Babel 008 - Parliamo di Videogiochi
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1492<br />
alla scoperta delle ‘in<strong>di</strong>e’<br />
’è<br />
una fi- Clone<br />
nel sottobosco<br />
in<strong>di</strong>pendente che snobba<br />
le convenzioni. Non vuole intrattenere,<br />
vuole emozionare passando dal cuore al<br />
cervello e ritorno. Jason Roher, Tale of Tales e<br />
Rod Humble (sul quale ci si soffermerà il mese<br />
prossimo) sono alcuni degli esponenti più in<br />
vista, fautori <strong>di</strong> un videogioco - se così si può chiamare<br />
- che stimola a pensare, che racchiude al suo<br />
interno significati e che tronfiamente li mette in<br />
piazza, delineandone così la sua <strong>di</strong>versità. È un videogioco<br />
fortemente autoriale, che pretende <strong>di</strong> essere<br />
sviscerato, pretende un minimo <strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione<br />
cerebrale. È un videogioco che si regge su strutture<br />
lu<strong>di</strong>che scarne e che senza approfon<strong>di</strong>mento<br />
risulta monco, ma è anche un<br />
coraggioso inizio. Se 1492 è un viaggio,<br />
non può esimersi dall’iniziare.<br />
arte esistenziale<br />
Scaricate Gravitation al seguente in<strong>di</strong>rizzo http://hcsoftware.sourceforge.net/gravitation<br />
GRAVI<br />
TATION<br />
J<br />
ason Roher, ancora lui. Dopo quella<br />
botta <strong>di</strong> adrenalina che va sotto il<br />
nome <strong>di</strong> Passage, l’artista statuni-<br />
tense si cimenta nuovamente nella definizione<br />
in forma lu<strong>di</strong>ca degli stati<br />
emozionali umani. Lo fa attraverso la<br />
pixel art e la malinconia, quello che sta<br />
<strong>di</strong>ventando a tutti gli effetti un marchio<br />
<strong>di</strong> fabbrica. Il risultato, questa volta, non<br />
è <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata assimilazione. Non è solo<br />
l’assenza <strong>di</strong> una - a tratti pedante - spiegazione<br />
dei più piccoli significati dell’opera<br />
a rendere Gravitation meno<br />
accessibile <strong>di</strong> Passage. Gravitation, per<br />
la sua natura maggiormente personale,<br />
è effettivamente più ostico da interpretare.<br />
Incastonata in una struttura <strong>di</strong> arcaico<br />
platform game è racchiusa una<br />
visione, come scrive lo stesso Roher,<br />
sulla “mania, malinconia e il processo<br />
creativo”. C’è invero qualcosa <strong>di</strong> ancora<br />
più universale: gli equilibri e i legami familiari,<br />
un tema già lambito nel precedente<br />
lavoro con l’introduzione della<br />
compagna <strong>di</strong> viaggio (ve<strong>di</strong> <strong>Babel</strong> 006).<br />
Spogliate della loro poesia, le meccaniche<br />
<strong>di</strong> gioco prevedono una fase <strong>di</strong> caricamento,<br />
rappresentata dal giocare con<br />
il proprio figlio - che, nonostante le apparenze,<br />
ha i cromosomi xx - dopo la<br />
quale è possibile compiere poderosi balzi<br />
verso l’alto, esplorando così le piattaforme<br />
soprastanti per recuperare le<br />
stelle da convertire in punti, spingendole<br />
all’interno del camino. Quello che Roher<br />
tenta <strong>di</strong> trasmettere è l’alternarsi <strong>di</strong> stati<br />
sottesi alla genesi della scintilla creativa<br />
e delle sue conseguenze: l’euforia (la<br />
testa in fiamme con vaghe reminescenze<br />
<strong>di</strong> The Great Giana Sisters), l’isolamento<br />
artistico che tende ad allontanare dagli<br />
affetti, e la centralità <strong>di</strong> questi ultimi<br />
nell’alimentare l’inventiva. Il rapporto <strong>di</strong><br />
limitazione/ricompensa nel relazionarsi<br />
con i propri familiari si esplica in maniera<br />
simile in quanto visto in Passage.<br />
L’affetto amplia le proprie possibilità, ma<br />
ne preclude altre. Una visione che è<br />
valsa a Roher critiche francamente fuori<br />
bersaglio. L’approccio non è pessimistico,<br />
è intriso <strong>di</strong> realismo. Quello che un<br />
figlio - o una compagna - può dare, analizzato<br />
in modo meccanico, è un percorso.<br />
Un ventaglio <strong>di</strong> possibilità che,<br />
giocoforza - a meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>namiche ‘non<br />
standard’ - ne preclude altre.<br />
Gravitation, così come Passage, è il<br />
trionfo del controllo autoriale sul videogioco.<br />
Se uno dei problemi storici nel<br />
trasmettere un messaggio è quello <strong>di</strong><br />
non sapere se il fruitore sarà in grado <strong>di</strong><br />
superare le sfide proposte, la risposta <strong>di</strong><br />
Roher è un controllo totale sull’arco<br />
temporale della sua ‘storia’. Gravitation,<br />
così come Passage, ha un preciso tempo<br />
<strong>di</strong> gioco che esula dalle capacità dell’u-<br />
a cura <strong>di</strong><br />
Marco “Il Pupazzo Gnawd” Barbero<br />
tente. Il successo <strong>di</strong> tale approccio sta<br />
nel trasformare il giocatore in spettatore<br />
senza limitarne la possibilità <strong>di</strong> scelta e<br />
senza corrompere l’impatto artistico.<br />
Otto minuti per inscenare la propria pagina<br />
lu<strong>di</strong>ca e scar<strong>di</strong>nare le metafore proposte.<br />
Metafore, come si scriveva in<br />
apertura, non chiare al primo impatto.<br />
La barriera è prevalentemente linguistica.<br />
I simbolismi adottati sono molto<br />
personali, destinati a rimanere parzialmente<br />
oscuri senza un’imbeccata da<br />
parte dell’autore. Ma personale è la parola<br />
chiave dell’intera opera. Non più incanalate<br />
da una <strong>di</strong>chiarazione d’intenti<br />
arduamente mal interpretabile, le sensazioni<br />
sono libere <strong>di</strong> plasmare l’esperienza<br />
in modo del tutto soggettivo.<br />
Esiste una ‘vera’ interpretazione <strong>di</strong> Gravitation,<br />
ma se uno dei punti <strong>di</strong> forza del<br />
videogame è generare storie personali<br />
all’interno <strong>di</strong> determinati confini, allora<br />
l’opera <strong>di</strong> Roher è un vero e proprio manifesto<br />
del videogame. La sua forza è<br />
sapere innanzitutto emozionare. Anche<br />
senza elaborate pippe mentali per decostruirne<br />
i simboli, il mondo delineato<br />
parla al cuore.<br />
Con ogni probabilità il primo viaggio all’interno<br />
<strong>di</strong> Gravitation si concluderà con<br />
una ricerca forsennata <strong>di</strong> stelle che inevitabilmente<br />
incastreranno il figlio al <strong>di</strong><br />
là <strong>di</strong> una barriera inamovibile. L’avi<strong>di</strong>tà e<br />
l’egoismo hanno portato a un allontanamento<br />
definitivo, a un’incomunicabilità<br />
nei confronti dei propri affetti, che si allontaneranno<br />
lasciando come unica compagnia<br />
la solitu<strong>di</strong>ne, e un<br />
incancrenimento su sé stessi. Roher comunica<br />
tutto ciò attraverso il gameplay<br />
e misurati in<strong>di</strong>zi visivi. Che un quadratino<br />
rosso <strong>di</strong> pochi pixel riesca a esprimere<br />
con tale forza la tristezza<br />
dell’abbandono è un risultato <strong>di</strong> per sé.<br />
Alla stessa stregua, il mo<strong>di</strong>ficarsi del<br />
proprio spazio visivo e il crescendo musicale<br />
sono magistrali nel sottolineare gli<br />
stati d’animo del protagonista, i propri<br />
stati d’animo. Perché Gravitation si vive<br />
sulla propria pelle, lo si incarna nel<br />
profondo ricavandone una lezione, una<br />
storia personale da raccontare. Visioni<br />
alternative che spaziano dalla per<strong>di</strong>ta<br />
del fanciullino (dove giocatore e bambino<br />
sono due proiezioni della stessa figura)<br />
alla mitizzazione dei fratelli<br />
maggiori. E se tutto ciò vi sembrasse fin<br />
troppo pretenzioso, si può sempre optare<br />
per la <strong>di</strong>ssacrante interpretazione<br />
data da roBurky nel forum <strong>di</strong> Rock Paper<br />
Shotgun: “Non lasciare mai casa tua<br />
per esplorare il mondo: i tuoi figli potrebbero<br />
essere rapiti”.<br />
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