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I FILM I FILM - Lombardia Spettacolo

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vederà a portarli fuori nel giro di pochi minuti. Vale però vede Agostino e l’amica uscire,<br />

rimane profondamente turbata e cerca di recuperare terreno nei confronti del coetaneo.<br />

Andrew e Claire debbono prendere atto della rottura del loro rapporto mentre l’uomo si<br />

sta avvicinando a Betty che è segretamente innamorata di lui. I sospetti di Agostino si rivelano<br />

infondati: come Paolo gli spiega Giovanni è gay. Una nuova violenta scossa fa cadere<br />

l’impalcatura dinanzi all’opera del Beato Angelico provocando morti e feriti. Andrew viene<br />

portato in elicottero all’ospedale.<br />

La voce fuori campo di Vale ricorda che, da allora, chi ha potuto se n’è andato e chi è rimasto,<br />

come lei, vive ancora nei container.<br />

ANALISI DELLA STRUTTURA<br />

Girato a Sellano, paese umbro sgomberato dopo il terremoto del 1997, Domani si sviluppa<br />

su due piani narrativi. Il più ampio e strutturato sul versante temporale è scandito da quattro<br />

scosse di terremoto che segnano quasi i movimenti di una sinfonia dell’insicurezza,<br />

della precarietà. Quello più minimalista contrappone delle storie di crescita (le vicende dei<br />

giovani protagonisti) e di inarrestabile declino (la signora Moccia a cui le cure hanno fatto<br />

perdere la memoria e il paese destinato a non rinascere dalle macerie e ad essere abbandonato).<br />

Francesca Archibugi racconta così un evento come il terremoto di cui il cinema,<br />

quello hollywoodiano in primis, ha spesso sfruttato la dimensione del mélo unito alla spettacolarità.<br />

Ci voleva il cinema iraniano (E la vita continua) per narrare un sisma da un’altra<br />

prospettiva e la regista italiana sembra avere fatto propria quella sensibilità pur scegliendo<br />

un’autonoma e personale struttura narrativa. Che le è valsa la bacchettata di Goffredo Fofi<br />

che su “Panorama” scrive: «Di film così, coscientemente modesti, di esortazione più che di<br />

constatazione, dovrebbe farne la televisione se, come giustamente nota il Vaticano, non<br />

fosse la roba che è. In cinema l’assenza di un’aura, l’esilità e fragilità del progetto chiedono<br />

un risultato di delicatezza precisa, di<br />

minuziosa verità. Diciamo, per intenderci,<br />

alla Kiarostami, alla iraniana. Ma Archibugi<br />

ama il minimalismo tradizionale più<br />

nostro, di narratività neorealista (non<br />

Rossellini, dunque, ma lo Zavattini più<br />

cauto, né con De Sica, né con la commedia),<br />

alla Comencini, da cronachette<br />

minori del libro “Cuore”. La delicatezza è<br />

qui autentica, nonostante le tante piccole<br />

forzature di sceneggiatura, e la sincerità è<br />

indubbia. L’ammirevole onestà dell’autrice<br />

la spinge a lavorare nel cosciente rifiuto<br />

di ambizioni maggiori. Ma ci piacerebbe<br />

che, crescendo anche lei come i suoi<br />

bambini, s’illudesse di meno sulla comune<br />

bontà e le piccole virtù private dell’italia-<br />

DOMANI 83

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