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Capitolato speciale - II parte - Agenzia del Demanio

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<strong>Capitolato</strong> Speciale d’Appalto – Parte Seconda<br />

Lavori di ristrutturazione <strong>del</strong>la polifora e <strong>del</strong>la balaustra lapidea sul Canal Grande, messa in sicurezza <strong>del</strong> soffitto <strong>del</strong>la stanza<br />

<strong>del</strong> Direttore e risanamento intonaci al piano terra <strong>del</strong>l’immobile “Palazzo Erizzo” sito a Cannaregio 2139, 30121 Venezia<br />

interezza, celato. Attribuire alla mancanza un valore storico-stratigrafico, se da un lato può<br />

rappresentare un atteggiamento estremamente rispettoso nei riguardi <strong>del</strong>l’entità materica ed estetica<br />

<strong>del</strong> manufatto dall’altro, limita le operazioni tecniche indirizzate alla conservazione ovvero, al<br />

recupero di quei requisiti di integrità strutturale che, venuti a mancare, possono incrementare<br />

l’innescarsi dei fenomeni degradanti.<br />

Le operazioni di ripristino dovranno, per questo, essere pianificate puntualmente cercando, dove<br />

sarà possibile, di ponderare sia l’aspetto tecnico che quello conservativo in modo da tenere in debito<br />

conto dei limiti imposti dalla valenza storica intrinseca nel manufatto e, allo stesso tempo riuscire a<br />

restituire l’efficienza strutturale venuta meno. Il ripristino di parti mancanti, se da un lato<br />

contribuisce a dare durevolezza al manufatto, proteggendolo ed aiutandolo a conservarsi nel tempo,<br />

dall’altro comporta, inevitabilmente, alterazioni e perdite dei segni stratigrafici nascondendoli o<br />

cancellandoli con aggiunte che, come spesso avviene, rendono estremamente difficile il recupero di<br />

ciò che di originale è rimasto. Questo dato di fatto, dovrebbe essere per il tecnico motivo di<br />

ponderate riflessioni al fine di riuscire a pianificare un intervento circoscritto a risolvere le varie<br />

problematiche rilevate durante la fase conoscitiva <strong>del</strong> manufatto, scaturito da riferimenti culturali<br />

che lo hanno indirizzato nelle scelte metodologiche cosciente che, <strong>del</strong>le diverse opzioni disponibili,<br />

per risolvere un determinato problema, nessuna sarà in grado di ovviare alle problematiche sino ad<br />

ora esposte; di ogni soluzione dovranno essere valutati i relativi vantaggi e svantaggi relazionandoli<br />

strettamente alle singole esigenze. In un progetto di restauro inevitabilmente l’interazione con il<br />

manufatto, e in special modo se si tratta di operare <strong>del</strong>le integrazioni, avrà come conseguenza<br />

un’alterazione <strong>del</strong>lo stato di fatto originale; gli interventi, anche quelli meno invasivi, apporteranno<br />

<strong>del</strong>le modifiche più o meno rilevanti all’integrità <strong>del</strong>la struttura che potranno essere accettate, e in<br />

<strong>parte</strong> giustificate, dalla priorità perseguita di restituire al manufatto la sua efficienza strutturale<br />

cosicché possa protrarre nel tempo il lento consumarsi. Le integrazioni che si mimetizzano con<br />

l’esistente, mirate non solo a dare integrità strutturale ma, soprattutto, a ripristinare un’unità<br />

figurativa in riferimento a come presupposto in origine, se da molti considerato un modo di<br />

intervenire che poco tiene conto <strong>del</strong>la dignità storica <strong>del</strong> manufatto, da altri è ritenuto lecito, poiché<br />

il progetto è il risultato di ponderate riflessioni supportate da ricerche e documentazioni puntuali e<br />

dettagliate, per cui il risultato finale non deriva dal gesto creativo <strong>del</strong> tecnico ma dal suo bagaglio di<br />

conoscenze storiche.<br />

Gli accorgimenti utilizzati, in molti casi, al fine di distinguere la preesistenza dall’aggiunta (ad. es.<br />

diversificare la lavorazione superficiale <strong>del</strong>la <strong>parte</strong> nuova rispetto all’originale, riprodurre le parti<br />

mancanti ricorrendo a materiali compatibili ma diversi, ripristinare le superfici in leggero<br />

sottosquadro o soprasquadro, segnalare il nuovo mediante marchi ecc.) se attuati dovranno essere<br />

realizzati con estrema cura e sensibilità da <strong>parte</strong> <strong>del</strong> tecnico in modo che il risultato finale, pur<br />

essendo coerente e rispettoso <strong>del</strong>lo stato di fatto, non sia tale da tradursi in una visione paradossale<br />

dove la varietà di integrazioni visivamente rintracciabili fanno perdere la valenza figurativa<br />

d’insieme intrinseca nel manufatto. Il dilemma di quale sia la risoluzione può consona difficilmente<br />

potrà avere una risoluzione chiara, capace di definire un modo di procedere adattabile a tutte le<br />

diverse situazioni, in special modo quando l’intervento non si limita alla manutenzione ma, per<br />

impellenti necessità scaturite dal bisogno di salvare ciò che si può rischiare di perdere, diviene di<br />

restauro.<br />

OPERAZIONI DI STUCCATURE, INTEGRAZIONI DEI MATERIALI LAPIDEI (AGGIUNTE)<br />

Con il termine “materiale lapideo” dovranno sempre essere intesi (in accordo alle raccomandazioni<br />

NorMaL) oltre che i marmi e le pietre propriamente detti, anche gli stucchi, le malte, gli intonaci<br />

(affrescati, dipinti a secco, graffiti) ed i prodotti ceramici come laterizi e cotti.<br />

<strong>Agenzia</strong> <strong>del</strong> <strong>Demanio</strong> – Direzione Affari Generali – via Barberini, 38, 00187 Roma<br />

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