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Babel 008 - Parliamo di Videogiochi

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REVIEW<br />

012<br />

playstation3<br />

SIREN BLOOD CURSE<br />

Non c’è due senza do<strong>di</strong>ci<br />

console ps3 sviluppatore scei produttore scei versione pal provenienza giappone<br />

a cura <strong>di</strong> Alberto “Floyd” Li Vigni<br />

I<br />

l primo Siren era una<br />

perfetta sintesi tra un<br />

feroce, creativo gameplay,<br />

e una struttura<br />

narrativa curata e originale. Il secondo<br />

Siren, invece, manteneva<br />

la base del prequel, riuscendo<br />

anche a essere più accessibile,<br />

ma non aveva né l’impatto né l’irripetibile<br />

ispirazione del primo capitolo.<br />

Il terzo Siren, Blood Curse<br />

- inizialmente previsto come una<br />

serie <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> settimanali su<br />

PlayStation Network, poi rilasciato<br />

anche come pacchetto<br />

completo - è un improbabile tentativo<br />

<strong>di</strong> riprodurre in chiave contemporanea<br />

l’onorevole<br />

capostipite.<br />

L’intero progetto, almeno sulla<br />

carta, aveva certamente dei punti<br />

vali<strong>di</strong>: <strong>di</strong>ventare una sorta <strong>di</strong> laboratorio<br />

me<strong>di</strong>atico del videogioco,<br />

in perfetta sintonia con la<br />

metareferenzialità della serie. Il<br />

risultato è indubbiamente interessante,<br />

ma l’ibrido che si viene<br />

a creare è con ogni probabilità<br />

più rimarchevole a livello teorico<br />

che pratico. Blood Curse è infatti<br />

un remake realizzato sotto forma<br />

<strong>di</strong> serial televisivo, comprendente<br />

quattro capitoli principali (Il richiamo<br />

della sirena, Senza<br />

uscita, Il nido dei demoni, La fine<br />

e l’inizio) <strong>di</strong>visi in do<strong>di</strong>ci capitoli,<br />

ognuno dei quali con un certo<br />

quantitativo <strong>di</strong> missioni, filmati e<br />

un trailer che annuncia ipoteticamente<br />

le prossime ‘uscite’. La<br />

trama racconta le peripezie <strong>di</strong><br />

una troupe televisiva americana,<br />

venuta a investigare i misteri del<br />

villaggio <strong>di</strong> Hanuda, improvvisamente<br />

scomparso nel 1976, e <strong>di</strong><br />

alcuni personaggi <strong>di</strong>rettamente<br />

legati alle oscure vicende del<br />

luogo. Perfettamente inutile aggiungere<br />

che i nostri eroi - ridotti<br />

dai quattor<strong>di</strong>ci del primo Siren, a<br />

soli otto - si troveranno ben presto<br />

ad affrontare il peggiore incubo<br />

della loro vita.<br />

Se da una parte era naturale<br />

attendersi un ri<strong>di</strong>mensionamento<br />

della componente narrativa - per<br />

renderla fruibile anche a chi non<br />

volesse perdersi in un’infinita sequenza<br />

<strong>di</strong> segni da interpretare -<br />

nel farlo Blood Curse ha anche<br />

perso la quasi totalità dei riferimenti<br />

culturali e antropologici, a<br />

favore <strong>di</strong> una maggiore drammaticità<br />

e una nuova enfasi sulla<br />

presenza scenica. Nonostante<br />

questo, il titolo riesce comunque<br />

a mantenere una certa non-linearità,<br />

con più linee temporali che si<br />

evolvono parallelamente, e a far<br />

sì che il giocatore continui a partecipare<br />

alle possibili letture degli<br />

eventi tramite gli oggetti dell’archivio.<br />

I caratteri dei protagonisti<br />

- tutte new entries, a parte<br />

Miyako - sono ora più vicini al<br />

modello occidentale, con rapporti<br />

meglio tratteggiati dal punto <strong>di</strong><br />

vista emotivo, il cui massimo<br />

esempio è qui costituito dal triangolo<br />

esistente tra Sam, Melissa e<br />

Bella, rispettivamente padre,<br />

madre e figlia. I <strong>di</strong>aloghi si sono<br />

fatti poi meno criptici, e le cutscene,<br />

risentendo dell’influenza<br />

degli horror contemporanei,<br />

danno ora ampio spazio a violenza<br />

e gore.<br />

Non è chiaro se questa estetica<br />

sia dovuta al nuovo me<strong>di</strong>um, il<br />

quale richiede comprensibilmente<br />

un approccio <strong>di</strong>verso rispetto a<br />

un prodotto rilasciato ‘normalmente’,<br />

o se in ogni caso<br />

avremmo comunque assistito alla<br />

<strong>di</strong>ssoluzione delle caratteristiche<br />

portanti <strong>di</strong> Siren. A ogni modo, gli<br />

sviluppatori hanno deciso <strong>di</strong> mantenere<br />

la correlazione che sussisteva<br />

nell’originale tra narrazione<br />

e gameplay, semplificando anche<br />

quest’ultimo con la precisa elisione<br />

del link navigator e degli<br />

obiettivi secondari sbloccabili.<br />

Non restava che annullare le<br />

asperità delle missioni allora, e<br />

anche questo è stato prontamente<br />

risolto accompagnando<br />

per mano l’utente con una serie<br />

continua <strong>di</strong> informazioni a<br />

schermo e una mappa che in<strong>di</strong>ca<br />

la posizione <strong>di</strong> qualsiasi oggetto.<br />

Inoltre, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Forbidden<br />

Siren 2, non è neanche possibile<br />

selezionare il livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />

hard, né <strong>di</strong>sattivare gli aiuti.<br />

Tutto ciò si rivela davvero eccessivo,<br />

anche per un gioco destinato<br />

al PSN, tanto da muovere il<br />

titolo <strong>di</strong> Toyama da un’estremo<br />

Potrà sembrare<br />

strano che Sony<br />

abbia puntato per i<br />

suoi esperimenti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>gital delivery su un<br />

titolo sconosciuto, le<br />

quali meccaniche<br />

hanno peraltro allontanato<br />

anche videogiocatori<br />

esperti

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