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Vesuvio sorvegliato speciale

Numero 35 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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PRIMO PIANO Domenica 25 aprile 2010<br />

I praticanti della Scuola di Giornalismo incontrano il vice Capo della Polizia<br />

Cirillo: garantiamo sicurezza<br />

«Senza le intercettazioni telefoniche il nostro lavoro sarebbe molto più difficile»<br />

«Le intercettazioni possono essere<br />

cattive solo quando c’è un<br />

abuso rispetto alla loro diffusione».<br />

E’ questo il pensiero di Francesco<br />

Cirillo, vice Capo della Polizia,<br />

espresso in un incontro con<br />

i praticanti della Scuola di Giornalismo<br />

dell’Università di Salerno.<br />

Di fronte alle numerose domande,<br />

Cirillo ha precisato:<br />

«Intanto la legge che dovrebbe<br />

regolamentare le intercettazioni<br />

ancora non c’è, quindi è inutile<br />

fasciarsi la testa già da ora. In<br />

ogni caso, quando sono stato a-<br />

scoltato dalle commissioni giustizia<br />

di Camera e Senato ho spiegato<br />

che eliminare le intercettazioni<br />

sarebbe come togliere strumenti<br />

importantissimi dalla nostra cassetta<br />

di lavoro. Di sicuro, possiamo<br />

svolgere il nostro lavoro<br />

anche senza l’intercettazione, ma<br />

è altrettanto sicuro che così la<br />

lotta contro il crimine sarebbe<br />

meno efficace, più lenta e con un<br />

risultato finale qualitativamente<br />

peggiore». Il vice Capo della Polizia,<br />

ribadendo la propria contrarietà<br />

rispetto all’eccessiva diffusione<br />

delle intercettazioni da<br />

parte della stampa ha concluso:<br />

«Non ho mai visto, in trentacinque<br />

anni di carriera, un metodo<br />

di investigazione abortito in<br />

seguito alla diffusione di notizie<br />

stampa. E’ bene precisarlo, le<br />

intercettazioni servono e servono<br />

molto».<br />

Cirillo poi si è detto in disaccordo<br />

con quanti intravedono un aumento<br />

della criminalità in Italia e<br />

minor sicurezza: «Una volta avevamo<br />

a che fare con Vallanzasca,<br />

Angelo Izzo, tutti i boss liberi.<br />

Addirittura, in un periodo ci<br />

furono tredici sequestri contemporanei;<br />

oggi invece il pericolo<br />

per la sicurezza è rappresentato<br />

dal “diverso”, quindi non credo<br />

che ci sia minor sicurezza se si è<br />

passati dalla lotta a Riina a quella<br />

ai lavavetri». Poi, qualche ricordo<br />

divertente, come, ad esempio,<br />

una vicenda di microspie installate<br />

in stalle che spesso dovevano<br />

essere sostituite poiché venivano<br />

mangiate dal bestiame. Più che<br />

una lezione, dunque, uno scambio<br />

di testimonianze e idee sul<br />

tema della legalità tra la polizia e<br />

i praticanti della scuola di giornalismo,<br />

con Cirillo che non ha lesinato<br />

critiche alla categoria che<br />

rappresenta per vicende come<br />

quella di Federico Aldrovandi,<br />

diciottenne emiliano morto dopo<br />

essere stato fermato a un posto di<br />

blocco: «E’ stato un caso gestito<br />

pessimamente, ma le responsabilità<br />

sono state giustamente accertate,<br />

poiché chiunque deve rispondere<br />

dei propri gesti di fronte<br />

alla legge, indipendentemente<br />

dalla casacca che porta»<br />

Qualche perplessità è stata sollevata<br />

da Cirillo anche in relazione<br />

agli ormai tristemente famosi fatti<br />

del G8 di Genova, nel 2001: «La<br />

situazione era stata esasperata, e<br />

di molto, già prima che il summit<br />

iniziasse. C’è stato qualche errore<br />

di gestione, ma non bisogna<br />

dimenticare che le piazze e alcuni<br />

gruppi di manifestanti non erano<br />

certamente pacifici».<br />

Diversi spunti, ovviamente, han-<br />

Sopra,<br />

il Vice Capo della<br />

Polizia Francesco<br />

Cirillo.<br />

A destra,<br />

un momento<br />

della lezione<br />

ai praticanti<br />

della Scuola<br />

di Giornalismo<br />

ti di sicuro ce ne saranno altri 700<br />

a loro disposizione, ma sono operazioni<br />

da guardare comunque in<br />

positivo».<br />

E se i beni sequestrati sono stati al<br />

centro di polemiche, in particolare<br />

per la legge che adesso permette<br />

la loro messa all’asta, Cirillo<br />

dichiara: «E’ un tema su cui ci sarebbe<br />

molto da dire. I beni confi-<br />

«A volte<br />

il bestiame<br />

mangiava<br />

le cimici<br />

nascoste»<br />

«E’ assurdo<br />

che Graviano<br />

e Schiavone<br />

si parlino<br />

in carcere»<br />

no riguardato la criminalità organizzata<br />

e la camorra in particolare,<br />

anche in virtù del recente maxi<br />

sequestro di beni ai casalesi:<br />

«Questo – ha commentato Cirillo<br />

– è un colpo durissimo inferto al<br />

clan. Certo, è un apparato che,<br />

come si è visto è in grado di<br />

introitare somme enormi di denaro<br />

e per 700 milioni sequestrascati<br />

o sequestrati sono di difficile<br />

gestione, mi riferisco in particolare<br />

alle società, ai grandi latifondi,<br />

alle quote in borsa, non<br />

sempre infatti si riesce a destinarli.<br />

E’ stata creata un’agenzia unica<br />

nel suo genere per la loro vendita.<br />

Se si riesce ad alienarli con garanzie<br />

assolute, cioè senza farli tornare<br />

nelle mani della criminalità,<br />

allora è una buona scelta».<br />

Restando in tema di criminalità<br />

organizzata la recente notizia su<br />

colloqui in carcere tra l’ex capo<br />

dei caselesi “Sandokan” Schiavone<br />

e l’ex reggente del mandamento<br />

mafioso di Brancaccio,<br />

Graviano, ha lasciato perplesso<br />

Cirillo: «E’ gravissimo che si<br />

siano parlati. In ogni caso c’è<br />

La scheda<br />

9<br />

Il vice Capo della Polizia, Francesco<br />

Cirillo, è nato a Torre Annunziata nel<br />

1949. E’ entrato nei ruoli dei commissari<br />

di pubblica sicurezza nel 1975 e già da<br />

allora la sua carriera sembrava segnata,<br />

infatti, lui stesso racconta: «Un giorno mia<br />

suocera incontrò per strada un conoscente<br />

che le predisse: Francesco diventerà<br />

sicuramente vice Capo della Polizia».<br />

Ha cominciato la carriera a Genova per<br />

poi passare a Firenze e tornare, in seguito,<br />

a Napoli, dove da dirigente della sezione<br />

“Omicidi” ha portato a termine il primo<br />

blitz contro la “Nuova Camorra Organizzata”<br />

di Raffaele Cutulo, arrestando numerosi<br />

affiliati.<br />

Nel 1985 è diventato vicedirigente del<br />

centro interprovinciale Criminalpol di<br />

Napoli, coordinando tra l’altro le operazioni<br />

per arrestare, in Brasile, il noto<br />

latitante Antonio Bardellino, capo dell’omonimo<br />

clan. E’ stato questore nelle<br />

città di Salerno, Bologna e Palermo.<br />

Ancora oggi non si pente della scelta fatta:<br />

«E’ stata una decisione d’amore quella di<br />

scegliere la polizia. Una decisione per<br />

giunta fortunata, poichè le grandi storie<br />

d’amore spesso sono segnate dai tradimenti<br />

mentre per me non è stato così, e<br />

ancora oggi sono contentissimo di aver<br />

intrapreso questa strada».<br />

un’inchiesta interna per conoscere<br />

meglio le dinamiche. Che<br />

abbiano un’intesa, comunque, è<br />

un fatto nuovo, anche se nuove<br />

non sono le alleanze che nascono<br />

in carcere, basta ricordare i tempi<br />

di Cutolo».<br />

L’analisi di Cirillo però si è soffermata<br />

anche sul desiderio di<br />

aumentare la vicinanza tra polizia<br />

e cittadini: «Dobbiamo farci<br />

capire di più – ha dichiarato –<br />

poiché abbiamo bisogno, ora più<br />

che mai, dell’aiuto dei cittadini. A<br />

volte mi chiedo perché le persone<br />

sono molto più disposte a parlare<br />

con voi giornalisti che con noi<br />

«Bisogna<br />

prendere<br />

ad esempio<br />

figure come<br />

Libero Grassi»<br />

poliziotti, e penso che è una<br />

distanza che si deve ridurre».<br />

Come ricetta da seguire per avvicinarsi<br />

alla gente, l’ex questore di<br />

Palermo ha insistito sul crescente<br />

bisogno di cultura della legalità:<br />

«Determinati valori dovrebbero<br />

essere insegnati a scuola ogni<br />

giorno. Lo Stato dovrebbe eleggere<br />

a esempio da seguire figure come<br />

quella di Libero Grassi, che<br />

combattè la mafia da solo, finendo<br />

ucciso. Per la legalità c’è bisogno<br />

di impegnarsi sempre di più».<br />

Pagina a cura di<br />

CRISTIANO VELLA

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