I FILM I FILM - Lombardia Spettacolo
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ANALISI DELLA STRUTTURA<br />
«Se in fondo a Le follie dell’imperatore agli applausi del pubblico si mescolasse il tradizionale<br />
grido “fuori l’autore!”, vedremmo idealmente venire alla ribalta due dozzine di persone.<br />
Arte collettiva per eccellenza (a dispetto della teoria di origine francese che identifica nel<br />
regista l’autore unico), il cinema lo diventa ancora di più nel campo del “cartoon” dove<br />
ideatori dei fondali, animatori dei personaggi, montatori, doppiatori e musicisti lavorano di<br />
conserva per ottenere il risultato». (Alessandra Levantesi, La Stampa, 08/04/2001)<br />
Presentato in anteprima il 5 aprile 2000 a Positano alla serata inaugurale di Cartoon on the<br />
Bay, festival d’animazione televisiva, Le follie dell’imperatore abbandona la grandiosità che ha<br />
caratterizzato i più recenti film della Disney per imboccare una strada diversa, quella più<br />
familiare a celebri e folli personaggi della Warner, casa di produzione dalla quale proviene il<br />
regista del film, Mark Dindal, autore nel 1997 del cartone Cats Don’t Dance e precedentemente<br />
degli effetti speciali di La Sirenetta e Aladdin.<br />
La guerra tra colossi dell’animazione continua, e la casa di produzione di Topolino ha impiegato<br />
per questo film quattrocento disegnatori e trecento fra tecnici e addetti alla produzione.<br />
Impreziosito dai brani originali scritti da Sting e dal suo chitarrista David Hartley, tra<br />
i quali spicca “My funny friend and me” candidata all’Oscar, il film è arricchito da un buon<br />
doppiaggio, con Adalberto Maria Merli (Pacha), il cattivo della Cittadella di Cronin nella tv in<br />
bianco e nero del 1965, Anna Marchesini (Yzma), Paolo Kessisoglu (Kronk) e Luca Bizzarri<br />
(Kuzco), entrambi genovesi, lanciati da E adesso mambo di Lucio Pellegrini. Il cartone riassume<br />
nel ritmo, in certe invenzioni prospettiche, nei rapporti fisici antropomorfici dei personaggi<br />
l’epoca d’oro della Disney, anche se qua e là infastidiscono alcune concessioni al linguaggio<br />
semplificato dell’animazione contemporanea.<br />
Ricco, pieno di avventure mozzafiato, ben disegnato, divertente e accattivante nei personaggi,<br />
Le follie dell’imperatore mescola abilmente le fiabe classiche a un disegno moderno, abbandonando<br />
lo stile da musical per trovarne uno ironico e metalinguistico (gli interventi fuori<br />
campo del personaggio per commentare o modificare la storia) di grande modernità.<br />
Ovvio il lieto fine, ma sembra quasi che la politica editoriale della Disney abbia subito una<br />
piccola ma decisiva deviazione verso una comicità scoppiettante e chiassosa che nel passato<br />
era forse patrimonio dei concorrenti della Warner e che ricorda i vecchi cartoni di<br />
Chuck Jones.<br />
Il progetto originale era nato nel 1994 con il titolo di Kingdom in the Sun: una storia drammatica,<br />
con musica e canzoni di Sting, ispirata ad una leggenda precolombiana, che mescolava<br />
a sua volta spunti da L’asino d’oro di Apuleio e dalla fiaba di Andersen I vestiti nuovi dell’imperatore.<br />
Poi nel 1998 ha cambiato forma e il regista Mark Dindal ha vivacizzato la storia<br />
con l’aiuto dello sceneggiatore David Reynolds, autore di grandi opere come Mulan, A Bug’s<br />
life, Toy Story 2. «Il piccolo film che ne è scaturito si inserisce nella linea di prodotti come<br />
Aladdin o Hercules dove lo spunto narrativo si disintegra in un vortice di sequenze molto<br />
vicine allo spirito di Chuck Jones e Tex Avery, più che a quello disneyano, ma ciò che fa di<br />
The Emperor’s Groove un’opera a parte non è tanto la dimensione di “apologo morale con<br />
brio”, […] quanto la sua curiosa natura in bilico tra metacinema d’animazione (ricordate<br />
Duffy Duck in Hollywood di Tex Avery?), vaudeville televisivo (David Spade e John Goodman,<br />
voci dei due protagonisti Kuzco e Pacha nella versione originale, hanno riproposto nel film<br />
lo spirito del Saturday Night live, programma cult a cui entrambi hanno partecipato) e il<br />
LE FOLLIE DELL’IMPERATORE 147