...

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a l l e a n z a t e r a P e u t i c a , t e o r i a d e l l ’ a t t a c c a m e n t o e m e n t a l i z z a z i o n e<br />

lento costituirsi di uno spazio mentale che <strong>con</strong>senta<br />

poi <strong>la</strong> comunicazione di osservazioni e ipotesi utili<br />

al<strong>la</strong> comprensione riflessiva del<strong>la</strong> sua persona.<br />

alleanza terapeutica, teoria dell’attaccamento<br />

e <strong>mentali</strong>zzazione<br />

L’alleanza terapeutica (AT), intesa nel<strong>la</strong> sua accezione<br />

più ampia come accordo intorno agli obiettivi<br />

del trattamento, ai compiti reciproci e allo stabilirsi<br />

del necessario legame affettivo-empatico a livello sia<br />

individuale che istituzionale, quando sono coinvolte<br />

più figure professionali come nei setting pubblici,<br />

rappresenta un buon esempio del <strong>la</strong>voro sul positivo<br />

già accennato. In ogni modo l’alleanza terapeutica è<br />

per definizione bassa all’inizio del trattamento <strong>con</strong> i<br />

pazienti difficili e, quando è troppo elevata, rischia di<br />

essere <strong>la</strong> <strong>con</strong>seguenza di un eccesso di idealizzazione,<br />

che ugualmente può comportare cadute e rotture importanti.<br />

Il suo costituirsi nel corso del trattamento, il<br />

passaggio cioè dal<strong>la</strong> fase di accettazione del <strong>con</strong>tratto<br />

iniziale a quel<strong>la</strong> di <strong>la</strong>voro, in cui il <strong>paziente</strong> effettivamente<br />

ri<strong>con</strong>osce nel terapeuta un col<strong>la</strong>boratore esperto<br />

e affidabile che lo aiuta a comprendere se stesso come<br />

persona, è un processo lungo e difficile, del<strong>la</strong> durata a<br />

volte di anni, sovente, nei casi favorevoli, un punto di<br />

arrivo e non di partenza. Anzi, visto che nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

terapeutica si crea un forte coinvolgimento emotivo,<br />

il percorso è spesso costel<strong>la</strong>to da inevitabili rotture<br />

di questo legame e dal<strong>la</strong> sua riparazione successiva.<br />

Il ripetersi di queste sequenze può essere utile a<br />

formare una situazione terapeutica nel<strong>la</strong> quale l’identificazione<br />

<strong>con</strong> il terapeuta e il suo modo di affrontare<br />

le difficoltà costituis<strong>con</strong>o un modo per interiorizzarlo<br />

e un meccanismo di cambiamento significativo per il<br />

<strong>paziente</strong>. Dal<strong>la</strong> nostra ricerca empirica sui rapporti tra<br />

lo sviluppo dell’alleanza terapeutica e i risultati del<strong>la</strong><br />

cura psichiatrica su un piano sintomatologico all’interno<br />

di un Day Hospital territoriale (Pulido et al., in corso<br />

di pubblicazione), risulta che non ha tanto importanza<br />

il suo livello iniziale, quanto che essa si sviluppi positivamente,<br />

anche se di poco, <strong>con</strong>fermando l’impressione<br />

clinica che in quest’area di pazienti i livelli precoci di<br />

AT non sono di per sé corre<strong>la</strong>ti <strong>con</strong> esiti positivi.<br />

In fondo lo sviluppo dell’AT può essere <strong>con</strong>siderato<br />

del tutto simile al costituirsi nel tempo di un legame<br />

di attaccamento, agli stessi meccanismi cioè che sono i<br />

requisiti fondanti <strong>la</strong> base sicura, per dir<strong>la</strong> nel linguaggio<br />

clinicamente così evocativo del<strong>la</strong> teoria dell’attaccamento.<br />

Essi sono operativi nel<strong>la</strong> diade madre-bambino<br />

103<br />

e possono essere applicati metaforicamente anche<br />

ai rapporti terapeutici <strong>con</strong> i pazienti adulti (Holmes,<br />

2001). Consistenza personale, costanza, affidabilità,<br />

capacità empatica di sintonizzazione, di mantenere <strong>la</strong><br />

prossimità emotiva e di riparare <strong>la</strong> rottura del legame<br />

e capacità negativa di aspettare il momento opportuno<br />

per riproporre le ipotesi di cura, garantendosi non solo<br />

nelle fasi più mature del trattamento una certa <strong>libertà</strong> di<br />

movimento: dal<strong>la</strong> scherzosità all’espressione <strong>con</strong>trol<strong>la</strong>ta<br />

del<strong>la</strong> propria partecipazione emotiva all’interno del<br />

setting terapeutico. Infine, il <strong>la</strong>voro clinico all’interno<br />

del<strong>la</strong> prospettiva del<strong>la</strong> teoria dell’attaccamento prevede<br />

che il terapeuta comunichi attivamente al <strong>paziente</strong> che<br />

egli è lì per pensare insieme a lui a che cosa sta succedendo<br />

nel<strong>la</strong> sua mente, cercando di capire e <strong>con</strong>tenere<br />

le rappresentazioni <strong>mentali</strong> dei suoi sentimenti e di<br />

trasporle in parole. È questa funzione riflessiva o <strong>mentali</strong>zzazione<br />

che Bateman e Fonagy (2004) ritengono<br />

debba essere specificamente sviluppata nel<strong>la</strong> terapia<br />

dei pazienti <strong>gravi</strong> e difficili, i quali a loro volta si trovano<br />

fin dall’infanzia nel<strong>la</strong> <strong>con</strong>dizione di non riuscire<br />

a <strong>con</strong>cepire, per gli ambienti variamente traumatici in<br />

cui sono vissuti, una “teoria del<strong>la</strong> mente” nel genitore<br />

ancor prima che in se stessi. Essi <strong>la</strong> definis<strong>con</strong>o come<br />

“il processo mentale mediante il quale un individuo<br />

esplicitamente o implicitamente interpreta le proprie<br />

azioni o quelle degli altri come significative sul<strong>la</strong> base<br />

di stati <strong>mentali</strong> intenzionali quali desideri personali, bisogni,<br />

sentimenti, opinioni e ragioni” (pag. XXI). Senza<br />

entrare nel merito dei <strong>con</strong>cetti teorici su cui si fonda<br />

questo costrutto, <strong>la</strong> fenomenologia del<strong>la</strong> <strong>mentali</strong>zzazione<br />

si basa su alcuni aspetti che sono clinicamente assai<br />

significativi: ha a che fare <strong>con</strong> <strong>la</strong> capacità di mettersi<br />

nei panni altrui, coinvolge l’abilità di vedere e valutare<br />

se stesso e i sentimenti dell’altro dal di fuori, denota <strong>la</strong><br />

capacità di differenziare i sentimenti intorno al<strong>la</strong> realtà<br />

dal<strong>la</strong> realtà stessa, è un fenomeno graduale e discreto<br />

e non funziona se<strong>con</strong>do una modalità “tutto o nul<strong>la</strong>”,<br />

dipende dalle <strong>con</strong>dizioni emozionali del soggetto ed è<br />

potenziata dal<strong>la</strong> presenza vicina di una figura di accudimento<br />

sicura o di altra persona, <strong>con</strong> cui si sia instaurata<br />

una re<strong>la</strong>zione affettivamente significativa.<br />

Non è certo un <strong>con</strong>cetto psicoanalitico nuovo: i<br />

<strong>con</strong>cetti di rêverie di Bion (1962), di preoccupazione<br />

materna primaria di Winnicott (1958) di interiorizzazione<br />

trasmutante di Kohut (1977) e anche di alcuni<br />

autori del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> francese, tra cui ultimi Lecours e<br />

Bouchard (1997), del<strong>la</strong> <strong>mentali</strong>zzazione come antitesi<br />

al<strong>la</strong> pensée opératoire, sono solo alcuni esempi di come<br />

Psich Com v6n2 2007.indd 103 21-06-2007 12:07:35

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