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sarcomi dei tessuti molli nell'adulto - Sistema Nazionale Linee Guida

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2. COMUNICAZIONE CON IL PAZIENTE<br />

2.1 INFORMAZIONE AL PAZIENTE<br />

2. COMUNICAZIONE CON IL PAZIENTE<br />

In ogni fase descritta da queste <strong>Linee</strong> <strong>Guida</strong>, il paziente e i parenti stretti, previo consenso<br />

del paziente stesso, devono ricevere una chiara, adeguata e sollecita informazione<br />

sulla malattia, sulle procedure diagnostiche, sulle opzioni terapeutiche e sulle loro conseguenze<br />

e, qualora richiesto, un giudizio ponderato sull'aspettativa e sulla qualità di vita,<br />

così da poter partecipare attivamente alle decisioni per il trattamento della malattia.<br />

L'applicazione di questo principio richiede di essere di volta in volta adattata al paziente,<br />

tenendo conto che è tutt'altro che infrequente riscontrare pazienti privi di una corretta<br />

informazione relativamente alla loro patologia o prognosi. In molti casi, la comunicazione<br />

diagnostica e/o pronostica, pur fornite adeguatamente, non vengono recepite dal paziente,<br />

per una interferenza emozionale sulla capacità cognitiva che si attiva nelle prime fasi<br />

di una comunicazione vissuta come infausta. Esiste poi frequentemente una resistenza da<br />

parte <strong>dei</strong> familiari ad una piena comunicazione della diagnosi: va ricordato, a tale proposito,<br />

che il rapporto clinico e terapeutico investe primariamente il paziente e che qualsiasi<br />

decisione medica che lo riguarda non può essere assunta dai familiari. Sul versante<br />

psiconcologico poi la cosiddetta “congiura del silenzio”, dove sia i pazienti che i familiari sanno<br />

ma, reciprocamente, fanno finta di non sapere, determina una profonda e negativa<br />

alterazione <strong>dei</strong> rapporti intrafamiliari che, alla fine, nega a tutti una più empatica condivisione<br />

del problema di malattia mentre costringe a logoranti recite.<br />

Infine non deve essere ignorato che anche il diritto a non sapere, quando dichiarato, deve<br />

essere rispettato.<br />

Una buona comunicazione fra paziente e medico non solo riduce parte della componente<br />

emozionale legata alla malattia, ma pone le basi per una migliore collaborazione del<br />

paziente al progetto terapeutico. Le informazioni devono essere fornite dal medico che<br />

ha in cura il paziente in ognuna delle singole fasi, e devono essere adattate alla psicologia<br />

del paziente. Il paziente, inoltre, dovrebbe avere sufficiente tempo per riflettere sulle informazioni<br />

fornitegli.<br />

Elementi fondamentali affinché la comunicazione fra sistema sanitario e paziente esiti in<br />

una migliore qualità delle cure e della vita della persona sono il coordinamento e la coerenza<br />

fra i messaggi <strong>dei</strong> diversi responsabili dell’assistenza (ad esempio fra gli appartenenti<br />

al centro ad elevata specializzazione ed il medico di famiglia), per evitare eventuali<br />

ambiguità e/o contraddizioni soprattutto nei momenti di comunicazione della diagnosi,<br />

delle opzioni terapeutiche, della prognosi.<br />

Occorre assicurarsi, inoltre, che anche pazienti che hanno un livello di istruzione modesto<br />

o una conoscenza insufficiente della nostra lingua (comunitari o extracomunitari), abbiano<br />

compreso appieno le informazioni e partecipino attivamente alle decisioni. Particolare<br />

attenzione deve essere prestata alle modalità di comunicazione e provvedere, qualora<br />

necessario, ad un mediatore culturale o ad un interprete. I membri del centro ad elevata<br />

specializzazione devono illustrare chiaramente al paziente la strategia terapeutica preferibile,<br />

specificando la sequenza <strong>dei</strong> vari momenti terapeutici nel caso sempre più fre-<br />

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