LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA - Istituto storico della ...
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Massimo Multari<br />
L’ordine di considerare i tedeschi quali nemici, pervenuto in Corsica l’11<br />
settembre, trovò quindi i reparti italiani già in lotta e pronti ad un’azione<br />
coordinata. Questa fu fissata, d’accordo e in concorso con i patrioti, riarmati<br />
fin dal 9 settembre, per il giorno 13. Ma fu prevenuta dai tedeschi che la sera<br />
del 12 sferrarono un attacco di sorpresa contro il presidio di Casamozza, che<br />
fu perduto dopo aspra lotta.<br />
L’indomani anche Bastia fu occupata dai tedeschi. Si svolsero altri combattimenti<br />
e proseguirono, con carattere difensivo da parte italiana, fino al 17<br />
settembre, mentre andava organizzandosi la collaborazione con le unità francesi<br />
del I corpo d’armata che avevano iniziato lo sbarco nella protetta conca<br />
di Ajaccio il 13 settembre.<br />
Questa collaborazione si realizzò nelle operazioni combinate franco-italiane<br />
per la definitiva liberazione dell’isola. Preceduta da azioni italiane nei<br />
giorni 23 e 24 settembre, che portarono alla riconquista di Porto Vecchio,<br />
Scotta e Bonifacio, l’operazione conclusiva si sviluppò contro le posizioni di<br />
Bastia dal 29 settembre al 4 ottobre. Furono combattimenti assai aspri e le<br />
forze italiane impegnate, preponderanti nel complesso operativo, si comportarono<br />
egregiamente.<br />
Dal 9 settembre al 14 ottobre le forze italiane in Corsica ebbero 245 morti<br />
e 557 feriti. Il contributo offerto dalle truppe italiane in Corsica alla causa alleata<br />
fu notevole, ma fu soprattutto importante per il morale dell’esercito,<br />
non per nulla due dei gruppi di combattimento che entrarono in linea nei primi<br />
mesi del 1945 erano costituiti dai reparti delle divisioni Cremona e Friuli.<br />
I combattimenti svoltisi sul suolo nazionale e nei territori occupati nei mesi<br />
di settembre e ottobre 1943 costarono all’esercito 18.965 uomini, tra caduti<br />
con le armi in pugno e trucidati dopo la resa, un sacrificio imponente.<br />
I militari catturati dai tedeschi e deportati in Germania, inoltre, non furono<br />
considerati prigionieri di guerra, perché la Germania non riconobbe il governo<br />
del sud, ma internati e come tali furono privati di quelle garanzie giuridiche<br />
che anche i tedeschi riconoscevano ai prigionieri di guerra. Al termine<br />
delle ostilità, quando fu finalmente possibile contare le perdite, al pesante bilancio<br />
dell’8 settembre si aggiunsero altri 40.000 caduti nei lager nazisti. **<br />
Il 29 settembre l’Italia dovette firmare l’armistizio lungo, molto più simile<br />
ad una resa senza condizioni, e dichiarare guerra alla Germania il 13 ottobre<br />
per ottenere il riconoscimento di uno status di cobelligerante, che però lasciava<br />
al comandante, in quel momento il generale Eisenhower, la facoltà di decidere<br />
l’entità e la qualità del nostro concorso alle operazioni contro i tedeschi.<br />
Ed il Comando Supremo Alleato non era molto interessato ad acquisire un<br />
nuovo alleato sia perché i drammatici avvenimenti, verificatisi dopo l’annuncio<br />
dell’armistizio nel territorio nazionale e in quelli occupati, avevano dato<br />
l’impressione che il nostro contributo sarebbe stato di mediocre consistenza<br />
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