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Capitolato speciale - II parte - Agenzia del Demanio

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<strong>Capitolato</strong> Speciale d’Appalto – Parte Seconda<br />

Lavori di ristrutturazione <strong>del</strong>la polifora e <strong>del</strong>la balaustra lapidea sul Canal Grande, messa in sicurezza <strong>del</strong> soffitto <strong>del</strong>la stanza<br />

<strong>del</strong> Direttore e risanamento intonaci al piano terra <strong>del</strong>l’immobile “Palazzo Erizzo” sito a Cannaregio 2139, 30121 Venezia<br />

Sistemi di pulitura per gli elementi lapidei<br />

I materiali lapidei rientrano nella categoria dei materiali a pasta porosa e come tali risentono<br />

particolarmente <strong>del</strong>l’azione disgregatrice operata dalle condizioni al contorno. La superficie,<br />

generalmente lavorata, a contatto con gli agenti atmosferici è sottoposta ad una serie di lente<br />

trasformazioni chimiche-fisiche che portano, nel corso degli anni, alla formazione di una patina<br />

superficiale, non dannosa, una sorta di protezione naturale che si limita ad alterare solo l’aspetto<br />

cromatico <strong>del</strong> materiale. Attualmente, le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera ostacolano la<br />

formazione <strong>del</strong>la patina attaccando direttamente i materiali lapidei favorendone la disgregazione e<br />

l’insorgenza di croste nere. L’intervento di pulitura su questo tipo di materiali deve, principalmente,<br />

essere indirizzato ad eliminare la presenza di efflorescenze, croste nere, macchie ecc. che provocano<br />

il lento deterioramento <strong>del</strong>la materia e, laddove è presente, conservare la patina naturale.<br />

Le croste nere che ricoprono gli elementi lapidei, costituiscono un tipo di degrado che più di altri<br />

può alterare lo stato di fatto <strong>del</strong> materiale; oltre a mascherare le policromie, annullando l’originale<br />

gioco di luce e di ombre caratteristici degli apparati decorativi, costituiscono una fonte pericolosa di<br />

sali solubili e la loro persistenza fa sì che la superficie sia sempre a contatto con le sostanze<br />

inquinanti. La presenza di croste nere può inoltre accentuare l’effetto di variazioni termiche,<br />

accelerare il fenomeno di esfoliazione degli strati superficiali <strong>del</strong>la pietra provocando il distacco di<br />

frammenti.<br />

Pulitura mediante spray di acqua a bassa pressione<br />

Tecnica particolarmente adatta quando si tratterà di rimuovere polveri e depositi solubili in acqua o<br />

non troppo coesi al substrato; indicata soprattutto per asportare depositi superficiali sottili legati con<br />

gesso o calcite secondaria, su materiali lapidei di natura calcarea e poco porosi. Sconsigliata in<br />

presenza di croste nere di spessore considerevole (1-3 mm) e contenenti percentuali di gesso elevate<br />

(tra il 20% e il 30%) poiché i tempi di applicazione troppo lunghi potrebbero recare danni al<br />

materiale. La superficie da trattare sarà invasa da getti d’acqua a bassa pressione (2-3 atm) proiettati<br />

con l’ausilio di ugelli (simili a quelli comunemente usati negli impianti di irrigazione o in<br />

orticultura) indirettamente dall’alto verso il basso, in modo tale da giungere sul materiale in caduta.<br />

L’acqua da impiegare in questi casi dipenderà dalla natura <strong>del</strong> materiale (anche se nella pratica si<br />

ricorre spesso all’acqua di rubinetto): in presenza di calcari teneri si useranno acque più dure, dove<br />

si riscontreranno problemi di solubilità di carbonato di calcio si impiegheranno acque a grana molto<br />

fine mentre, per graniti e le rocce silicate si potrà utilizzare acqua demineralizzata ovvero<br />

deionizzata (la produzione d’acqua deionizzata in cantiere avverrà tramite l’utilizzo di appropriata<br />

apparecchiatura con gruppo a resine scambio ioniche di adeguata capacità). Questa operazione di<br />

pulitura, oltre all’azione chimica, svolgerà anche una moderata azione meccanica e dilavante,<br />

(dovuta al moderato ruscellamento), grazie alla quale gran <strong>parte</strong> dei sali solubilizzati potranno<br />

essere rimossi. Importante è tenere presente che la quantità d’acqua da impiegare dovrà essere tale<br />

da non inumidire troppo la muratura (l’intervento non deve superare i 15-20 minuti consecutivi);<br />

inoltre, è consigliabile evitare i cicli di pulitura a base d’acqua nei mesi freddi così da evitare gli<br />

inconvenienti connessi sia all’azione <strong>del</strong> gelo sia alla lenta evaporazione, per questo la temperatura<br />

esterna non dovrebbe mai sotto i 14°C.<br />

La pulitura dovrà procedere per porzioni limitate di muratura; nel caso questa tecnica sia utilizzata<br />

per la pulitura di materiali lapidei porosi si dovrà, necessariamente, ridurre al minimo<br />

indispensabile la quantità d’acqua in modo da riuscire ad evitare la movimentazione dei sali presenti<br />

all’interno <strong>del</strong> materiale. Considerata la quantità d’acqua impiegata, prima di iniziare le operazioni<br />

di pulitura si dovranno mettere in atto le precauzioni enunciate all’articolo sulle generalità.<br />

<strong>Agenzia</strong> <strong>del</strong> <strong>Demanio</strong> – Direzione Affari Generali – via Barberini, 38, 00187 Roma<br />

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