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Crimini di guerra accusati gli Usa

Numero 7 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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4 SPECIALE<br />

Domenica 10 giugno 2007<br />

La Procura militare<br />

<strong>di</strong> Palermo riapre una pagina<br />

della seconda <strong>guerra</strong> mon<strong>di</strong>ale<br />

per far luce sull’ecci<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> soldati italiani<br />

Palermo, 20 marzo 2007, il Tribunale<br />

militare apre un processo alla storia,<br />

per un fatto accaduto 64 anni fa. È la<br />

prima u<strong>di</strong>enza. Da un lato la parte civile,<br />

l’Associazione vittime delle stragi americane,<br />

dall’altro, assente sul banco de<strong>gli</strong> imputati, il<br />

contumace Horace T. West, nato ad<br />

Oklahoma nel 1909, sergente <strong>di</strong> fanteria<br />

durante la seconda <strong>guerra</strong> mon<strong>di</strong>ale, reo,<br />

secondo le tesi dell’accusa, <strong>di</strong> aver giustiziato<br />

a sangue freddo 37 soldati italiani. Pochi<br />

minuti e nell’aula si riaprono le porte del<br />

tempo.<br />

Sicilia, 1943. Un carro armato fermo sul<br />

ci<strong>gli</strong>o <strong>di</strong> una strada. Vicino, un drappello <strong>di</strong><br />

soldati <strong>di</strong>stribuisce cioccolata ai ragazzini. È<br />

una delle tante foto <strong>di</strong> <strong>guerra</strong>, stereotipo<br />

della vittoria: <strong>gli</strong> americani che regalano<br />

libertà alla popolazione. Un’immagine circondata<br />

da un’aurea <strong>di</strong> sacralità. Dalla solennità<br />

<strong>di</strong> una memoria ufficiale che vuole un<br />

solo carnefice e un solo giustiziere.<br />

Eppure, accanto a questa memoria, ne esiste<br />

una collettiva che alle volte emerge, senza<br />

parte e ban<strong>di</strong>era, forse meno austera ma non<br />

per questo apocrifa.<br />

Ebbene, la storia dei libri ci <strong>di</strong>ce che il 10<br />

lu<strong>gli</strong>o del 1943 <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong> fanteria inglesi e<br />

americane sbarcarono sulle coste sicule,<br />

dando vita alla cosiddetta operazione Husky,<br />

uno dei più gran<strong>di</strong> D-Day della seconda<br />

<strong>guerra</strong> mon<strong>di</strong>ale. La Settima Armata americana<br />

era comandata dal generale George<br />

Smith Patton, amante della <strong>guerra</strong>, temuto<br />

da<strong>gli</strong> altri ufficiali per il carattere risoluto che<br />

<strong>gli</strong> valse il soprannome <strong>di</strong> “generale d’acciaio”.<br />

Sbarcata nella zona costiera <strong>di</strong> Ragusa, la 45°<br />

<strong>di</strong>visione dell’Armata si <strong>di</strong>resse verso est per<br />

la conquista de<strong>gli</strong> aeroporti <strong>di</strong> Biscari e<br />

Comiso. In particolare, il batta<strong>gli</strong>one del 180°<br />

fanteria, dopo sanguinosi scontri con le<br />

truppe dell’asse italo-tedesco, il 12 lu<strong>gli</strong>o riuscì<br />

a conquistare la città <strong>di</strong> Biscari, l’attuale<br />

Acate (Ragusa), quin<strong>di</strong> a puntare verso il piccolo<br />

aeroporto, voluto da Mussolini nel ’41,<br />

in mano alla Luftflotte tedesca.<br />

Ed è proprio a partire da quel giorno e da<br />

quel luogo che, accanto alla storia ufficiale, si<br />

affianca la memoria orale e collettiva del piccolo<br />

borgo <strong>di</strong> Piano Stella: 38 poderi <strong>di</strong> pochi<br />

ettari ciascuno, a 7 chilometri da Acate verso<br />

Catania. Una memoria ancora viva, nelle<br />

parole <strong>di</strong> chi allora era<br />

ragazzo e passava le giornate<br />

a coltivare frumento<br />

nel terreno <strong>di</strong> fami<strong>gli</strong>a.<br />

«Giornate intense, specie<br />

prima e dopo lo sbarco»,<br />

ricorda Giuseppe Ciriacono,<br />

il più piccolo <strong>di</strong> otto<br />

fratelli, «con i continui<br />

bombardamenti de<strong>gli</strong> alleati».<br />

Tanto che, vanga alla<br />

mano, i coloni del borgo<br />

pensarono bene <strong>di</strong> costruire<br />

un rifugio antiaereo,<br />

ru<strong>di</strong>mentale ma efficace.<br />

Giuseppe al tempo aveva<br />

13 anni, e abitava nel podere<br />

n. 26. Il suo racconto è il<br />

prologo <strong>di</strong> una trage<strong>di</strong>a.<br />

Alle 11 del 12 lu<strong>gli</strong>o un<br />

paracadutista americano si<br />

presenta davanti al podere<br />

n. 24, gestito dalla fami<strong>gli</strong>a<br />

Smerlo. È ferito e i coloni<br />

<strong>gli</strong> prestano le prime cure.<br />

Poche ore più tar<strong>di</strong> altri<br />

americani alla guida <strong>di</strong> una<br />

jeep entrano nel podere,<br />

caricano il ferito e vanno<br />

via. Il giorno dopo, a<br />

mezzogiorno, un carro<br />

armato si ferma davanti casa Smerlo e spara<br />

alle finestre. Nell’abitazione ci sono anche la<br />

madre e i fratelli <strong>di</strong> Giuseppe, mentre il<br />

ragazzo, insieme al padre e a quattro amici<br />

dei Ciriacono, si trova nel rifugio. I vicini<br />

de<strong>gli</strong> Smerlo, Nicolò Marcinnò e il fi<strong>gli</strong>o<br />

Francesco, escono <strong>di</strong> casa a braccia alzate.<br />

Francesco viene subito ucciso. Poche ore<br />

dopo, un drappello <strong>di</strong> americani circonda il<br />

A sinistra prigionieri italiani sotto scorta<br />

per le vie <strong>di</strong> Acate in provincia <strong>di</strong> Ragusa<br />

(foto esclusiva da archivio privato).<br />

Sotto il generale George Patton in Sicilia<br />

Lu<strong>gli</strong>o 1943: le truppe <strong>Usa</strong> sbarcate in Sicilia non portarono soltanto libertà<br />

Le stragi oltre la storia<br />

rifugio antiaereo e or<strong>di</strong>na ai conta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

uscire e marciare verso la città <strong>di</strong> Biscari.<br />

A pochi metri da Acate, i militari si fermano<br />

presso una casa rurale, radunano i conta<strong>di</strong>ni<br />

sotto un albero e li freddano a colpi <strong>di</strong> mitra.<br />

Tutti, tranne Giuseppe, che viene allontanato<br />

da un soldato, ma fa in tempo a sentire le<br />

grida del padre. Cinque i morti, tra i quali<br />

Sebastiano Curciullo, 14 anni. Un ecci<strong>di</strong>o<br />

I documenti della Corte Marziale <strong>di</strong> Washington<br />

e i racconti dei sopravvissuti testimoniano<br />

che nella zona tra Ragusa e Catania, a <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> un giorno, i militari della Settima Armata<br />

americana uccisero 6 conta<strong>di</strong>ni e 73 prigionieri<br />

senza nessun colpevole:<br />

nella memoria <strong>di</strong> Ciriacono<br />

non resta alcun nome da<br />

poter giu<strong>di</strong>care. Soltanto<br />

volti, frasi incomprensibili,<br />

e una domanda, ossessiva:<br />

perché uccidere dei conta<strong>di</strong>ni<br />

inermi?<br />

Domanda che resta ancora<br />

in sospeso e fa eco al processo<br />

che si è aperto a<br />

Palermo. Un processo che<br />

riguarda fatti altrettanto<br />

dolorosi, collegati alle esecuzioni<br />

<strong>di</strong> Piano Stella come<br />

coda <strong>di</strong> un’unica, veloce<br />

processione <strong>di</strong> sangue.<br />

Il giorno seguente al 13<br />

lu<strong>gli</strong>o, in due luoghi <strong>di</strong>versi<br />

ma vicini al borgo conta<strong>di</strong>no,<br />

73 soldati italiani vengono<br />

giustiziati a sangue freddo.<br />

Stavolta, a testimoniare i<br />

fatti sono i resoconti della<br />

Corte Marziale de<strong>gli</strong> Stati<br />

Uniti, riunita tra agosto e<br />

novembre del 1943 per giu<strong>di</strong>care<br />

il sergente Horace T.<br />

West e il capitano Jonh<br />

Compton, entrambi afferenti<br />

alla 180° fanteria, la<br />

stessa che da Acate e Piano<br />

Stella muoveva verso l’aeroporto<br />

<strong>di</strong> Biscari.<br />

Qui, nella giornata del 14<br />

lu<strong>gli</strong>o, <strong>gli</strong> italiani del 153°<br />

batta<strong>gli</strong>one mitra<strong>gli</strong>eri si<br />

arrendono dopo una strenua<br />

<strong>di</strong>fesa. Alcuni <strong>di</strong> loro,<br />

37 tra bresciani e vicentini,<br />

vengono affidati al sottufficiale<br />

West e ad altre cinque<br />

guar<strong>di</strong>e per essere portati<br />

nelle retrovie e interrogati.<br />

Spo<strong>gli</strong>ati <strong>di</strong> camicie e scarpe,<br />

in modo da evitarne la<br />

fuga, ai soldati viene or<strong>di</strong>nato<br />

<strong>di</strong> marciare verso<br />

Acate. Dopo un chilometro,<br />

un’altra incomprensibile e-<br />

secuzione. Senza che nessun<br />

prigioniero tenti <strong>di</strong><br />

scappare o ribellarsi, West<br />

urla ai suoi uomini: «Adesso<br />

uccido questi fi<strong>gli</strong> <strong>di</strong> puttana»,<br />

imbraccia il mitra<strong>gli</strong>atore<br />

“Thommy gun” e<br />

falcia <strong>gli</strong> italiani, che inutilmente<br />

implorano pietà.<br />

Davanti alla Corte, nessuna<br />

delle guar<strong>di</strong>e riesce a spiegare<br />

razionalmente il fatto.<br />

Neanche il cappellano militare<br />

William E. King, che il<br />

15 lu<strong>gli</strong>o trova i corpi e<br />

segnala l’accaduto ai superiori.<br />

Il 4 novembre dello<br />

stesso anno, West viene<br />

condannato all’ergastolo in<br />

violazione dell’articolo 92<br />

del Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>guerra</strong>: per<br />

«aver fucilato con malvagità<br />

preme<strong>di</strong>tata, crudelmente e<br />

illegalmente 37 prigionieri».<br />

La sentenza, successivamente,<br />

è riformata in pochi<br />

mesi <strong>di</strong> prigione.<br />

Durante la stessa giornata,<br />

14 lu<strong>gli</strong>o, sulla collina che<br />

porta all’aeroporto <strong>di</strong> Biscari,<br />

i soldati del capitano<br />

John Compton circondano<br />

un fortino <strong>di</strong> cecchini italiani,<br />

che per l’intera mattinata<br />

aveva bersa<strong>gli</strong>ato la 180°<br />

fanteria. Dal fortino escono<br />

fuori, mani alzate, 36 persone,<br />

alcune in abiti civili. Il capitano è categorico,<br />

ne or<strong>di</strong>na l’imme<strong>di</strong>ata fucilazione.<br />

Terzo ecci<strong>di</strong>o ma, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> West,<br />

Compton viene assolto. Tra le tesi della <strong>di</strong>fesa,<br />

la Corte dà cre<strong>di</strong>to a quella dell’or<strong>di</strong>ne<br />

maggiore: per preparare lo sbarco in Sicilia, a<br />

giugno il generale Patton avrebbe tenuto un<br />

<strong>di</strong>scorso a<strong>gli</strong> ufficiali e invitato loro a non<br />

avere compassione per il nemico. In particolare,<br />

secondo le testimonianze <strong>di</strong> molti ufficiali,<br />

Patton avrebbe affermato: «se i cecchini<br />

sparano a una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 200 yards e poi<br />

si arrendono, uccideteli senza pietà».<br />

Compton, dunque, aveva semplicemente<br />

eseguito <strong>gli</strong> or<strong>di</strong>ni. Scagionato, morirà lo<br />

stesso anno durante lo sbarco a Salerno.<br />

Tre stragi, un solo colpevole. Un nome,<br />

Horace T. West, attorno al quale ruota tutto<br />

il processo <strong>di</strong> Palermo. L’ultima pagina <strong>di</strong> un<br />

libro aperto 64 anni fa, poi sepolto, ma non<br />

ancora chiuso. Per adesso, dell’ex sergente <strong>di</strong><br />

fanteria non si hanno notizie.

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