LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA - Istituto storico della ...
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Dibattito<br />
derlo alla Germania come atto di pacificazione con il proprio passato, in quanto<br />
erede comunque di una statualità di fatto quale la R.S.I.. E questo pone il<br />
problema di quando risarciremo finalmente come Repubblica italiana le vittime<br />
dell’occupazione italiana nei Balcani, in “Etiopia”, in Francia Meridionale<br />
e anche in Russia. Al riguardo, c’è chi sta facendo la prima ricerca sulla gestione<br />
da parte delle intendenze dell’Armir, sul vasto territorio, di circa 100<br />
mila chilometri quadrati, un terzo l’Italia, su come venivano amministrati i<br />
territori occupati. Questa ricerca la sta facendo Thomas Schlemmer, un collega<br />
tedesco che sta a Roma e sta vedendo le carte grazie anche alla collaborazione<br />
dell’ufficio <strong>storico</strong> dello Stato Maggiore Esercito che ha una grande disponibilità<br />
di documenti. Noi italiani siamo andati a occupare e abbiamo amministrato<br />
per un numero significativo di mesi quelle terre e quelle popolazioni<br />
e non vi racconto cosa c’era scritto in alcune ordinanze, che io stesso ho<br />
letto, su come comportarsi con i civili nel caso di azioni di guerriglia da parte<br />
<strong>della</strong> popolazione: bruciare villaggi, prendere ostaggi... Prima Augusta Molinari<br />
raccontava che cosa succedeva ad un soldato italiano probabilmente utilizzato<br />
in una fabbrica insieme ad altri internati italiani, una fabbrica dove si<br />
trasformava il carbone in benzina (per inciso di proprietà delle Standard Oil<br />
del New Jersey) tramite un’intesa con la Germania nazista firmata nel 1938 e<br />
non sospesa durante la guerra. Ma questo è un altro aspetto.<br />
Per ritornare al diario citato dalla Molinari le stesse cose le raccontano i diari<br />
dei deportati sloveni e croati. Per esempio, narrano che quando arrivano in<br />
Italia trovano i ragazzini italiani che sputano loro in faccia e li insultano dicendo:<br />
“Slavo schifoso, bandito, terrorista”. O facciamo fino in fondo i conti<br />
con queste cose o se no le nostre macchie ci rimangono. Questo è un problema<br />
importante e se vogliamo riuscire ad avere una dignità civile occorre non<br />
nascondere le colpe che sappiamo, poiché esse ritornano.<br />
Un’ultima domanda tecnica: è stato detto che cosa succede a La Spezia, a<br />
Genova e a Savona. Non sono un ingegnere e non vorrei dire stupidaggini, ma<br />
a me risulta che con eccezione dei sommergibili, una nave da battaglia per poter<br />
prendere il largo ha bisogno di avere le macchine in pressione. Le macchine,<br />
per andare in pressione ci mettono almeno 24 ore, ma, se dico una cretinata,<br />
smentitemi. Se i sommergibili possono uscire in elettrico e poi al largo<br />
attaccano il diesel e vanno, le navi da battaglia no! Più sono grandi e più hanno<br />
bisogno di tempo. Allora, perché una corazzata, un incrociatore da battaglia<br />
possa prendere il largo bisogna che qualcuno abbia dato ordine di mettere<br />
le macchine in pressione almeno 24 ore / 36 ore prima. Quindi se le navi<br />
escono il 9 settembre è perché il 7 settembre qualcuno ha dato l’ordine di avviare<br />
le macchine. Questo vuol dire che Supermarina ha mandato un input,<br />
orale, telefonico, telegrafico. Questo problema qui bisogna cominciare a porselo,<br />
se no sembra che improvvisamente le navi escono dai porti. Invece questa<br />
decisione faceva parte dell’armistizio corto, poiché gli inglesi avevano po-<br />
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