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LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA - Istituto storico della ...

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La partecipazione delle Forze Armate alla Guerra di Liberazione e alla Resistenza<br />

do, priva ormai di munizioni e di viveri, fu sopraffatta. I tedeschi per rappresaglia<br />

fucilarono il comandante e 46 ufficiali.<br />

Alcune unità <strong>della</strong> divisione riuscirono però a sfuggire alla cattura e più<br />

tardi diedero vita ai battaglioni partigiani Garibaldi e Matteotti, che si unirono<br />

alle formazioni dell’esercito popolare di liberazione jugoslavo.<br />

In Montenegro, dove il comandante del XIV corpo d’armata aveva lasciato,<br />

il 13 settembre, libertà d’azione ai comandanti delle divisioni, gli avvenimenti<br />

furono molto diversi. La divisione Ferrara fu disarmata dai tedeschi e<br />

deportata in Germania, le altre divisioni del corpo d’armata, invece, reagirono<br />

con grand’energia.<br />

La divisione Emilia, con l’aiuto del 3° reggimento alpini <strong>della</strong> Taurinense,<br />

tentò di sbloccare il porto di Cattaro, prontamente occupato dai tedeschi fin<br />

dal 9 settembre, per imbarcarsi per l’Italia. L’azione, inizialmente riuscita, fu<br />

stroncata da nuove forze tedesche e soltanto alcune unità <strong>della</strong> divisione poterono<br />

imbarcarsi su mezzi di fortuna e raggiungere l’Italia. Il resto <strong>della</strong><br />

grande unità fu catturato o si disperse sui monti, dove costituì un battaglione<br />

di formazione, il Biela Gora, che riuscì ad aggregarsi alla Taurinense. Questa<br />

divisione, già depauperata del 3° alpini, dovette sostenere accaniti combattimenti<br />

contro i tedeschi per tutto il mese di settembre, rinunciare al progetto<br />

iniziale di imbarcarsi per l’Italia ed aprirsi faticosamente la strada verso<br />

l’interno. Dopo marce estenuanti e continui combattimenti, anche contro<br />

formazioni cetniche, finalmente i resti <strong>della</strong> Taurinense, circa 2.000 uomini,<br />

si unirono, il 15 ottobre, alla divisione Venezia a Kolasin. La Venezia, ultima<br />

divisione del XIV corpo d’armata, era riuscita, infatti, a rompere l’accerchiamento<br />

tedesco nella zona di Berane e fin dai primi giorni d’ottobre aveva iniziato<br />

a combattere con le forze di liberazione jugoslave. Il 2 dicembre la<br />

Taurinense e la Venezia si fusero nella divisione italiana partigiana<br />

Garibaldi, portandone la forza a circa 1.300 uomini. Si costituirono, inoltre,<br />

11 battaglioni lavoratori per attività varie nelle retrovie, mentre le unità d’artiglieria,<br />

del genio e del servizio di sanità passarono alle dirette dipendenze<br />

del II Corpus dell’esercito popolare di liberazione jugoslavo.<br />

Anche in Albania ci furono unità che seppero reagire con dignità all’aggressione<br />

tedesca ed all’ostilità dei partigiani comunisti. Indicativa al riguardo<br />

la vicenda <strong>della</strong> divisione Firenze. Schierata nella zona di Dibra al momento<br />

<strong>della</strong> firma dell’armistizio, la divisione s’impegnò subito in duri combattimenti<br />

contro i tedeschi rifiutando di cedere le armi ai partigiani. Dopo<br />

un tentativo di aprirsi la strada su Tirana, la Firenze, alla quale si erano aggregati<br />

reparti <strong>della</strong> Brennero e dell’Arezzo, iniziò, dal 20 settembre, una fase<br />

di lotta contro i tedeschi, occupando Kruya ed interrompendo i ponti di<br />

Drina, Tapiani e Magarce. Non sostenuta dal movimento partigiano, la divisione<br />

abbandonò Kruya ai tedeschi e si ritirò all’interno. La mancanza di<br />

rifornimenti e la necessità di riarticolare il proprio dispositivo in reparti più<br />

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