Rivista n 1- 2010.bisAqxd - Dott. Vito CM Milisenna
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Leggendo un passo di un forte<br />
esponente dell’Illuminismo mi sono<br />
trovata a riflettere su eventuali problemi<br />
di cui la nuova società del<br />
diritto soffre.<br />
La nuova classe dei giuristi<br />
sarà rappresentata da coloro che<br />
oggi sono impegnati in uno “studio<br />
matto e disperatissimo” di leopardiana<br />
memoria: grossi, massicci e<br />
impolverati tomi di diritto in cui è<br />
estrinsecata un’intera disciplina.<br />
Ciò che invece non si studia,<br />
che non si impara è la Scienza<br />
dell’Interpretazione.<br />
Interpretare significa stimare,<br />
valutare, indovinare, ma soprattutto<br />
cogliere il significato, carpire quella<br />
parte di realtà extra-linguistica a cui<br />
un certo significante fa riferimento.<br />
Mi chiedo allora: oggi come<br />
oggi si sa “interpretare”?<br />
Si prenda come esempio limite<br />
un avvocato cui si affida il compito<br />
di scrivere un atto processuale<br />
inerente una controversia che vede<br />
due parti in giudizio.<br />
L’avvocato oggi sarebbe perfettamente<br />
in grado di scrivere una<br />
memoria per l’attore ed una per il<br />
convenuto: sarebbe cioè in grado di<br />
utilizzare l’arte dell’interpretazione<br />
della legge finalizzata alla vittoria<br />
dell’una o dell’altra parte.<br />
Non sfugge forse qualcosa?<br />
Non siamo forse di fronte ad<br />
una visione del diritto dai contorni<br />
troppo sfumati?<br />
10<br />
IL VIVAIO<br />
La <strong>Rivista</strong> è lieta di offrire spazio a “nuove leve dell’approfondimento giuridico”.<br />
Il loro entusiasmo dà a queste pagine e a quelle che verranno nei prossimi numeri<br />
il senso di una scommessa sul futuro<br />
“IN CLARIS NON FIT INTERPRETATIO”<br />
di Carla Maria <strong>Milisenna</strong><br />
È questa un’interpretazione<br />
troppo soggettiva della legge o<br />
siamo solo di fronte alla purezza<br />
della iurisprudentia?<br />
L.A.Muratori ne “I difetti<br />
della giurisprudenza”, enumera<br />
difetti intrinseci ed estrinseci della<br />
giurisprudenza: vi sono difetti che<br />
possono essere corretti, altri invece,<br />
a suo dire, ineliminabili.<br />
Tra questi ultimi vi è proprio<br />
la difficoltà di interpretare la volontà<br />
originaria del legislatore, la inevitabile<br />
difformità di giudizio e di<br />
mentalità degli uomini chiamati ad<br />
applicare le leggi.<br />
Eppure abbiamo una chiara<br />
classificazione delle forme di interpretazione<br />
che i giuristi possono utilizzare,<br />
ma siamo veramente certi<br />
che oggi si riesca a rispettarne i limiti?<br />
Questo problema ci accompagna<br />
da secoli, ma con il tempo assistiamo<br />
ad un continuo prodursi di<br />
norme su norme che acuiscono tale<br />
limite.<br />
Non siamo forse di fronte ad<br />
un fenomeno che porterà giudici,<br />
avvocati, e tutti coloro che rappresentano<br />
la classe dei giuristi ad una<br />
interpretazione eccessivamente<br />
estensiva del diritto?<br />
“In claris non fit interpretatio”:<br />
la legge deve essere generale ed<br />
astratta per poter essere meglio<br />
applicabile al caso concreto.<br />
Oggi si tende ad oltrepassare il<br />
confine della “necessaria e utile”<br />
interpretazione e sconfinare nel<br />
limbo della discrezionalità.<br />
Nel 1930 nacque il codice<br />
penale, nel 1942 il codice civile, nel<br />
1948 la Costituzione: tanto lavoro,<br />
tanti progetti per costruire il Diritto,<br />
per risolvere la secolare “lotta di<br />
tutti contro tutti”.<br />
Abbiamo ricevuto in eredità<br />
dal legislatore un ampio ventaglio di<br />
disciplina, abbiamo a disposizione i<br />
mezzi per risolvere ogni controversia,<br />
ma ciò evidentemente non basta.<br />
Grazie all’interpretazione possiamo<br />
desumere da ogni disposizione di<br />
questi codici la norma in esse contenuta,<br />
possiamo arrivare al nucleo<br />
della legge.<br />
Si assiste oggi ad un proliferare<br />
di disposizioni che necessita più<br />
che mai di questa attività intellettiva:<br />
una stessa parola può estrinsecare<br />
più significati applicabili in modi<br />
differenti in base al contesto di riferimento.<br />
Forse, dato che abbiamo le<br />
basi, gli elementa per arrivare alla<br />
soluzione, il problema potrebbe<br />
essere l’errato e distorto uso che di<br />
tali strumenti legislativi viene fatto.<br />
Mi chiedo quindi: l’uomo,