Rivista n 1- 2010.bisAqxd - Dott. Vito CM Milisenna

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gnazione del Vicario, dei compiti e dei confini funzionali (non ancora molto chiari secondo la legge) dei Procuratori aggiunti. Ancora ha trattato dei poteri di revoca e del potere di visto. L’avv. Gemelli, traendo spunto dall’ampia riforma dell’ordinamento giudiziario realizzata nel corso del biennio 2005-2007, dopo avere trattato l’assetto ordinamentale della figura del P.M., ha trattato dell’indipendenza del P.M. in chiave comparatistica, accennando nella parte conclusiva del suo intervento, alla separazione delle carriere ed alle sue possibili ricadute. Nella prospettiva dell’attività del difensore, l’avv. Gemelli, si è posto una domanda che ciclicamente ritorna nella mente del giurista e cioè se nel nostro processo penale esista una effettiva parità tra accusa e difesa, sottolineando peraltro il disinteresse pressocché totale della cosiddetta società civile di fronte ad un problema che la coinvolge pienamente. Nei paesi come la Francia, il Belgio e la Romania, nessuno dei paralleli Consigli Superiori in cui pure sono rappresentati Giudici e P.M. esercita poteri paragonabili a quello italiano nel decidere sullo status del P.M., in quanto il Ministro della Giustizia interferisce sulle valutazioni di professionalità, su quelle disciplinari, sui trasferimenti, sulle nomine uffici direttivi. Persino in Portogallo, dove pure esiste un Consiglio Superiore del P.M., si registra un’organizzazione unitaria ed una parallela struttura gerarchica al cui vertice è posto un Procuratore Generale che rimane in carica per sei anni e che viene nominato dal Presidente della Repubblica, su indicazione del Governo. A differenza degli altri paesi democratici, quali Olanda Inghilterra, Francia in cui l’inamovibilità è contemplata solo per i giudici, nel nostro paese i P.M. non potevano essere trasferiti d’ufficio: ciò 14 però sino all’entrata in vigore del d.l. 193 del 2009 sulle cosiddette sedi disagiate che tuttavia deve essere posto in attuazione, con la partecipazione del Csm. Per un approfondimento dei profili tracciati dall’avv. Gemelli nella sua ampia ed articolata relazione, è possibile chiedere copia presso l’ufficio della Formazione decentrata, previo consenso dell’autore per la divulgazione. Il Sost. Proc. Gen. Mirella Agliastro ha richiamato l’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nella sua duplice veste di custode dei valori e dei precetti costituzionali (in quanto Presidente della Repubblica e Presidente del C.S.M.) alla seduta del C.S.M. del 09.06.2009 dedicato alle esperienze e problematiche in materia di assetto degli uffici di Procura. Il Magistrato ha sottolineato che, con l’art. 6 del D. Legisl. n. 106 del 2006, sono stati accresciuti i poteri di sorveglianza dei Procuratori Generali presso le Corti di Appello e del Procuratore Generale della Cassazione. È passato, quindi, a trattare della funzione e del ruolo del Procuratore Generale e delle prerogative che lo riguardano, nel triplice compito di raccolta delle relazioni dei Procuratori del distretto da trasmettere al Procuratore Generale della Cassazione, del suo ruolo di membro di diritto del Consiglio Giudiziario e dei compiti di vigilanza esercitati su tutti gli uffici del distretto. L’avvocatessa Claudia Balletti ha disegnato il ruolo del Vice Procuratore Onorario presso le Procure dei Tribunali del distretto, ed in particolare sviluppando la figura di questo giudice onorario nella realtà giudiziaria nissena, in sede di udienze dibattimentali, di udienza davanti ai Giudici di Pace, di convalida in materia di immigrazione. L’incontro di studi ha visto la presenza numerosissima oltre che dei magistrati e anche di molti avvocati e funzionari di cancelleria i quali hanno espresso compiacimento per lo svolgimento dei lavori, la ricchezza dei contenuti gli spunti di riflessione. La presenza di un uditorio cospicuo ed interessato rappresenta la migliore prova dell’attualità della tematica trattata; La Commissione per la formazione della magistratura onoraria ha ringraziato i partecipanti con un coffeè hour nei locali antistanti la sala convegno. Dr. Mirella Agliastro Sost. Procuratore Generale Caltanissetta
EAL è l’acronimo di Economic analysis of the law (analisi economica del diritto), definita semplicisticamente come l’applicazione delle regole economiche ad istituti di diritto. Dare questa definizione, però, risulta essere fuorviante e riduttivo di una disciplina che va ben oltre tale aspetto. Infatti, spesso il lavoro “spesso il lavoro degli economisti si intreccia con quello dei giuristi: entrambi affrontano le stesse problematiche” degli economisti si intreccia con quello dei giuristi: entrambi, anche se con un approccio diverso, affrontano le stesse problematiche attinenti alla responsabilità civile, alla proprietà, ai danni ambientali, all’antitrust, all’assicurazione, all’impresa, ai monopoli, ai costi transattivi, ai beni pubblici, ecc. Il sorgere di questa disciplina viene fatta risalire intorno alla seconda metà del ventesimo secolo negli USA, in cui si svilupparono degli studi di natura interdisciplinare che in campo giuridico hanno portato alla nascita di numerose scuole che tentarono di accostare il diritto alle materie più disparate: economia, letteratura, antropologia, psicoanalisi, ecc. La scuola che ebbe più successo fu proprio quella dell’analisi economica del diritto, la quale non fa altro che trasporre i metodi di indagine ed analisi tipici degli economisti in campo giuridico, attri- Fondazione Scuola Forense Nissena “G. Alessi” L’EAL e la formula di Hand I A PARTE buendo allo stesso un’oggettività che un tempo era veramente impensabile. Le prime applicazioni di questa nuova metodologia si sono avute in materia di proprietà e responsabilità civile, anche se oggi può trovare applicazione in qualsiasi settore del diritto: diritto penale, diritto amministrativo, filosofia del diritto, ecc. L’approccio tradizionale degli ordinamenti giuridici che si ispirano ad uno statuto di welfare state attribuiscono alla responsabilità una funzione compensativa, ossia assicurare una maggiore tutela alle ragioni del soggetto danneggiato. Sicuramente più innovativa l’analisi economica del diritto interessata, invece, ad incentivi per un comportamento efficiente. In questo caso la funzione della responsabilità civile è quella di indurre i soggetti a considerare i danni che i loro atti o le loro omissioni possono cagionare ad altri; danni definiti nel linguaggio economico come costi esterni o diseconomie. Questi possono essere distinti in due grandi categorie: le esternalità negative, le quali sono costituite da un comportamento che causa un danno a terzi e tale danno non viene risarcito (es. l’inquinamento atmosferico); le esternalità positive determinate da comportamenti che causano un vantaggio o un beneficio a terzi (es. realizzazione di un parco all’interno della città). Pertanto, la funzione della responsabilità è quella di internalizzare gli incidenti, o meglio, minimizzare i costi sociali di Filippa Grillo degli incidenti, determinati dalla somma dei costi di prevenzione, del danno e dei costi transattivi. I primi derivano dalle spese necessarie per prevenire o rendere meno gravi tali costi; i danni sono i costi recati alla proprietà, derivanti da spese mediche, perdite di guadagno e sofferenza; i costi transattivi derivano dalla necessità di determinare chi deve sopportare il danno, comprendendo i costi di negoziazione privata e di giustizia. Conseguentemente, se il diritto individua le regole della responsabilità civile per compensare la vittima del danno sofferto, l’analisi economica del diritto ritiene che tali regole di responsabilità devono essere previste per far cadere la responsabilità sulla parte che avrebbe dovuto affrontare il costo marginale minimo per evitare l’insorgere del danno. Nell’affrontare la tematica della responsabilità civile alla luce dei principi dell’analisi economica del diritto, si assiste ad un allontanamento del concetto di colpa come soggettivo ed etico per avviarsi sempre di più ad un concetto rigorosamente oggettivo, tipico della fissazione di uno standard con il quale commisurare e valutare il comportamento illecito. Per la prima volta venne utilizzata dal giudice Hand, nel caso United States v. Carroll Towing Co. (1947), una vera e propria formula per stabilire quando un soggetto era effettivamente in colpa. (segue al prossimo numero) 15
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