Rivista n 1- 2010.bisAqxd - Dott. Vito CM Milisenna
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Si dice di alcuni leggi che<br />
sono “controverse”; accade in tanti<br />
settori, oggi più che mai in quelli che<br />
presentano implicazioni etiche.<br />
Ma in tali casi è controversa<br />
la legge o la materia che essa disciplina?<br />
Una legge poggia su analisi<br />
delle situazioni di fatto che vuole<br />
regolamentare, su una loro interpretazione<br />
e spesso anche su una specifica<br />
visione del mondo.<br />
Una legge poi si proietta<br />
verso determinati obiettivi; anche<br />
questi obiettivi vengono scelti perché<br />
ritenuti possibili e giusti.<br />
I presupposti e gli obiettivi<br />
non sempre sono chiaramente esplicitati<br />
in un testo di legge; a volte possono<br />
essere addirittura pomposamente<br />
declamati all’interno di esso, altre<br />
volte invece possono rimanere nascosti<br />
nelle pieghe dell’articolato che<br />
compone la disciplina; altre volte<br />
ancora si dichiarano in maniera<br />
ambigua, se ne dichiarano diversi in<br />
sostanziale contraddizione tra loro o<br />
se ne dichiarano alcuni di fatto smentiti<br />
dalla concreta regolamentazione<br />
che si ricava dal testo.<br />
La legge comunque non è<br />
mai un fatto solo tecnico.<br />
Oggi nella complessità di un<br />
mondo in continuo movimento<br />
rischia di esserlo meno che mai.<br />
A volte gli operatori cercano<br />
la legge per sapere cosa fare e come<br />
fare in un determinato momento e in<br />
una determinata situazione; e nella<br />
legge cercano risposte semplici, chiare<br />
e certe.<br />
Si tratta di un approccio ingenuo,<br />
che dimentica come le materie<br />
disciplinate dalle legge siano complicate,<br />
oscure e incerte; e che dimentica<br />
anche che la legge può essere<br />
18<br />
LA RESPONSABILITÀ DEI GIUDICI,<br />
GLI ALIBI DEI LEGISLATORI<br />
tanto più lungimirante e duratura<br />
quanto meno si ancori a situazione<br />
concrete e specifiche. Sicchè nelle<br />
situazioni concrete e specifiche, oltre<br />
alla legge, deve esserci la responsabilità<br />
dell’operatore che deve comprendere<br />
come calarle in una realtà a<br />
volte del tutto imprevedibile.<br />
Nasce qui un corto circuito<br />
tutto moderno, che si è palesato forse<br />
nella maniera più grave nella materia<br />
della procreazione medicalmente<br />
assistita.<br />
La scienza è andata oltre le<br />
previsioni delle leggi vigenti fino al<br />
2004 (epoca in cui è stata emanata la<br />
“controversa” legge n. 40) e ha creato<br />
situazioni nuove che non poteva<br />
avere presente il legislatore delle<br />
epoche precedenti.<br />
Dinanzi a queste situazioni ci<br />
si è convinti che una legge adeguata<br />
non ci fosse.<br />
In una prospettiva liberale<br />
(quella per cui tutto ciò che non è<br />
espressamente vietato deve considerarsi<br />
consentito) non si sono visti<br />
limiti alla sperimentazione e si è proceduto<br />
disinvoltamente; in altre prospettive<br />
di carattere più marcatamente<br />
etico, si è preteso che il legislatore<br />
di Giovanbattista Tona<br />
intervenisse per stabilire ciò che si<br />
poteva e ciò che non si poteva fare.<br />
In comune queste prospettive<br />
hanno l’idea di una legge come unico<br />
vero regolatore delle azioni umane;<br />
una fede mal riposta se si tiene conto<br />
che in un mondo incapace a produrre<br />
certezze in ogni campo non si vede<br />
perché le leggi debbano avere una<br />
tale così rara capacità.<br />
Ma tant’è. Oggi vi è una fame<br />
mai saziata di regolamentazioni, un<br />
continuo richiedere norme che stabiliscano<br />
cosa fare e cosa non fare. Si<br />
producono quindi continui testi, lunghi,<br />
articolati, e al contempo sempre<br />
precari. Soprattutto perchè sono confezionati<br />
da persone e per persone,<br />
che non hanno le idee chiare su cosa<br />
è giusto fare.<br />
Il filosofo Ernst Junger ha<br />
scritto che “i codici divengono tanto<br />
più voluminosi quanto più la verità<br />
va assottigliandosi”.<br />
Un altro più noto filosofo,<br />
Thomas Hobbes, diceva che le azioni<br />
degli uomini procedono dalle loro<br />
opinioni.<br />
Le leggi sono delle “azioni<br />
umane” e quindi dipendono dalle<br />
opinioni di chi le scrive, dal modo in<br />
cui si vedono le questioni che devono<br />
essere disciplinate.<br />
Ma, se alle spalle delle leggi<br />
non c’è un accordo su come stanno le<br />
cose, le leggi saranno sempre insoddisfacenti;<br />
non per se stesse, ma perché<br />
probabilmente non se ne condividono<br />
le analisi su cui poggiano né gli<br />
obiettivi che si perseguono.<br />
Quando poi, per l’incertezza<br />
delle cose o per la difficoltà di trovare<br />
basi comuni ed una condivisione<br />
reali di verità e di valori, si lasciano<br />
sullo sfondo imprecisi o contraddittori<br />
tanto le analisi quanto gli obiettivi,