I FILM I FILM - Lombardia Spettacolo

no qualunque. Mignon ne ha da scoprire
di peggio e va aiutata a costruirsi una
spina dorsale adeguata». Proponiamo una
parte di recensione che legge il film in
modo molto diverso perché crediamo
che possa valere come occasione per un
confronto produttivo sulle diverse letture
di un film. Fabio Ferzetti su “Il Messaggero”
scrive «E fra una lite e un equivoco,
un confronto (“Mio padre alla tua età
faceva la staffetta partigiana!”) e una
riconciliazione i Protagonisti finiscono
per capirsi meglio. Senza cadute nell’Ottimismo
consolatorio ma con una consapevolezza,
una fiducia malgrado tutto,
molto laica e matura. (…) Credesse un
poco di più al vuoto e al silenzio, Domani
acquisterebbe in emozione. Ma anche
così, pieno di storie, di facce, di idee, è un film generoso e importante.Vicino alla cronaca
senza esserne schiavo. Antico e moderno insieme». È proprio la struttura narrativa scelta a
determinare e ad essere determinata dagli eventi che si sviluppano nel corso del film. Il terremoto
non produce solo (e sarebbe già gravissimo) una lacerazione profonda nel tessuto
urbano e sociale ma squilibra le coscienze. Non è un caso che la regista accenni solamente
al versante macrosociale (la visita del politico che promette e la televisione irreversibilmente
tesa a violare il privato dei singoli nuclei familiari).
Niente è più come doveva (o si pensava dovesse) essere. Ecco allora che la Archibugi registra,
come un sismografo dell’anima, le reazioni dei singoli dinanzi a questa instabilità che
non sta solo sotto i piedi ma “dentro” i personaggi. Ognuno reagisce come sa e come può.
Paolo cerca di ristabilire l’ordine precedente rischiando di non accorgersi che le fondamenta
della sua stessa famiglia traballano.Vale e Tina affrontano fianco a fianco quel terremoto
interiore che è rappresentato dalla pubertà. Andrew, che riporta per mestiere il “bello” al
suo antico splendore, si trova ad amare l’“imperfetta” Betty. Stefania ricerca confusamente
di ripristinare l’unità familiare. Ne nasce così una narrazione frammentata ma sempre comprensibile,
in cui si passa da una vicenda all’altra senza cercare mai di fonderle in un’unità di
“popolo” (che forse non c’è più) ma senza rifugiarsi nell’individualismo. Sono “persone”
quelle che la Archibugi descrive, con un’attenzione particolare (da sempre) ai più giovani nei
quali non si possono non riporre le speranze di una ricostruzione non solo materiale.
84 ARRIVANO I FILM