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LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA - Istituto storico della ...

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Massimo Multari<br />

nostri soldati.<br />

La campagna contro la Francia terminò nel giro di pochi giorni senza apprezzabili<br />

risultati; assai più lunga, oltre sei mesi, quella contro la Grecia,<br />

combattuta in difficili condizioni climatiche e con un sostegno logistico inadeguato.<br />

Di breve durata fu pure la campagna di Iugoslavia, solo pochi giorni,<br />

ma seguirono poi oltre tre anni di guerriglia. Dopo una fase offensiva iniziale,<br />

le forze italiane in Africa Orientale, formate prevalentemente da truppe<br />

indigene, si posero presto sulla difensiva resistendo per circa un anno. Un<br />

anno e mezzo durò la partecipazione italiana alla guerra contro l’Unione Sovietica;<br />

dopo la fase offensiva attraverso l’Ucraina fino al Don, alla fine del<br />

1942 I’ARMIR (Armata Italiana in Russia) fu travolta da forze superiori in<br />

mezzi ed uomini. In Africa Settentrionale, ad un’iniziale rimonta su Sidi el<br />

Barrani, le forze del Commonwealth risposero con una controffensiva che le<br />

portò all’occupazione <strong>della</strong> Cirenaica. Seguì una serie d’avanzate e ritirate<br />

culminate nell’estate del 1942 con l’avanzata italo-tedesca sino ad El Alamein,<br />

a 70 Km da Alessandria. Dopo due anni di guerra l’armamento delle<br />

truppe italiane – che all’inizio del conflitto era, tutto considerato, non inferiore<br />

a quello degli altri belligeranti, tranne che per i mezzi corazzati – era<br />

divenuto superato, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. La<br />

prova venne ad El Alamein, a novembre, quando i cannoni e i carri armati<br />

britannici aprirono la strada alle loro fanterie, tenacemente ma inutilmente<br />

contrastati da italiani e tedeschi quasi privi di mezzi corazzati. Dopo El Alamein,<br />

con gli sbarchi alleati in Algeria e Marocco, le sorti dell’Africa Settentrionale<br />

erano segnate: la prima Armata italiana, attestatasi in Tunisia, riuscì<br />

a resistere fino al maggio del 1943.<br />

La guerra aveva ormai cambiato il suo corso.<br />

Con la perdita dell’Africa settentrionale e del dominio sul Mediterraneo<br />

Centrale, l’Asse non poteva difendere adeguatamente l’Europa meridionale,<br />

lasciando esposte le coste e le isole italiane alla potenza aeronavale alleata.<br />

Lo sbarco in Sicilia, seguito dalla conquista di Pantelleria e Lampedusa il 12<br />

giugno 1943, fu la prima grande operazione anfibia <strong>della</strong> Seconda Guerra Mondiale.<br />

Nonostante il divario di forze, la resistenza delle forze italo-tedesche durò<br />

38 giorni. Il 10 luglio, sbarcarono su 150 km di spiaggia siciliana, preceduti da<br />

intensi bombardamenti, ingenti fanterie, artiglierie e carri armati alleati.<br />

Le scarse forze mobili italo-tedesche contrattaccarono invano le teste di<br />

sbarco avversarie. Nella notte dall’11 al 12 luglio, fu ordinato l’arretramento<br />

delle forze su una linea più arretrata. L’8ª Armata, arrestata nella piana di<br />

Catania, cercò di conquistare Messina con un inutile lancio di paracadutisti.<br />

Per riprendere l’offensiva, gli inglesi attesero l’arrivo di rinforzi. La 7ª Armata<br />

americana, che era giunta a Palermo, avanzò verso la linea Santo Stefano<br />

- Nicosia. Fino al 26 luglio, il XIV Corpo tedesco mantenne le posizioni<br />

difensive, ma dalla sera del 27 luglio iniziò a ritirare la 15ª Divisione. Il Co-<br />

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