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LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA - Istituto storico della ...

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Massimo Multari<br />

Slovenia, Croazia e Dalmazia settentrionale, dipendeva dallo Stato Maggiore<br />

dell’esercito; il gruppo armate est, dipendente dal Comando Supremo, estendeva<br />

la sua giurisdizione sull’Albania, sul Montenegro, sulla Dalmazia meridionale,<br />

sull’Erzegovina e sulle isole dell’Egeo; le truppe dislocate in Grecia<br />

dipendevano dall’11ª armata, a sua volta dipendente da un comando tedesco.<br />

La situazione generale era complicata dalla presenza di formazioni partigiane<br />

di tendenze opposte, spesso in lotta tra loro per motivi razziali o religiosi,<br />

tanto da subordinare a queste lotte il dichiarato contenuto patriottico dei<br />

loro movimenti, sino a schierarsi con l’occupante italiano o tedesco pur di assicurarsi<br />

il predominio sulla parte avversa, come fecero i cetnici serbi ed i<br />

mussulmani montenegrini. Tutti, comunque, pronti ad approfittare d’ogni favorevole<br />

occasione per rafforzarsi e prevalere nella lotta per il futuro potere.<br />

Se i comandi a più alto livello avevano ricevuto, almeno in parte, qualche anticipazione<br />

e qualche direttiva, quelli subordinati, all’oscuro dell’evolvere <strong>della</strong><br />

situazione, furono completamente sorpresi dagli avvenimenti. I tedeschi, invece,<br />

erano preparati all’eventualità di una resa italiana ed agirono tempestivamente<br />

per catturare e disarmare le nostre unità. Giunsero a questi risultati, prima con<br />

proposte allettanti, poi con la minaccia velata e, quindi, con azioni di forza.<br />

Dal canto loro i partigiani videro nella resa italiana il mezzo per procurarsi<br />

quantitativi ingenti di armi e di materiali, preferendo tendere a questo fine<br />

piuttosto che a quello di accrescere le forze che avrebbero combattuto, ma<br />

con altri scopi politici, contro l’unico occupante rimasto.<br />

Ai nostri reparti si pose in pratica la scelta tra decisioni contrastanti:<br />

- rientrare in Patria a qualunque costo, combattendo o agendo a gruppi o individualmente;<br />

- cedere le armi confidando nelle promesse tedesche che garantivano il trasporto<br />

del personale in Italia, per essere smobilitato;<br />

- combattere con i tedeschi;<br />

- realizzare aree di resistenza contro tutti, nell’attesa degli sviluppi futuri;<br />

- affiancarsi ai partigiani per combattere contro i tedeschi.<br />

La situazione particolare di ciascuna unità, la distanza per via di terra dalla<br />

madrepatria, influenzò queste scelte. Così in Slovenia e nella Croazia settentrionale<br />

le unità si sbandarono; la quasi totalità degli uomini cedette le armi<br />

ai partigiani nella speranza di ricevere il loro aiuto per raggiungere il vicino<br />

territorio nazionale: alcuni riuscirono nel loro intento, la gran massa fu<br />

catturata dai tedeschi e deportata in Germania, altri costituirono formazioni<br />

partigiane autonome o confluirono in quelle di Tito.<br />

In Erzegovina ed in Dalmazia l’atteggiamento delle nostre unità di fronte<br />

alla nuova situazione fu vario. Alcuni reparti cedettero alla promessa tedesca<br />

d’immediato rimpatrio e si lasciarono disarmare, altri reagirono con decisione,<br />

come la divisione Bergamo che, dopo qualche tentennamento iniziale,<br />

combatté per 19 giorni contro la divisione tedesca Prinz Eugen, sino a quan-<br />

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