LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA - Istituto storico della ...
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Franco Francavilla<br />
che ci permettono di affermare che la resistenza al nazifascismo è stata portata<br />
avanti in prima persona anche da migliaia e migliaia di uomini e donne<br />
che non hanno direttamente imbracciato le armi. Si pensi, a titolo di esempio,<br />
a tutti gli studi sul contributo delle donne, che nel nostro file appare relativamente<br />
limitato per la semplice ragione che le schede che costituiscono<br />
il data base sono state compilate secondo criteri prevalentemente militari,<br />
escludendo in linea di principio l’apporto di moltissime donne che non fosse<br />
riconducibile sotto questa categoria.<br />
Ci soffermeremo ora su alcuni dati che riguardano i gradi dei militari che<br />
hanno partecipato alla Resistenza, il periodo in cui essi sono entrati nelle<br />
formazioni partigiane, la loro provenienza geografica, il loro colore politico,<br />
cioè l’“etichetta” che è stata poi attribuita a ciascuno dal Ministero <strong>della</strong> Difesa<br />
in base all’appartenenza alle formazioni degli Autonomi, di Giustizia e<br />
Libertà, Garibaldi, Matteotti o ad altre ancora. E’ opportuno sottolineare a<br />
proposito del colore politico che si tratta di quello finale, di quello cioè che i<br />
partigiani avevano al momento <strong>della</strong> smobilitazione; purtroppo non è quindi<br />
possibile sulla base di questa informazione “istantanea” ricostruire il percorso<br />
che molti hanno compiuto all’interno di formazioni di diverso orientamento<br />
e che potrebbe rivelarsi molto interessante. Parleremo molto sinteticamente<br />
anche delle qualifiche ottenute, che indicano il grado di coinvolgimento<br />
nelle attività partigiane e vanno da quella di “partigiano combattente”<br />
al non riconoscimento, dell’età media e del servizio prestato da alcuni nelle<br />
file <strong>della</strong> Repubblica Sociale Italiana.<br />
Cominciamo con alcune informazioni sui gradi, che fra gli oltre 45.000<br />
soggetti che abbiamo considerato sono molto diversificati. Tra loro abbiamo<br />
infatti 14 generali, 2 ammiragli, 35 colonnelli, 98 tenenti colonnelli, 136<br />
maggiori, 467 capitani, 803 tenenti, 1077 sottotenenti e 4067 sottufficiali.<br />
Questi dati sono importanti perché dimostrano che i militari passati nelle file<br />
<strong>della</strong> Resistenza non provengono esclusivamente dalla truppa o dai livelli superiori<br />
delle forze armate, ma ne riproducono in modo tutto sommato proporzionale<br />
la struttura gerarchica. Gli ufficiali sono complessivamente il 6<br />
per cento del totale, mentre nel 1918 essi costituivano il 3,8 per cento dell’esercito;<br />
ritroviamo quindi nelle file partigiane una percentuale di ufficiali<br />
sensibilmente superiore a quella presente nell’esercito prefascista.<br />
Per quanto riguarda il periodo di entrata in formazione, il primo aspetto da<br />
evidenziare è che il momento culminante si raggiunge nell’estate del 1944:<br />
fra giugno e ottobre di quell’anno abbiamo infatti il 38 per cento degli arrivi<br />
nelle formazioni partigiane. Disaggregando i dati relativi ai gradi militari<br />
raggiunti nelle forze armate regie, emerge un altro elemento interessante: gli<br />
ex militari entrano nelle formazioni <strong>della</strong> Resistenza con una diversa distribuzione<br />
nei periodi considerati a seconda del grado di appartenenza, poiché<br />
gli ufficiali tendono ad entrare prima mentre i sottufficiali e la truppa tendo-<br />
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