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ANALISI DELLA STRUTTURA Il finale del film è illuminante e aiuta a leggerlo in maniera corretta. Per quanto edulcorata e sottoposta alle regole della produzione hollywoodiana commerciale, questa è una “storia vera”. Chi vuole può accompagnare la visione del documentario di Allen e Lara Miller Piccole Meraviglie distribuito in pellicola dalla Lucky Red e in video da BMG Video. In poco più di 90 minuti viene tracciato il ritratto di una donna volitiva, energica, incapace di compromessi con se stessa e con gli altri. La si può vedere in più occasioni all’opera mentre insegna: con passione ma anche con quella severità che permette di dire ai suoi allievi più maturi che «dopo aver imparato con lei il violino ci si sente più pronti ad affrontare anche le altre difficoltà scolastiche». Non è solo uno strumento quello che Roberta Guaspari insegna a suonare. È, in qualche modo, la vita. Una vita che non è quella della Upper Class ma che si concretizza nel quartiere più degradato della città: Harlem. Il documentario mostra (ne riferiamo per chi non avesse la possibilità di reperirlo) il rapporto con alcune delle famiglie ed emerge come veritiero quello che afferma una delle direttrici delle scuole coinvolte: la musica e l’arte in generale non sono insegnamenti “intergrativi’, come sembrano ritenere le Amministrazioni pubbliche, ma costituiscono la base per sviluppare le altre conoscenze. Anche famiglie incolte percepiscono la validità di questa affermazione. Il film può poi essere letto sotto altre angolazioni. La prima, più strettamente cinematografica, è legata all’esperimento tentato da Wes Craven. Si tratta di uno dei maestri dell’horror. Sua è la paternità dell’Harry Kruger di Nightmare, l’essere terrificante dalle dita a forma di lama che tortura le sue vittime entrando nei loro incubi. Sua è l’idea di Scream (urlo), film in cui si ironizza sottilmente su tutti i “luoghi” deputati dei film dell’orrore. Quelle situazioni, per intendersi, che lo spettatore si attende e che, proprio per questo, ottengono il risultato di spaventare. Ebbene, quando un regista con questo background accetta di girare un film di “buoni sentimenti” o sta cercando di legittimare la propria carriera evadendo da un cinema considerato di Serie B come l’horror oppure sta sfidando se stesso. Entrambe le letture sono legittime con un’accentuazione ulteriore. L’horror è spesso misogino: le belle fanciulle sono quelle che più facilmente finiscono massacrate (magari dopo averle spogliate). Craven qui racconta invece la storia di una donna che vuole realizzarsi affermando la propria indipendenza. Roberta Guaspari non è la bianca di buon cuore pronta a sacrificare la propria vita per i “poveri neri”. È una musicista qualificata che ha sempre rinunciato alle proprie aspirazioni per seguire il coniuge militare da un trasferimento all’altro. Il film allora può essere letto, oltre che sul piano del rapporto con la musica, come la narrazione delle vicende di una donna che abbandona la sicurezza delle mura domestiche per affrontare il mare aperto delle proprie aspirazioni cercando di far “crescere” personalità in formazione che partono da una 130 ARRIVANO I <strong>FILM</strong>
posizione svantaggiata. Nel documentario Roberta afferma dinanzi ai suoi allievi che loro sono tutti belli e adorabili ma che lei vuole che vengano applauditi non per la loro simpatia ma per il loro talento. Per questo diventano interessanti anche le sue vicende sentimentali che contrappuntano il film: costituiscono la conferma del percorso di una persona il cui cuore non si è indurito ma che non per questo rinuncia a seguire la propria strada. Si osservi poi come Craven dia rilevanza a due stati emotivi della protagonista: l’alternanza di entusiasmo e sconcerto per mostrare, ancora una volta, gli ostacoli che accompagnano le scelte radicali. Un’ulteriore annotazione riguarda il lavoro sul tema della musica: quando Roberta entra ad Harlem Craven non l’accompagna con uno scontato carrello sulle vie del quartiere degradato ma con la musica. Sound latino e rap invadono il campo prevalendo sulle immagini e fornendo allo spettatore la dimensione di un mix di culture. Il violino Struttura dello strumento Il violino solista Il violino nell’orchestra. ITINERARI DIDATTICI ELEMENTI PER LA DISCUSSIONE La musica classica: noia mortale e suscitatrice di emozioni? La musica che piace a me Quali mezzi di comunicazione propongono/impongono le scelte musicali dei giovani? Se potessi suonare uno strumento sceglierei… IDEE Incontro con studenti del Conservatorio che studiano violino. Ascolto di brani di autori che hanno dato al violino diverse “personalità”. Da Paganini alla musica tzigana. LA MUSICA DEL CUORE 131
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