LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA - Istituto storico della ...
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Lorenzo Vincenzi<br />
passi del Cerreto e <strong>della</strong> Cisa era affidata invece alla Divisione alpina “Alpi<br />
Graie”, collocata presso la foce del fiume Vara e guidata dal generale Mario<br />
Gorlier, con comando a Vezzano Ligure.<br />
Entrambe le divisioni facevano parte del XVI Corpo d’Armata, posto al<br />
comando del generale Carlo Rossi, che aveva posto la sua sede al passo <strong>della</strong><br />
Foce ed era inquadrato nella V Armata, con sede a Viterbo, retta dal generale<br />
Mario Caracciolo.<br />
Non va dimenticata infine la presenza di reparti dell’Aeronautica, precisamente<br />
quella delle tre squadriglie dell’VIII Gruppo Caccia, con sede all’aeroporto<br />
di Luni; ma neppure quella (non priva di significato per lo sviluppo<br />
delle vicende) di numerose batterie contraeree e da costa che vedevano la<br />
preponderante e infine decisiva presenza di membri <strong>della</strong> ex -Milmart (Milizia<br />
Marittima).<br />
Si trattava, nel complesso, di varie migliaia di uomini presenti intorno all’area<br />
strategica del Golfo; ma le premesse <strong>della</strong> facile occupazione <strong>della</strong> base<br />
da parte delle truppe tedesche (avvenuta nella mattinata del giorno 9, oltre<br />
che nelle condizioni effettive di gran parte dei reparti, devono essere ritrovate<br />
anche in quel permesso a “transitare” nel territorio <strong>della</strong> Spezia concesso<br />
dal generale Caracciolo (secondo la relazione dell’Ufficio Storico dell’Esercito)<br />
alle forze tedesche il 4 settembre.<br />
Il permesso era stato accordato in cambio di un impegno a non soffermarsi<br />
sul territorio spezzino e a proseguire speditamente verso il Sud; ma in<br />
realtà si assistette ad una manovra che diede ai tedeschi la possibilità<br />
dell’“incapsulamento”, cioè di infiltrarsi proprio tra i reparti delle due divisioni<br />
“Rovigo” e “Alpi graie”. Tutto questo si ricollegava (ma anche contrastava)<br />
con quanto disposto alla fine di agosto dallo stesso generale Caracciolo:<br />
«la linea di opere <strong>della</strong> piazzaforte deve essere considerata come intangibile:<br />
nessuno deve valicarla, amico o nemico. Raccogliere il massimo delle<br />
nostre forze e respingere con la forza ogni tentativo di passaggio». Il giorno<br />
precedente quello <strong>della</strong> concessione del “permesso di transito” era pure stata<br />
disposta la formazione di un fronte difensivo <strong>della</strong> piazzaforte più ravvicinato,<br />
l’occupazione dei passi <strong>della</strong> Cisa e del Cerreto e l’organizzazione di<br />
sbarramenti sulle vie principali d’accesso. Ma questo che pure si presenta<br />
come un vero piano di difesa <strong>della</strong> piazzaforte non ebbe esito.<br />
Il Comando tedesco, d’altra parte, aveva già concentrato nello Spezzino<br />
due divisioni di fanteria provenienti dalla Francia, precisamente la 76ª e la<br />
94ª Divisione, rafforzate da elementi scelti provenienti provenienti dalla 1ª<br />
Divisione Paracadutisti e da altre forze corazzate, tratte probabilmente dalla<br />
Divisione Corazzata SS “Adolf Hitler” di stanza a Reggio Emilia.<br />
Non va dimenticata la presenza, a immediato ridosso dei passi del Cerreto<br />
e <strong>della</strong> Cisa, <strong>della</strong> già ricordata Divisione “Adolf Hitler”, <strong>della</strong> 65ª Divisione<br />
Motocorazzata Panzergranadieren e <strong>della</strong> 305ª Divisione di montagna.<br />
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