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I FILM I FILM - Lombardia Spettacolo

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avvicina alla corrente sensibilità “postmoderna” in maniera molto più marcata di quanto<br />

non appaia a prima vista.<br />

Girato in diverse località della Cina continentale (fra le quali il deserto di Gobi e le “Montagne<br />

di Fuoco” dello Xin Jiang) e negli studi di Pechino e Shanghai, e recitato con maestria<br />

da un ottimo cast in cui spiccano i “divi” Chow Yun-fat e Michelle Yeoh, il film alterna<br />

sapientemente un intreccio avventuroso a uno di marca più melodrammatica, avvalendosi<br />

sotto il profilo visivo del talento di Lee, dello scenografo-costumista Tim Yip e del coreografo<br />

Yuen Woo-ping (che in America aveva già lavorato coi fratelli Wachowski in Matrix e al<br />

quale si devono le continue sfide giocate dai corpi degli interpreti alle leggi gravitazionali). Il<br />

risultato è un omaggio al fantastico puro, in cui il blocco centrale che racconta, in flashback,<br />

l’incontro e lo sbocciare dell’amore fra Jen e Lo separa i due “atti” di una vicenda che<br />

ruota attorno alla progressiva scoperta, da parte di ciascun protagonista, delle proprie inclinazioni<br />

e potenzialità latenti. Come afferma lo stesso regista, in riferimento al titolo (che è<br />

il medesimo di un romanzo di Wang Du-lu risalente agli anni Trenta, dal quale il film ha<br />

preso spunto): «È il lato selvaggio di ogni individuo, persino del più controllato. Aspetti particolarmente<br />

evidenti in una società repressa come quella cinese: alla luce del sole tutto e tutti stanno al<br />

loro posto, di notte invece si scatenano le lotte. Non è detto che le persone abbiano un rapporto<br />

sereno con le loro personali “tigri” o i loro “draghi” nascosti, ma certo è che devono farci i conti».<br />

In filigrana, dunque, al di là della superficie levigata e depurata di quel sangue e di quella violenza<br />

che costituiscono invece gli elementi fondativi del wuxiapian originale e “canonico”,<br />

basato sul contrasto cruento fra l’eroe (che ha saputo educare alla luce della meditazione<br />

le micidiali doti marziali di cui dispone) e i suoi nemici, Lee punta a sviluppare un discorso<br />

di tipo metaforico sulla dimensione più riposta dell’essere umano: «Ogni personaggio del<br />

film, in effetti, ha un suo aspetto nascosto (talvolta persino a se stesso), un segreto inconfessabile,<br />

una linea di tensione irrisolta. Il sapiente e spericolato maestro Li Mu-bai per tutta la vita non ha il<br />

coraggio di dichiarare il suo amore; la pacata Yu Shu-lien può scatenarsi come una furia; Jen, la<br />

ragazza, è combattuta fra l’agio della sua condizione sociale, la passione amorosa, il desiderio di<br />

conoscenza e la brama di potere, sia pur esoterico; Lo è un bandito scapestrato che scopre dentro<br />

di sé l’umiltà dello straccione; perfino la ferocia di Volpe di Giada deve fare i conti col suo istinto<br />

materno.Tutti, comunque, sono costretti a reprimere i propri desideri, e possono esprimersi liberamente<br />

solo nella lotta: i combattimenti diventano così – assecondando in qualche modo la filosofia<br />

Tao delle arti marziali – occasioni per rivelare l’interiorità segreta dei personaggi, per permettere<br />

loro di acquisire un’armonia basata sulla soluzione dei conflitti». (Loffreda) La gestione della<br />

forza e degli istinti attraverso l’adesione a un codice morale, la risoluzione delle contraddizioni<br />

insite in ogni personalità, i veli squarciati sulla dimensione interiore: anche dietro un<br />

meccanismo spettacolare perfettamente oliato come quello di La tigre e il dragone è possibile<br />

ritrovare, aguzzando un po’ la vista e il cuore, briciole di verità universale.<br />

142 ARRIVANO I <strong>FILM</strong>

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