A Nola la Ferrari dei treni
Numero 31 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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SOLIDARIETA’<br />
SPORT<br />
Domenica 21 febbraio 2010<br />
Dal continente nero al<strong>la</strong> città del sole trenta ragazzi prendono a calci il razzismo<br />
Afro-Napoli: uniti nel pallone<br />
«In campo siamo tutti uguali, ci divertiamo e i problemi vo<strong>la</strong>no via»<br />
23<br />
VALERIO ARRICHIELLO<br />
La rivolta degli immigrati a<br />
Rosarno, il “White Christmas”<br />
di Coccaglio, spesso<br />
l’integrazione tra italiani ed<br />
extracomunitari sembra un<br />
autentico miraggio. Dibattiti<br />
politici, scontri, confronti,<br />
eppure a volte <strong>la</strong> soluzione è<br />
più semplice di quanto si<br />
pensi: basta un pallone.<br />
È quanto accaduto ai ragazzi<br />
dell’Afro-Napoli United,<br />
squadra di calcio dilettantistica,<br />
composta da 13 napoletani<br />
e 17 africani, provenienti<br />
da Tunisia, Senegal,<br />
Tanzania, Nigeria e Costa<br />
d’Avorio. Basta andarli a vedere<br />
il martedì sera, durante<br />
l’allenamento settimanale ai<br />
campi Kennedy, ai Camaldoli,<br />
per scorgere un’atmosfera<br />
partico<strong>la</strong>re, si suda e si<br />
fatica ma sempre col sorriso<br />
sulle <strong>la</strong>bbra. «Quando corriamo<br />
dietro al pallone siamo<br />
tutti uguali, le differenze<br />
sociali e di razza non ci sono<br />
più, giocando e stando insieme<br />
ci scordiamo di tutti i<br />
nostri problemi», dice Hamath<br />
Sow, ”Johnny” per gli<br />
amici, ideatore del<strong>la</strong> squadra<br />
con Antonio Gargiulo.<br />
Johnny è <strong>la</strong>ureato in gestione<br />
delle risorse umane, viene<br />
dal Senegal e qui in Italia si<br />
occupa del<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> <strong>dei</strong> diritti<br />
degli immigrati. Antonio è<br />
un commercialista, spesso a<br />
contatto con cooperative<br />
che operano nel sociale. I<br />
due si conoscono qualche<br />
anno fa, diventano amici e<br />
iniziano a giocare insieme:<br />
nasce il sogno di una squadra<br />
afronapoletana che nel<br />
Sognando Roby Baggio<br />
Ibrahim viene dal<strong>la</strong> Costa<br />
d’Avorio, ha 30 anni e di<br />
giorno <strong>la</strong>vora come ambu<strong>la</strong>nte<br />
a piazza Garibaldi.<br />
Ma <strong>la</strong> sera, quando gioca,<br />
si trasforma in una mezzapunta<br />
e torna il bambino<br />
che vedeva le partite<br />
del calcio italiano e sognava<br />
di diventare come<br />
Roby Baggio. Monaam è<br />
tunisino, nel suo paese ha<br />
giocato in serie B. Era<br />
venuto in Italia per fare il<br />
calciatore, adorava Zidane,<br />
ma i problemi col permesso<br />
di soggiorno lo<br />
hanno frenato. Ora fa il<br />
commerciante, ma grazie<br />
all’Afro-Napoli è tornato a<br />
sognare: «Vogliamo vincere<br />
il campionato».<br />
settembre 2009 diventa realtà.<br />
Johnny gioca in difesa,<br />
Antonio fa il presidenteallenatore.<br />
I problemi non<br />
mancano, soprattutto sul<br />
piano economico ma si sopperisce<br />
con l’entusiasmo e<br />
con l’autotassazione. Ognuno<br />
contribuisce in base alle<br />
proprie possibilità perché<br />
molti non <strong>la</strong>vorano.<br />
L’Afro-Napoli partecipa al<br />
campionato provinciale<br />
Aics perché <strong>la</strong> Figc pone<br />
limiti rigorosi sul numero di<br />
extracomunitari che si possono<br />
avere in rosa, una rego<strong>la</strong><br />
che in una società sempre<br />
più multietnica, andrebbe<br />
probabilmente rivista per<br />
favorire l’integrazione. L’obiettivo<br />
immediato è qualificarsi<br />
ai p<strong>la</strong>yoff e magari vincere<br />
il campionato, quello<br />
futuro è di estendere il progetto<br />
ad altri sport e creare<br />
un settore giovanile. Comunque<br />
vada, un risultato è<br />
già stato raggiunto: dimostrare<br />
che si può stare bene<br />
insieme nonostante le diversità.<br />
I ragazzi, oltre che compagni<br />
di squadra, sono diventati<br />
amici che escono insieme<br />
<strong>la</strong> sera per una pizza o<br />
per un kebab e si aiutano a<br />
vicenda. E ancora una volta<br />
Napoli si dimostra densa di<br />
contraddizioni, <strong>la</strong> città del<strong>la</strong><br />
camorra e del<strong>la</strong> monnezza<br />
che ogni tanto apre il suo<br />
cuore grande e si rende protagonista<br />
in positivo: «In<br />
Italia – dice Johnny – state<br />
scoprendo ora l’immigrazione,<br />
ma Napoli è diversa, è un<br />
pezzo d’Africa, ai miei amici<br />
napoletani dico: voi siete<br />
africani bianchi»<br />
I p<strong>la</strong>yoff l’obiettivo minimo<br />
Ecco <strong>la</strong> rosa dell’Afro-<br />
Napoli United. La squadra,<br />
iscritta al campionato<br />
provinciale Aics, al<strong>la</strong><br />
fine del girone d’andata è<br />
al 4° posto ed è quasi<br />
qualificata alle semifinali<br />
di Coppa. L’obiettivo è<br />
arrivare tra le prime 8<br />
per poi giocare i p<strong>la</strong>yoff.<br />
Allenamenti ai Camaldoli<br />
L’Afro-Napoli si allena e<br />
gioca le gare interne al<br />
campoKennedy. Unico<br />
inconveniente il freddo<br />
<strong>dei</strong> Camaldoli, l’ultimo<br />
match è stato sospeso<br />
per maltempo, così i ragazzi<br />
africani hanno scoperto<br />
che anche a Napoli<br />
può esserci <strong>la</strong> nebbia.<br />
GLI EMIGRANTI DELLO SPORT: ANTONIO MIRANTE (7<br />
L’atleta che venne dal mare<br />
Il portiere del Parma è stabiese: «Difficile andarsene, ma ne è valsa <strong>la</strong> pena»<br />
A 16 anni<br />
era già<br />
al<strong>la</strong> Juve<br />
Antonio Mirante è nato<br />
a Castel<strong>la</strong>mmare di Stabia<br />
l’8 luglio 1983. Debuttò<br />
in Serie D al<br />
Sorrento, a 16 anni, poi<br />
passò alle giovanili del<strong>la</strong><br />
Juventus. Seguono stagioni<br />
a Crotone, Siena,<br />
ancora Juve, Sampdoria<br />
e Parma. E’ stato convocato<br />
6 volte in U21.<br />
Mirante vive da dieci<br />
anni da solo nelle città<br />
dove gioca, prima nei<br />
collegio e ora in una sua<br />
casa. Appena ha due<br />
giorni liberi torna a Castel<strong>la</strong>mmare<br />
per stare<br />
con i suoi, con il fratello<br />
e <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>. (o.s.)<br />
ORLANDO SAVARESE<br />
Antonio Mirante, è stata una sua<br />
scelta quel<strong>la</strong> di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> Campania<br />
per realizzarsi in altri lidi?<br />
Diciamo che è stata più un’occasione<br />
che una scelta. L’offerta di andare<br />
a giocare nel<strong>la</strong> Juventus era di quelle<br />
che non si potevano rifiutare, e io<br />
l’ho presa al balzo.<br />
Quanto è stato difficile cercare di<br />
realizzarsi al Nord?<br />
All’inizio è stato un po’ traumatico<br />
perchè ho dovuto <strong>la</strong>sciare casa, <strong>la</strong><br />
famiglia e gli affetti per realizzare i<br />
miei sogni. Con il senno del poi,<br />
devo dire che tutte queste difficoltà<br />
mi hanno aiutato a crescere, ed è<br />
stato un sacrificio ben ripagato.<br />
Il ruolo del<strong>la</strong> sua famiglia?<br />
Importantissimo, se non fondamentale,<br />
perché hanno rispettato le mie<br />
scelte non <strong>la</strong>sciandomi mai solo e<br />
facendomi sentire <strong>la</strong> loro presenza.<br />
L’avere una famiglia sana alle spalle è<br />
molto importante per <strong>la</strong> carriera di<br />
un calciatore.<br />
A sinistra<br />
Antonio Mirante<br />
in Parma-Chievo<br />
dello scorso<br />
novembre.<br />
A destra<br />
un primo piano<br />
del portiere<br />
<strong>dei</strong> ducali.<br />
Ringraziamenti in partico<strong>la</strong>re?<br />
Ne ho tanti: al<strong>la</strong> mia famiglia appunto,<br />
a chi ha creduto in me come il<br />
direttore generale del Parma Pietro<br />
Leonardi. Un ringraziamento speciale,<br />
poi, lo rivolgo al mio allenatore<br />
quando ero piccolo, Ernesto Ferrara,<br />
che mi ha sempre incoraggiato<br />
e sostenuto, dandomi sicurezza nei<br />
momenti difficili, e rega<strong>la</strong>ndomi una<br />
bel<strong>la</strong> dose di autostima.<br />
Sono ormai quattro anni che<br />
gioca al Nord. Cos’ha di speciale il<br />
Nord rispetto al Sud?<br />
Al Nord <strong>la</strong> gente è più concentrata<br />
sul <strong>la</strong>voro, si vive meno al<strong>la</strong> giornata.<br />
Al Sud rimangono saldi certi<br />
principi come quelli delle re<strong>la</strong>zioni<br />
sociali, dell’incontro al bar, al circolo...<br />
Ha avuto anche modo di fare da<br />
secondo nientemeno che a Gigi<br />
Buffon. Cos’ha imparato <strong>la</strong>vorando<br />
al fianco del portiere campione<br />
del mondo?<br />
Lavorare con Buffon mi ha insegnato<br />
che, anche se sei il numero uno al<br />
mondo, devi sempre metterti in<br />
discussione. La qualità è importante,<br />
ma senza <strong>la</strong> professionalità e il<br />
sacrificio non si va da nessuna<br />
parte. Nessuna.<br />
Il Parma è una neopromossa, ma<br />
con una tradizione recente molto<br />
lusinghiera. Dove volete arrivare<br />
quest’anno?<br />
Abbiamo iniziato tenendo il passo<br />
delle grandi, e questo ci ha inorgogliti<br />
molto. Eravamo comunque<br />
consapevoli già allora che quel<strong>la</strong><br />
posizione di c<strong>la</strong>ssifica potesse essere<br />
temporanea. E’ nostra ferma<br />
intenzione continuare a giocare<br />
bene e non mol<strong>la</strong>re niente.