LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA - Istituto storico della ...
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Prof. Augusta Molinari<br />
Università di Genova<br />
Le Forze Armate nella Resistenza savonese:<br />
un contributo tra storia e memoria<br />
La memorialistica di una “scelta” difficile.<br />
Il carattere soggettivo e la varietà dei contesti e dei tempi che determinarono<br />
la “scelta” antifascista tra i militari italiani, hanno reso questo un tema<br />
di non facile approccio per la ricerca storica. La vastità del fronte di guerra,<br />
la confusione e lo sbandamento dei combattenti, le vicende militari, l’esperienza<br />
<strong>della</strong> prigionia di massa, sono tutti fattori che contribuirono non poco<br />
nel differenziare le “ragioni” e i “percorsi” <strong>della</strong> “scelta”. Un contributo<br />
importante per documentare motivazioni e contesti che indussero militari di<br />
ogni grado, diversi per provenienza sociale e cultura, ad attuare gesti o a<br />
maturare esperienze di antifascimo, viene dalla fonti memorialistiche. 1 In<br />
particolare da quelle inedite o edite “per pochi”, spesso solo per familiari e<br />
parenti. Un tipo di fonti a lungo trascurate dalla storiografia, perché considerate<br />
di tipo agiografico, nel caso delle memorie edite “per pochi”; inattendibili,<br />
in quello delle memorie inedite. Queste ultime, in quanto documenti<br />
“del privato”, apparivano agli storici testimonianze di percorsi troppo soggettivi<br />
per documentare esperienze collettive. Quanto, poi, alle memorie<br />
scritte da soldati semplici, c’era la convinzione che, in quanto opera di persone<br />
scarsamente acculturate, sarebbero state poco interessanti e “povere” di<br />
contenuti. 2 Accadde, così, che le memorie inedite restarono nei “cassetti” di<br />
casa. Quelle edite a cura delle famiglie o pubblicate in pochi esemplari ebbero<br />
una diffusione talmente limitata da rimanere, di fatto, sconosciute.<br />
Paradossalmente, esisteva un patrimonio documentario di dimensioni smisurate<br />
<strong>della</strong> cui esistenza ed importanza gli storici stentavano a prendere<br />
atto. Già più di vent’anni fa, Giorgio Rochat invitava gli storici a “frugare<br />
nei cassetti” per documentare e interpretare l’esperienza <strong>della</strong> prigionia nella<br />
seconda guerra mondiale 3 Da allora, pur con esiti inferiori alla potenzialità<br />
delle fonti disponibili, la memorialistica inedita o quella edita per “pochi”<br />
sono entrate, progressivamente, a far parte <strong>della</strong> ricerca storica dell’antifascismo<br />
e <strong>della</strong> Resistenza. Basti pensare allo spazio che viene dato a queste<br />
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