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LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA - Istituto storico della ...

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La partecipazione dei militari alla guerra partigiana. Analisi di alcuni casi specifici<br />

sia per gli ufficiali effettivi sia per quelli di complemento – tra gradi ricoperti<br />

nell’esercito e funzioni conquistate sul terreno <strong>della</strong> guerra partigiana.<br />

In tal senso, è bene apportare alcuni importanti correttivi al sentire comune.<br />

Sebbene le funzioni di comando, nell’esercito partigiano, fossero in qualche<br />

modo approvate dal basso, la coincidenza fra grado militare e incarico<br />

esercitato nelle formazioni, con il tempo, si verifica più di frequente senza<br />

essere obbligatoriamente legata al professionismo militare.<br />

E’ poi praticamente impossibile accertare se il grado di ufficiale esponesse<br />

o meno, all’interno delle formazioni partigiane, a maggiori rischi. Una risposta<br />

immediata, superficiale, potrebbe propendere per l’affermazione che le<br />

funzioni di comando non comportassero maggiori pericoli. Il fatto che i comandanti<br />

validi fossero preziosi, sembrerebbe una garanzia per non esporli a<br />

troppi rischi. Su questo problema non sembra utile, anzi pare fuorviante, fare<br />

paralleli con la guerra tradizionale in cui l’ufficiale assume ruoli e funzioni<br />

troppo diverse rispetto alla guerra partigiana. In provincia di Cuneo abbiamo<br />

esempi rilevanti, come quelli di Mario Morbiducci, caduto in un agguato<br />

presso la frazione Rolfa di Venasca e Ernesto Casavecchia, ucciso a Valmala<br />

nel marzo 1945, entrambi già ufficiali di complemento dell’esercito e dell’aeronautica,<br />

la cui perdita in combattimento privò le rispettive formazioni<br />

di comandanti capaci. Nella guerra partigiana, cioé, le difficoltà nel ricambio<br />

ai vertici, portano spesso ad esiti pesanti se non disastrosi.<br />

A riprova di quanto diciamo, si può desumere che nella Resistenza piemontese,<br />

con riferimento ai dati pur incompleti in nostro possesso sulle professioni<br />

dei partigiani, i caduti appartenenti alle forze armate – ivi compresi<br />

carabinieri, polizia e guardia di finanza – sono stati il “2% del totale, una<br />

percentuale bassa, se si pensa che gli studenti furono il 6%, gli agricoltori il<br />

21% e gli operai il 12%.<br />

Per dare una ulteriore indicazione quantitativa, assumiamo un momento<br />

preciso, quello finale, quello <strong>della</strong> smobilitazione: tra i maggiori responsabili<br />

delle formazioni <strong>della</strong> provincia di Cuneo solo il 18% è di carriera, a fronte<br />

di un 45% rappresentato da ufficiali di complemento, di un 11% composto<br />

da sottufficiali e militari di truppa e di un 26% che è privo di esperienza militare.<br />

Fra quelli in spe, la maggioranza (il 60%) ha aderito alla Resistenza<br />

nel settembre 1943, e il 10% nell’aprile 1944; poi ci sono punte del 5% in<br />

altri mesi. Il comandante con minore anzianità di servizio è un maggiore dell’aeronautica,<br />

ingegnere, comandante di una brigata <strong>della</strong> III divisione GL<br />

“Langhe” dal marzo 1945 alla smobilitazione, ma nella Resistenza dall’agosto<br />

precedente.<br />

Fra il personale di complemento, si verificano ingressi significativi nei<br />

mesi di settembre ottobre 1943, con, rispettivamente, il 44 ed il 20% e poi<br />

nella primavera-estate con punte del 10% in marzo, dell’8 in luglio e del 6 in<br />

maggio e in tale direzione si evolve anche il trend di coloro che non sono<br />

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